Le tensioni tra Serbia e Kosovo non si sono mai allentate. E se a Mitrovica è continuata la guerra invisibile e sotterranea tra serbi e kosovari nella miniera di Trepča, al confine in superficie è ripresa la guerra delle targhe
Pristina – Si sono riaccese le tensioni tra kossovari e serbi nei punti di confine più critici, Leposavic, Zvecan e Mitrovica.
I primi scontri sono nati dopo la decisione Pristina di imporre alle automobili serbe di esporre targhe provvisorie recanti la dicitura “Repubblica del Kosovo”. Una questione di reciprocità, come spiegò nel 2021 il primo ministro Albin Kurti, visto che la Serbia proibisce l’ingresso in Serbia di auto con la targa kosovara. Ma non solo, dal 2011, l’ingresso alle auto kosovare è consentito solo mediante l’acquisto di una targa provvisoria, e aggiungiamo noi, fatalmente riconoscibile, a un costo di acquisto agevolato di 400 dinari, al cambio attuale circa 4,5 euro.
Questa volta lo scontro è nato dalla decisione di Pristina di imporre ai serbi, in maggioranza nell’aree a nord del Kosovo, di essere in possesso dal primo agosto di documenti di identità emessi dalle autorità kosovare, ed entro fine settembre di sostituire le targhe automobilistiche serbe con quella kosovare.
La NATO “sta monitorando da vicino la situazione in tutto il Kosovo” e nella sua funzione di peacekeeper cerca di mantenere distanti e pacifici tutti i contendenti. Vero è che all’interno delle enclave serbe in Kosovo il malumore è alto e le tensioni sono aumentate dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
Per monitorare la situazione la scorsa settimana si sono alzati in volo anche elicotteri della Kfor in perlustrazione sui punti più critici del confine, i valichi di Jarinje e Brnjak.
Dopo le accuse incrociate tra Albin Kurti, leader kosovaro e il presidente serbo Aleksandar Vucic e dopo l’intervento della Russia ad appoggiare le istanze serbe, fortunatamente provvedimento è stato rinviato da Pristina, con un sospiro di sollievo dell’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell, che ha anche intimato lo stop immediato di azioni unilaterali che possano minare la stabilità della Regione.
L’Unione europea ha invitato le parti a incontrarsi a Bruxelles per trovare una soluzione diplomatica. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha chiesto che i diritti dei serbi del Kosovo “siano rispettati” ammonendo i Paesi occidentali che “hanno riconosciuto il Kosovo, e ne sono diventati i garanti” ad avvertire le autorità kosovare di evitare “l’adozione di misure sconsiderate”.
Da novembre la Kfor tornerà sotto il comando italiano e toccherà a noi tenere al sicuro il Kosovo, Albin Kurti permettendo.
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