È stata la prima azione militare di sicurezza marittima europea nel Mediterraneo centrale
Bruxelles – È nata nella primavera del 2015, quando l’emergenza sbarchi assediava il Mediterraneo Orientale, e non è mai stata completata. L’operazione Sophia, (nome ufficiale EunavforMed), che secondo la premier Giorgia Meloni dovrebbe essere ripresa da Bruxelles, è durata cinque anni e aveva un obiettivo: fermare i trafficanti di essere umani che favorivano i flussi dalle coste africane all’Europa del Sud.
L’iniziativa, non a caso, fu messa a punto il 18 maggio, a poche settimane dal naufragio e dalla morte di oltre 800 migranti nel canale di Sicilia il 19 aprile dello stesso anno, uno dei più tragici della storia recente.
A capo della Commissione Ue c’era Jean-Claude Juncker mentre Federica Mogherini guidava il Servizio di Azione Esterna.
Sophia è stata la prima operazione militare di sicurezza marittima europea nel Mediterraneo centrale. L’operazione nasceva in una delle tante fasi di instabilità della Libia e aveva l’Italia alla guida e Roma come quartier generale.
Le fasi in cui era stata concepita erano tre: la prima consisteva nel dispiegamento di forze per costruire una comprensione completa dell’attività e dei metodi di contrabbando; la seconda fase prevedeva l’abbordaggio, la perquisizione, il sequestro e il dirottamento delle imbarcazioni dei contrabbandieri in alto mare, alle condizioni previste dal diritto internazionale applicabile; la terza fase includeva l’adozione di misure operative contro le navi e le relative risorse sospettate di essere utilizzate per il contrabbando o il traffico di esseri umani all’interno del territorio degli Stati costieri.
Necessari, però, erano la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e il consenso dello Stato costiero interessato. Non si trattava, dunque, di un blocco navale ma di un intervento all’origine sui flussi illegali gestite dai trafficanti.
Solo le prime due fasi, tuttavia, furono completate.
Dopo diverse proroghe, il 31 marzo del 2020, l’operazione Sophia terminò, fiaccata dai malumori di diversi Paesi membri – Germania, Austria, Ungheria e anche del nostro governo gialloverde – e dal fatto che negli ultimi mesi non era stata più autorizzata la partecipazione di unità navali.
L’operazione Sophia fu sostituita da EunavforMed Irini, con un obiettivo sensibilmente diverso: impedire il flusso di armi in Libia. Irini scadrà il 31 marzo del 2023.
Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta