“Abbiamo il tempo e abbiamo la forza morale, intellettuale e politica per rimetterci in piedi. Le basi per ripartire ci sono”
Roma – E in effetti Enrico Letta ha deciso di prendere il problema PD di petto e annunciare la necessità di un PD nuovo, da rifondare completamente dopo la sconfitta netta alle politiche del 25 settembre. Nessun cenno diretto ai danni fatti dalle troppe correnti interne, non necessarie al dialogo politico ma concentrate al mantenimento delle rendite di posizione. Insomma, facendo un’analisi senza sconti, ci sono troppi personaggi all’interno del gruppo dirigente del PD che si è occupato di sé stesso e poco degli elettori, con il risultato di aprire praterie in cui il centro destra, non senza problemi di equilibrio, ha scorazzato nel mese di campagna elettorale.
“Abbiamo perso. Ne usciamo con un risultato insufficiente, ma ne usciamo vivi. E sulle nostre spalle c’è oggi la responsabilità di organizzare un’opposizione seria alla destra. Il Pd, “per sua stessa natura, deve essere un partito espansivo e largo. Se manca questa aspirazione entra in crisi la sua ragione d’essere. Per questo dobbiamo essere pronti a rimettere tutto in discussione. Ora possiamo farlo, dopo potrebbe essere troppo tardi”.
Così il segretario del Pd, Enrico Letta, in una lettera agli iscritti sul congresso del partito. “In questa campagna scandita da insidie e veleni, si sono manifestati evidenti i limiti della nostra proposta ed è emersa una mancanza molto grave di capacità espansiva nella società italiana. Sono limiti che ci obbligano a un confronto serissimo e sincero tra di noi.
Entrare in profondità nei problemi
“Fermarsi a enunciare le tante, pur legittime, ragioni consolatorie per un risultato che comunque ci assegna il ruolo di guida dell’alternativa – aggiunge – sarebbe sbagliato. Non è questo l’atteggiamento col quale ho voluto interpretare il mio compito di guida del Pd. E non sarà questo il modo con cui vivrò questa fase. Quel che vi propongo è di accettare di entrare in profondità nei problemi per risolvere i nodi che ci bloccano e poi, a partire da questo sforzo genuino e determinato, di scegliere insieme la nuova leadership e il nuovo gruppo dirigente”.
Questa presa di coscienza, con cui gli iscritti fanno i conti da tanto, troppo tempo, era, da parte del segretario Letta, indispensabile per arrivare a un congresso in cui gli iscritti si possano confrontare su tutte le principali questioni da risolvere: l’identità, il profilo programmatico, il nome, il simbolo, le alleanze, l’organizzazione.
Nella lettera, Enrico Letta sottolinea che il futuro congresso aprirà “un percorso che concilia l’urgenza di affrontare i nostri problemi con la indispensabile rigenerazione del gruppo dirigente, che vedrà, con molta probabilità, Stefano Bonaccini nel ruolo di segretario.
Pd: Letta, congresso in 4 fasi con primarie
“Abbiamo bisogno, continua Letta – di un vero Congresso Costituente. Per questo vi chiedo di partecipare con passione e impegno, accanto ad altri che spero vorranno raggiungerci per fare insieme un percorso che, come proporrò alla Direzione convocata per la prossima settimana, dovrebbe essere articolato in quattro fasi.
“La prima sarà quella della ‘chiamata’. Durerà alcune settimane perché chi vuole partecipare a questa missione costituente, che parte dall’esperienza della lista ‘Italia Democratica e Progressista’, possa iscriversi ed essere protagonista in tutto e per tutto.
La seconda fase sarà quella dei nodi e quando parlo di dibattito profondo e aperto, mi riferisco al lavoro nei circoli, ma anche a percorsi di partecipazione sperimentati con successo con le Agorà Democratiche”.
La terza fase sarà quella del confronto sulle candidature emerse tra i partecipanti al percorso costituente. Un confronto e una selezione per arrivare a due candidature tra tutte, da sottoporre poi al giudizio degli elettori.
La quarta fase, quella delle primarie. Saranno i cittadini a indicare e legittimare la nuova leadership attraverso il voto”.
Un congresso da fare rapidamente
Secondo Letta “tutto può svolgersi a regole vigenti. E quindi può iniziare rapidamente. È un percorso aperto che può e deve coinvolgere, oltreché i nostri mondi di riferimento, anche il paese intero, dimostrando a tutti la forza e l’utilità di un partito-comunità, contrapposto ai tanti partiti personali che abitano oggi la nostra scena politica”
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