Vivere è diventato un esercizio burocratico (cit. Ennio Flaiano)

Il tempo manca sempre alla fine

Banalmente, forse, il titolo avrebbe potuto anche essere proprio l’adagio più utilizzato sull’impiego del tempo che scorre … “chi ha tempo non aspetti tempo”, ripetuto con fredda logica contro tutti quei soggetti che indugiano, o meglio si crogiolano nella soddisfazione tutta epicurea di poter cogliere e poi gustare l’attimo. Quasi all’infinito, anche se quell’attimo per antica definizione è fuggente.

Epperò l’autore il sessantaduenne Paolo Moretto, con il suo terzo lavoro editoriale, probabilmente ha inteso sfuggire molte delle ovvietà da sempre abbastanza scontate in materia. E così spiega: “Il tempo manca sempre alla fine è un’espressione di mia mamma Rita,  che insieme a tante altre parole, a tanti altri gesti, a tanti altri sguardi vive dentro di me da sempre.

Io sono un pigro e un procrastinatore: mamma Rita era pragmatica, energica e sferzante. Le sono grato di aver impresso nel mio sistema operativo questo concetto, che per radicarsi ha dovuto lottare con la mia naturale ed epicurea propensione a godermi l’attimo, e ha fatto di me un ricercatore dell’armonia fra il lavoro fatto bene (qui anche papà Gigi ci ha messo del suo) e il gusto della vita pienamente goduta.

Ecco il frutto della mia ricerca: un metodo (il triangolo d’oro) e mille accorgimenti per guadagnare più tempo  a ogni giornata, un tempo da riempire di successo e realizzazione”.

Che poi il nostro autore, originario di Torino, con carriera nel campo della gestione delle risorse umane in aziende multinazionali (Olivetti, Gruppo GFT, Danone, Loreal e Valeo) nel 1999 si mette in proprio e inizia l’attività di consulente fondando Nexus 2001 specializzandosi in Public Speaking, Marketing referenzial strategico e Gestione del tempo. Infine è Assistant Director BNI Franchisee di Assentiv, l’organizzazione di imprenditori e professionisti “Vision & Mission driven”.

Epperò, visti i suoi interessi lavorativi, tutti ci saremmo attesi una domiciliazione in prossimità di qualche grande centro produttivo, una grande città o almeno una città del triangolo industriale. E invece viene fuori quel po’ po’ di epicureo che ancora resta. Vive in provincia di Asti, a Castagnole delle Lanze, comune di oltre tremila abitanti entrato nella top ten della competizione fra i campanili storici italiani, “Il Borgo dei Borghi”. Insomma tra langa Roero e Monferrato, fra viticulture, lavoro e il suo gatto Johnny. Già Johnny che non può far altro che rimandare al romanzo di Beppe Fenoglio e al suo personaggio più famoso.

Perchè comunque e in fin dei conti l’errore più grossolano – una vera e propria cattiveria nei suoi confronti – potrebbe essere quello di attribuire all’ultimo lavoro di Moretto il valore di un manuale da sfogliare tutti i giorni e in tutti i momenti in cui ci si trova in qualche difficoltà con i tempi di lavoro.

In realtà le 160 pagine, compresa la bella poesia di Piero Costa, poeta piemontese di Ciriè, rappresentano molto di più.

La poesia è Nivole e lo stesso autore la spiega così: “Nino Costa fu uno scrittore e poeta piemontese. In un angolo discreto del parco del Valentino di Torino vi è un suo busto di bronzo, che si presenta su una lastra in pietra, con incisi alcuni versi della sua poesia Nivole, qui riportati.

Immagino che la mamma Rita non abbia visto i busto, ma sono sicuro che approverebbe la scelta di chiudere “Il tempo manca sempre alla fine” con questi versi.

Quand ch’a-i rivrà l’ura pì granda: l’ultima

e ch’am ciamran l’on ch’i l’hai fait èd bel,

mi rispunderai ch’i l’hai guardà le nivule

le nivule ch’a van travers el ciel

Quando arriverà l’ora più grande: l’ultima

e che mi domanderanno che cosa ho fatto di bello

io risponderò che ho guardato le nuvole,

le nuvole che vanno attraverso il cielo.

