Teatro alla Scala, Sgarbi: “Non ho ancora le deleghe? Chi se ne frega”

Teatro alla Scala, Meyer: “Le parole Sgarbi mi fanno pena”

Milano – “Non ho ancora le deleghe? Chi se ne frega. Parlo a titolo personale, come Sgarbi e lui è Sala. Posso esprimere un’opinione?”. Lo dice il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, a margine dell’inaugurazione della fiera della media e piccola editoria “Più libri più liberi”, tornando sulla questione dei tagli del Comune al Teatro alla Scala, annunciati dal sindaco alcuni giorni fa e replicando a Giuseppe Sala che sottolineava “non mi risulta che Sgarbi abbia ancora una delega”.

“La Scala ha 37 milioni di euro all’anno, di cui non so quanti ne dia il ministero della Cultura. “La mia opinione è questa: perchè la Scala deve avere sempre sovrintendenti stranieri, posso dirlo o devo avere la delega? Vorrei che almeno due istituzioni italiane, la Scala e gli Uffizi avessero un direttore italiano. E sono amico degli attuali direttori, ma lo dico come principio. Risulta che ci sia un direttore italiano al Louvre o all’Opera? Poi ho detto che è meglio dare i soldi alle maestranze che alla regia” spiega il sottosegretario.

Ho ricordato che senza deleghe bocciai l’intervento sulla Scala e feci chiamare Botta, l’intervento di Botta si deve a me. Quindi studi Sala, non occorre avere le deleghe, occorre l’intelligenza che lui non sempre ha. Mi dispiace anche perchè mi era simpatico” dice Sgarbi e rilancia: “Che deleghe ha per parlare con me Sala?”.

Il commento di Meyer

Il sovrintendente e direttore artistico del Teatro alla Scala, Dominique Meyer, all’arrivo al Piermarini per la Prima dell’opera Boris Godunov ha commentato le parole di Vittorio Sgarbi:  ” Sono in Italia da 30 anni e la prima volta che sono venuto alla Scala era il 1980. Non mi sono mai sentito uno straniero. E mi sento a casa laddove si fa cultura. Per la prima volta ho sentito questa parola dura, “straniero”, mi ha fatto pena. Io sono stato accolto qui sempre molto bene da 35 anni. Sono presidente di varie giurie e sono sempre stato accolto a braccia aperte. Mi fa pena essere considerato adesso come un cattivo straniero che non sa fare il suo lavoro. Sono 32 stagioni che dirigo l’Opera di Parigi, l’Opera di Vienna e adesso la Scala. Ho rispetto per questa persona che non conosco ma che credo non conosca il mio lavoro”.

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