Bonelli e Fratoianni sono fiduciosi, ma l’inchiesta va avanti
Roma – Soumahoro, paladino dei braccianti, esce dal gruppo di Alleanza Verdi Sinistra, almeno per adesso, in attesa degli sviluppi di una vicenda tutta da chiarire in cui crescono accuse e diffidenze. La nota arriva dai suoi leader di partito: “Con la massima libertà, Aboubakar Soumahoro ci ha comunicato la decisione di autosospendersi dal gruppo parlamentare”, scrivono in una nota Bonelli, Fratoianni e Zanella dopo un incontro: è una scelta che viene rispettata, “seppur non dovuta”, spiegano dicendosi “fiduciosi, considerato quanto riferitoci, che la vicenda possa essere chiarita in tempi rapidi e senza alcuna ombra”.
L’intenzione del deputato di origini ivoriane nelle prossime ore sarebbe quella di chiarire e di “rispondere punto su punto e nel merito alle contestazioni giornalistiche, ribadendo la sua assoluta estraneità alle vicende”. Tra le polemiche però sono finiti anche la stessa dirigenza del suo partito, accusata di non aver ben ponderato la scelta del parlamentare alle ultime elezioni politiche, entrato con piglio combattivo a Montecitorio, indossando stivali da bracciante il 13 ottobre, e adesso invece travolto da inchieste mediatiche.
L’ultima delle ombre spuntate in queste ore riguarda i dubbi del direttore della Caritas del comune foggiano di San Severo, Andrea Pupilla, su una raccolta fondi per dei minori in cui si sarebbe esposto lo stesso Soumahoro. Quest’ultimo avrebbe partecipato alla raccolta di 16mila euro per fare dei regali ai bambini del ghetto di San Severo, ma nel ghetto di Torretta Antonacci bambini non ce n’erano.
“Non bisognerebbe servirsi dei poveri, ma servire i poveri”
Il commento di Pupilla è stato lapidario “Non so se Soumahoro abbia utilizzato il ghetto per crearsi una carriera: mi limito a dire che non bisognerebbe servirsi dei poveri, ma servire i poveri. E non strumentalizzare”. A pesare di più in questo momento però è l’inchiesta giudiziaria di Latina, che vede indagata la suocera del parlamentare, Marie Therese Mukamitsindo, per la quale i pm ipotizzano il reato malversazione. Il fascicolo riguarda le presunte irregolarità nella gestione di due cooperative pro-migranti della provincia pontina, Karibu e Consorzio Aid. finite sotto la lente della GdF per presunti mancati pagamenti ai dipendenti e contratti non regolari.
Come se non bastasse, piovono accuse pesanti da parte di alcuni ex ospiti nelle strutture gestite dalle coop, i quali in interviste alla stampa parlano di “condizioni di vita inaccettabili”. Tra queste, le segnalazioni di una trentina di lavoratori delle coop che erano state raccolte a giugno dall’Uiltucs di Latina. I sindacati parlano di stipendi mancati ai lavoratori, o quantomeno di erogazioni in ritardo, e le coop si sono finora difese spiegando che anche loro sarebbero in attesa dei trasferimenti da parte degli enti locali, causando un ritardo nel pagamento dei salari.
Per Soumahoro è solo fango mediatico che non lo seppellirà, ma l’inchiesta è appena iniziata e i presupposti non sono rassicuranti.
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