Curare i melanomi: individuate mutazioni genetiche potenzialmente trattabili con terapie già esistenti

Il progetto NO-MEL è portato avanti da un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Trieste e del CRO di Aviano

Trieste – Il progetto NO-MEL, condotto da un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Trieste e del CRO di Aviano e finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, ha individuato e caratterizzato due mutazioni genetiche rare responsabili del melanoma che sarebbero potenzialmente curabili con alcune terapie già esistenti.
I melanomi sono tumori rari particolarmente maligni. L’incidenza di questa patologia negli ultimi anni ha dimostrato un incremento costante: in Friuli Venezia Giulia, in particolare, sono stimati più di 400 casi all’anno, con tassi più alti rispetto alla media nazionale.

Circa la metà dei melanomi è causata da una mutazione del gene BRAF (di cui la più comune è la cosiddetta V600E), per la quale esistono al momento diverse terapie mirate.
È importante osservare che solo i pazienti che al momento della diagnosi possiedono questa particolare mutazione possono accedere a tali terapie. Tutti gli altri pazienti (10%) vengono indirizzati a trattamenti alternativi molto meno efficaci o compassionevoli. Ed è proprio a questa non trascurabile comunità di pazienti che lo studio dell’Università di Trieste e CRO di Aviano si è rivolto riuscendo a caratterizzare almeno altre due mutazioni del gene BRAF che, in base ai dati in vitro ottenuti nello studio, potrebbero rispondere positivamente alle terapie disponibili.

Una delle due varianti studiate (la BRAFA598V), inoltre, è di particolare interesse in quanto coinvolta anche in alcuni tumori della tiroide che potrebbero quindi essere in futuro trattati con le terapie fino ad ora riservate alla cura dei melanomi.

Responsabile scientifico del progetto NO-MEL è la professoressa Sabrina Pricl dell’Università degli Studi di Trieste, che ha condotto lo studio in collaborazione con Roberta Maestro, direttrice della Struttura di Oncogenetica e oncogenomica funzionale del Centro di Riferimento Oncologico e con Valentina Damiano.
Il progetto multidisciplinare ha coinvolto anche  numerosi ricercatori del gruppo MolBNL@UniTS dell’Ateneo Giuliano, tra cui Erik Laurini, Domenico Marson, Maria Russi e Suzana Aulic.
Lo studio ha ottenuto, inoltre, risultati promettenti circa la progettazione di nanoparticelle biocompatibili per la somministrazione più efficace e con meno effetti collaterali dei farmaci contro questa grave patologia cutanea.
Nell’ambito di NO-MEL il team UniTS/CRO ha indagato anche le potenzialità di nuovi farmaci inibitori delle mutazioni coinvolte nel melanoma, già in fase di approvazione o di avanzata sperimentazione, anche in azione combinata con terapie già utilizzate per bloccare la proliferazione delle cellule cancerose.

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