Lo abbiamo chiesto a Luigi Lagomarsino, presidente della Fondazione Labò
Il Cono di Portman fu l’altra faccia del processo di riqualificazione del Porto Antico. Una proposta forte, presentata il 12 ottobre 1988 a Palazzo San Giorgio, tra plastici bianchi e giochi di luce degni della regia dei migliori colossal americani.
Un progetto ciclopico che infiammò il dibattito pubblico nei successivi sei mesi, per poi spegnersi gradualmente ed essere archiviato una volta per tutte con la delibera quadro del primo marzo 1990, con la quale il Comune di Genova mise la parola fine all’idea per l’Expo 92 che l’archistar di Atlanta, John Portman, aveva consegnato alla città in grande stile, sulle note di Vivaldi.
Fondazione Labò, ieri al circolo Cap di via Albertazzi, ha ricordato questa vicenda in compagnia di alcuni testimoni dell’epoca: l’architetto Luigi Lagomarsino, Presidente della Fondazione Labò, l’architetto Gianni Bozzo, ex Dirigente Ministero Beni Culturali, l’avvocato Vincenzo Lagomarsino, Presidente di Italia Nostra Genova, l’architetto Gianpiero Lombardini, Presidente INU Liguria, l’architetto Franco Lorenzani, ex Dirigente Regione Liguria, l’architetto Rinaldo Luccardini, ex Dirigente Regione Liguria, l’architetto Mario Tasso, ex Dirigente Comune di Genova e autore del libro “Il Cono di Portman e l’operazione Porto Antico”.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.