Fiducia, Meloni alla Camera condanna il fascismo ma si dimentica della Resistenza

Pagliarulo (Anpi): “La critica ai ‘totalitarismi del 900’ mette tutti nello stesso sacco, aggrediti e aggressori. È un altro modo per annacquare le precise responsabilità del fascismo”

Roma – La presa di distanza dal fascismo e la condanna delle leggi razziali, contenute nel discorso programmatico di Giorgia Meloni, vengono accolte con favore da comunità ebraiche, associazioni e studiosi, ma anche dal mondo politico, sia pure con qualche distinguo e qualche appello alla prudenza. Soprattutto perchè nelle parole della neo premier c’è il ricordo dei giovani che hanno combattuto nel Risorgimento e di coloro che sono rimasti vittime dell’antifascismo, ma manca un riferimento alla Resistenza.

L’Unione delle Comunità ebraiche apprezza i “chiari riferimenti” alla democrazia, alla memoria e alla presa di distanza dal fascismo e ogni forma di totalitarismo. “È l’ora delle responsabilità e della coerenza – dice la presidente dell’Ucei, Noemi Di Segni -. Vigili seguiremo la traduzione di quanto enunciato in concreti interventi legislativi per arginare ogni forma di nostalgia e apologia, razzismo, antisemitismo”.
Parole in linea con quelle della presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, secondo la quale è “quanto mai attuale e rilevante l’impegno contro l’antisemitismo che è pericolosamente in crescita e su cui è necessario mantenere la vigilanza alta”.

A far discutere è anche la scelta di mettere sullo stesso piano tutti i totalitarismi, oltre che l’affermazione – ritenuta da alcuni osservatori non del tutto veritiera alla luce di sue vecchie dichiarazioni di apprezzamento per Benito Mussolini come politico e della sua militanza da giovanissima nel Fronte della Gioventù – di non aver mai provato simpatia per il fascismo.
Negativo è, ad esempio, il giudizio del presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo. “Nulla di nuovo al di là delle parole di circostanza – afferma -. La critica ai ‘totalitarismi del 900’ mette tutti nello stesso sacco, aggrediti e aggressori. È un altro modo per annacquare le precise responsabilità del fascismo”.
Non la pensa così lo storico Lucio Villari, che apprezza “questa nuova visione della storia italiana in cui il fascismo rappresenta il totalitarismo e il razzismo. Lei è stata molto chiara su questo – argomenta -. C’è anche una revisione delle sue stesse ragioni di appartenenza da giovane al Movimento Sociale, che si considerava erede della Repubblica Sociale. Meloni ha rotto i ponti con il passato e lo ha fatto con sobrietà ed eleganza”.

Un plauso convinto alla parole della premier arriva dagli alleati del centrodestra, mentre sono diversi gli esponenti dell’opposizione che non hanno gradito l’assenza di riferimenti alla Resistenza.
“Nel suo discorso – sottolinea la deputata del Pd, Elly Schlein – ci sono stati riferimenti storici ma non dire niente sul fatto che la Costituzione è frutto della sintesi di culture politiche diverse ma tutte antifasciste, lo trovo grave e non casuale”.
Sulla stessa linea anche Riccardo Ricciardi del M5s: “Meloni ha citato i giovani del Risorgimento, sarebbe stato bello che avesse citato anche i giovani che di fronte al fascismo hanno fatto una scelta diversa, i giovani che hanno fatto la Resistenza, una citazione non avrebbe guastato”.

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