Venticinque ore al giorno per godere la pienezza della vita

E tutto torna, a cominciare dall’avvertenza che costituisce i sottotitolo all’interno che dice: “Come disporre magicamente di venticinque ore al giorno e godere la pienezza della vita”.

Sarebbe un po’ come tributargli qualche capacità miracolosa, nè più ne meno delle statuette della madonna che sanguinano. Ma al di là dello slogan l’autore intende spiegare che con una organizzazione soddisfacente la giornata lavorativa può scivolare via meglio. Con tenacia ma senza mai strafare e stravolgersi, perchè la magia è che all’interno delle venticinque ore c’è il raggiungimento del godimento della vita. E dunque via…. dalle istruzioni per l’uso sino al segreto definitivo.

Insomma 160 pagine con una gragnola di consigli utili: dalla gestione dell’energia, preferibile comunque a quella del tempo, al come gestire le interruzioni e le distrazioni e le tecniche dissuasive.

E poi c’è il racconto che si dipana per giungere ai consigli utili a sviluppare una tecnica precisa e a gestire risorse ed energie.

Sino all’ultimo capitolo, l’undicesimo, interamente destinato a smantellare qualsiasi tipo di procrastinazione che potrebbe implicare – sostiene Moretto – un senso di fallimento o inadeguatezza perchè stiamo evitando di agire e di progredire. Già, altra categoria vituperata quella dei procrastinatori, soprattutto quelli seriali. Anche se concludendo la lettura del libro di Paolo Moretto non ho potuto fare a meno di pensare che dramma avrebbe potuto essere per la letteratura in generale la generale abolizione di una simile specie.

Pensate al Via Col Vento, il romanzo di Margaret Mitchell in cui Miss Rossella non si soffermasse a dire “Ci penserò domani, in fondo domani è un altro giorno”. Oppure alla  Coscienza di Zeno di Italo Svevo e alla sua ultima sigaretta di Zeno Cosini in cui si evidenzia che la malattia più grave del protagonista non è tanto la dipendenza dal fumo quanto la sua incapacità di perseguire un obiettivo prefissato. Per non parlare de la Recherche proustiana in cui l’autore sottende uno scopo filosofico complesso: capire di cosa il tempo sia composto per sfuggirgli.

Già, opere letterarie, tutte, del secolo scorso pubblicati fra il 1913 e il 1936 anche se il romanzo della Mitchell è ambientato negli Stati Uniti durante la guerra di secessione. Comunque altri tempi e soprattutto altri ritmi lavorativi. Anche se alla fin fine, a presentazione del libro avvenuta, ridiscendendo a piedi i sette piani dello stabile dove è avvenuto l’evento, ho elaborato un’altra personalissima teoria. Perchè al mio arrivo ho chiesto informazioni al portiere. Che mi ha snocciolato un sorriso a trentadue denti e mi ha detto: “Settimo piano, ma l’ascensore è rotto”. Insomma i sono fatto i sette piani a piedi e non soltanto io. Ecco, probabilmente fossi stato un dannato procrastinatore seriale, avrei trovato il modo per rinviare.

Salta che ti passa

Che poi, sempre il Moretto, consiglia la strategia della rana un metodo  di gestione dei tempi di pausa e di attività. Il “Leapfrog Strategy” o “Strategia del salto della rana” perchè alterna balzi non troppo lunghi in avanti (il lavoro produttivo) a brevi saltelli laterali (le pause in cui recupera energie). E spiega l’autore: “Dimenticavo un dettaglio importante: per segnare i tempi dei balzi e dei saltelli uso un simpatico timer a forma di rana, comperato per pochi euro su internet. Insomma, tra balzi e capacità di rimanere in parete si spiega anche una certa preparazione e predisposizione mentale attribuibile alla scuola militare alpina (Smalp) come ufficiale di artiglieria di montagna. Epperò, poi si cambia. O si evolve.

