Killer della ‘ndrangheta evade dai domiciliari. Ammazzò un Carabiniere nel 1991 e un boss nel 2013

Quanto bisogna essere intelligenti per capire che certe persone devono stare in carcere?

Pero –  Risale al giugno scorso il provvedimento della Corte d’Assise d’Appello di Roma che ha disposto la scarcerazione di Massimiliano Sestito, il killer di 52 anni evaso dai domiciliari a Milano il 30 gennaio scorso. L’uomo era stato materialmente trasferito a Pero dal carcere di Terni il 12 gennaio perchè era in attesa del braccialetto elettronico. Sono durati 18 giorni esatti gli arresti domiciliari, poi ha manomesso il braccialetto elettronico ed è fuggito dalla casa del padre a Pero, nel Milanese.

Nell’ottobre del 2021 in appello a Roma era stato confermato l’ergastolo per l’omicidio del boss della ‘ndrangheta Vincenzo Femia, avvenuto a Roma nel 2013. L’uomo era sottoposto a misura cautelare in attesa dell’udienza in Cassazione fissata per venerdì.

Chi è l’evaso

Esponente della cosca Iezzo Chiefari Procopio, Massimiliano Sestito il 20 agosto 1991, ad un posto di blocco a Soverato, ha sparato e ucciso, con tre colpi a bruciapelo, l’appuntato dei carabinieri Renato Lio.
Dopo un anno di latitanza, era stato arrestato e condannato all’ergastolo. La pena fu poi ridotta a 30 anni in appello.
Ma non avendo perso il vizio di ammazzare persone, nel gennaio 2013, Sestito uccide con 9 colpi di pistola il boss Vincenzo Femia, capo della cosca di San Luca.
Lo fa in macchina, a Roma, dove Femia si era trasferito, per gestire, con molta probabilità, il traffico di cocaina dalla Calabria alla Capitale. Lo ammazza senza pensarci un attimo, una vera esecuzione di mafia nell’ambito di una guerra tra ‘ndrine.

Venerdì 3 di febbraio, la Corte di Cassazione avrebbe dovuto decidere del suo destino dopo un lungo percorso giudiziario fatto di otto pronunce nei processi. Si tratta della seconda evasione per Sestito: era già fuggito ai primi di agosto del 2013 quando si trovava in semilibertà per poi essere catturato un mese dopo in spiaggia a Palinuro, in provincia di Salerno.

Il parere del sindacato di Polizia COISP

“Anziché piangere sul latte versato, interroghiamoci sul perché un criminale come Massimiliano Sestito, reo di aver ucciso anche un carabiniere nel 1991, si trovasse con un semplice braccialetto elettronico agli arresti domiciliari”. Questa la riflessione del segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, Domenico Pianese, che sottolinea quanto questi episodi “generino un forte sentimento di insicurezza nei cittadini e releghino lo Stato in un vero e proprio cono d’ombra che lo rende incapace di salvaguardare la memoria di tutti coloro che hanno dato la propria vita per difenderlo”.

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