L’ipotesi ventilata è quella di avere 2 vicepremier, uno potrebbe essere Tajani e l’altro Salvini, all’insegna del dialogo che dovrebbe portare alla formazione di un Governo largamente condiviso
Poi ci sono i mercati, che politica a parte, ragionano sull’azienda italia solo in base all’affidabilità, al gradimento europeo e mondiale, tutti indici che, racchiusi in una parola, si traducono in governabilità.
La posta in gioco è alta, così tanto da pensare a un ministero dedicato al Pnrr. Per Giovanni Donzelli, il coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, l’argomento non è in agenda. “In Italia c’e’ la tentazione tutte le volte che c’e’ un problema di fare un ministero. Valuterà Giorgia Meloni se sarà il presidente del Consiglio”.
Certo i soldi per Pnnr sono tanti, e una parte andranno restituiti. E anche il Financial Tome ricorda che le tranche future del Pnrr “sono subordinate al proseguimento delle riforme strutturali”, come pure ci sarebbero condizioni per il nuovo programma di acquisto di obbligazioni della Banca centrale europea.
La scelta del ministro delle finanze sarà fondamentale, nella speranza che sia nomimnato un tecnocrate competente che possa lavorare con Bruxelles. Non è ben chiato se dalle pagine del quotidiano economico della City ci sia un velato suggerimento su un’eventuale nomina di Mario Draghi.
Il quotidiano finanziario chiude con una vlautazione nel merito del voto del 25 settembre: “Un governo guidato da Meloni può sembrare discutibile a molti. Ma ha dimostrato di essere eleggibile. Ora deve dimostrare di poter governare”
E anche Unicredit valuta la situazione politica sosendendo il giudizio : “Un elemento positivo, in parte riconosciuto dal mercato, è che abbiamo una maggioranza chiara e la capacità di formare un governo rapidamente, che era uno dei temi che proeccupava molto. In vista dello shock all’economia che sta arrivando, le priorità del nuovo governo saranno l’esecuzione delle riforme, l’attuazione del Pnrr e il sostegno all’economia”.
Ma se il Centrodestra ride, anche con qualche preoccupazione, il PD è alle prese con un catacliasma interno che lascia presagire un cambio alla guida del partito che non sarà indolore. Mentre Enrico Letta preaprara l’opposizione i nomi dei candidati che dovrebbero sostituirlo si specano.
Per Romano Prodi, è un “errore partire dai nomi. Si parta da un grande dibattito popolare, centrato su una quindicina di temi che stanno a cuore alla gente, quelli dei quali si parla a tavola: energia, scuola, salute, cambiamento climatico. Ogni settimana una ventina di personalità, interne ed esterne al partito, ne discuta in rete con migliaia e migliaia di persone, se ne estraggano poi delle tesi sulle quali il partito dovra’ misurarsi”.
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