Titolare di palestre, ora fallite, è moglie di un fiancheggiatore della ‘ndrangheta
Reggio Emilia – La Guardia di Finanza di Reggio Emilia ha dato esecuzione ad un decreto di confisca definitiva, emesso dalla Procura Generale presso la Corte D’Appello di Bologna, nei confronti di un’imprenditrice di origine calabrese, contigua a personaggi di spicco della locale cosca di ‘ndrangheta attiva storicamente nel territorio emiliano.
La donna, amministratrice di diritto di una società che gestiva palestre (ora in fallimento) con unità locali disseminate fra le province di Reggio Emilia, Parma e Perugia, è nota per essere la moglie di un fiancheggiatore della cosca Grande Aracri, emerso in seno all’inchiesta Aemilia, per il cosiddetto “affare Sorbolo”, ove compare fra i primi investitori del denaro impiegato, di fatto, dallo stesso Nicolino Grande Aracri.
Per chi si fosse perso questa costola del processo di mafia “Aemilia”, nell’affare Sorbolo al centro dell’indagine c’è il reimpiego di soldi della ‘ndrangheta per la costruzione di 200 unità immobiliari con i soliti cambi di società edili, ma soprattutto con buste di contanti che viaggiavano su bus della linea Crotone – Parma. La vicenda giudiziaria si è poi conclusa con il sequestro di 13 terreni e 133 appartamenti.
Ma tornando alla confisca di oggi, la donna, condannata definitivamente a due anni di reclusione e relativa confisca per il reato tributario di indebita compensazione dal 2004 al 2008, non aveva versato all’erario la somma complessiva di euro 628.237,65.
Pertanto, è stata disposta la confisca per equivalente dei beni nella disponibilità della persona, consistenti in diversi asset patrimoniali, tra cui un fondo pensione ed una villa di pregio nel capoluogo reggiano, individuati dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Emilia, a seguito di specifiche indagini patrimoniali.
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