È il più grande stanziamento per le borse di studio nella storia della Spagna postfranchista
Madrid – Il governo spagnolo ha appena varato un’altra misura a favore dei giovani. Dopo l’ulteriore aumento dell’ 8% del salario minimo approvato lo scorso gennaio e dopo la legge contro il precariato che aveva fatto impennare i contratti stabili, ieri la ministra socialista dell’Istruzione Pilar Alegrìa ha espresso grande soddisfazione per la nuova misura che aiuterà un milione di giovani studenti per incentivare le pari opportunità affinché tutti gli studenti possano essere formati senza che le condizioni socioeconomiche di partenza rappresentino un ostacolo.
Un finanziamento record che aumenta del 18% in un anno i fondi stanziati per aiutare gli studenti meno abbienti. Misure importanti che consistono in un sussidio di 400 euro per i ragazzi con bisogni educativi speciali provocate da disabilità, disturbi dello spettro autistico, della comunicazione, comportamentali o alimentari. A questo sussidio destinato a 240mila giovani si aggiungeranno ulteriori stanziamenti per il trasporto, il materiale scolastico e le mense. Mentre per gli studenti fuori sede è previsto un aiuto economico che dai 1.600 euro attuali passerà a 2.500 euro annuali.
Nonostante la Spagna evidenzi rispetto all’Italia un Pil procapite inferiore (26.000 contro 31.000) il governo Sanchez continua ad adottare misure che prediligono un modello alternativo di socialismo riformista in contrapposizione al modello liberista che guarda soprattutto ai mercati e all’impresa. Anteponendo al populismo neoliberale un’attenzione privilegiate alle persone, ai lavoratori soprattutto giovani e donne di età compresa fra i 16 e i 34 anni che grazie al salario minimo hanno la possibilità di costruirsi un futuro.
La Spagna ha gestito e riformato il proprio mercato del lavoro controcorrente rispetto agli altri Paesi europei perché se è vero che in Europa anche altri Paesi hanno già annunciato aumenti significativi del salario minimo, nella Ue 21 nazioni lo hanno già introdotto ma sono ancora 6 (Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia e Italia) i Paesi che determinano i livelli salariali sulla base delle contrattazioni collettive che però escludono ampie categorie di lavoratori tra i quali giovani e donne.
Una riforma contro il precariato
Una riforma del mercato del lavoro che ha contrastato l’eccessiva flessibilità/precarietà del mercato del lavoro e ha imposto il principio che antepone i diritti delle persone e del lavoro, la coesione sociale alle esigenze di profitto privato delle imprese. La riforma prevedendo appunto il contrasto a tutte le forme di precarizzazione del lavoro ha rilanciato il contratto di lavoro a tempo indeterminato e obbligato il datore di lavoro a contenere entro i sei mesi di tempo i contratti a tempo determinato e non oltre, peraltro giustificando il motivo (contratti di stage, praticantato). Stabilendo infine anche l’obbligo di assunzione a tempo indeterminato qualsiasi lavoratore che abbia accumulato 18 mesi di contratto con la stessa impresa negli ultimi due anni.
A distanza di un anno i risultati di questa riforma si possono quantificare in oltre 6,5 milioni di contratti a tempo indeterminato sottoscritti nel 2022 contro i circa 1,9 milioni sottoscritti nello stesso periodo (gennaio-novembre) del 2021, un aumento del 238% con il tasso di disoccupazione giovanile sceso al 28,5% rispetto al 55% del 2013 anno di maggiore crisi spagnola.
Giulia Danieli
Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta