I principali fornitori di armi della Serbia sono russi e cinesi. Il Kosovo ha le armi e la protezione americana
Pristina – Il premier kosovaro Albin Kurti ha espresso preoccupazione per il crescente riarmo della Serbia con equipaggiamento militare ricevuto da Russia e Cina.
In alcune dichiarazioni rilasciate al quotidiano croato Vecernji list, Kurti non ha escluso “la possibilità dello scoppio di una guerra in Kosovo”. Soffia sul fuoco, Kurti, sapendo benissimo che il Kosovo è un presidio degli Stati Uniti, dove la moneta ufficiale è l’euro ma quella degli affari è il dollaro. Ma il Kosovo è anche uno dei principali corridoi usati dalla criminalità organizza per il traffico di esseri umani e droga.
L’instabilità è un fattore necessario di equilibrio, utile a tutti. Ai serbi per soffiare sul fuoco nazionalista e sull’orgoglio ferito, ai kosovari per far girare l’economia con i dollari americani. E quindi la leva principale su cui agisce Kurti è tenere ben accesa l’attenzione su questioni legate alla guerra, in realtà mai finita, con la Serbia.
Per normalizzare i rapporti con il Kosovo, sostiene il premier, la Serbia dovrebbe dissociarsi dal regime di Slobodan Milosevic e prendere le distanze dal presidente russo Vladimir Putin. Elementi questi che a suo dire rappresentano l’ostacolo principale per la pace non solo in Kosovo ma nell’intera regione dei Balcani occidentali. Kurti ha poi ribadito che per Pristina il dialogo con Belgrado dovrà concludersi con un accordo basato sul reciproco riconoscimento, e ha confermato il no alla Comunità delle municipalità serbe in Kosovo che, ha osservato, sarebbe una nuova Republika Srpska, territorio con la maggior presenza di serbi della Bosnia-Erzegovina.
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