E comunque il libro di Moretto, presentato qualche giorno fa a Genova costituisce anche la prima pubblicazione di Space 4 business società che ha deciso di esordire anche nel campo dell’editoria. Scelta non casuale come ha fatto notare Gianluca Marconi anima ed ideatore di Space 4 business la società che gestisce uno spazio nato per aiutare professionisti e imprenditori genovesi a sviluppare sinergie e business, visto che Genova è stata nominata capitale italiana del libro per l’anno in corso. E la sua società ha deciso di dare spazio ad autori nel campo dell’impresa del lavoro del marketing e del business.

Nuova casa editrice nella capitale del libro

Perciò, a tambur battente, giusto fra qualche giorno, martedì alle 18 sempre in viale Brigata Bisagno 2/25 scala sinistra, settimo piano, si terra la presentazione de secondo libro della nuova casa editoriale: “Nutrire la relazione”. Con sottotitolo : “dall’Io al Tu per giungere al Noi”. E spiega lo stesso autore Claudio Messina: “In una semplice frase ho racchiuso tutta la potenza e la visione del mio secondo progetto di vita. Studiando per anni le migliori pratiche per condurre incontri di affari a tavola, ho ideato il progetto Business a Tavola®, per il quale ho scritto un libro e coniato un neologismo: Referral Tasting®. Con questo nuovo progetto, Nutrire la relazione®, scendo più in profondità ed esamino in maniera specifica il concetto di relazione personale profonda tra partner di business.”

La corretta gestione del nutrimento

Insomma lo slow food applicato ai rapporti di lavoro ed aziendali. In una sequenza di passaggi, in cui l’autore rende partecipi del suo percorso, si arriva al concetto cardine per cui la relazione deve essere vista come qualcosa di vivo ed in continuo cambiamento, proprio per questo oltre alla necessità della corretta gestione c’è anche quella del nutrimento.

Del resto Claudio Messina, pugliese di nascita e parmense di adozione, unisce il calore del cuore del Sud Italia al carattere estroverso tipico dell’Emilia.

Ha esercitato per anni il suo talento, la costruzione e la gestione di relazioni sociali, in aziende italiane ed all’estero, fino a diventare uno dei punti di riferimenti italiani per ciò che riguarda il marketing referenziale, con particolare attenzione alla parte relazionale del business.

Studia da anni le interazioni tra relazione personale profonda, business etico e buona cucina, tenendo seminari e workshop sull’argomento.

E ancora tornando al libro di Moretto che ha rappresentato l’esordio di una nuova casa editoriale proprio nella nostra città mi fa piacere ricordare oltre all’impaginazione di Chiara di Biase e alla bella foto di copertina di Fabio Ruwett che i libri stampati dalla tipografia  ecologica grafica KC S.a.s. sono stati rilegati all’interno del carcere di Genova Pontedecimo

Meglio inaugurare un’aiuola

Che poi magari ci sia permesso di dubitare almeno un po’ sulla vision del nostro sindaco Marco Bucci così teso sulla propaganda per il Waterfront di Levante, proprio la zona in questione dove si svolgono tutte le attività di Space4Business, e dimostratosi allo stesso modo almeno un po’ superficiale rispetto alla società che gestisce lo spazio  eventi con il fine di mettere in contatto chi vuol fare business e aprirsi a nuove esperienze. La stessa che recentemente ha offerto un contributo in più al tanto strombazzato, questo sì anche da Bucci, anno di Genova capitale del libro. Epperò pur fermandosi lì di sotto a farsi fotografare fra aiuole e monumento e gruppo di ragazzini non ha sentito la necessità di fare un salto su per rendersi conto di che cosa e su che tipo di attività si tenesse nei locali.

Tanto che il mio amico social Gianluca Marconi sul suo profilo non si è lasciata sfuggire l’occasione per farglielo ironicamente notare: “Clamoroso sgarbo di Marco Bucci, invece di visitare Space4Business ha scelto inspiegabilmente di inaugurare una semplice aiuola (uguale alle altre 4). Alla domanda se preferisce un’aiuola al suo spazio motore di business Gianluca Marconi ha risposto: “si chiama Space4Business veda un po’ lei”.

Il tutto corredato dal comunicato  dal comunicato dal tono un po’ trionfalistico comparso sulla pagina di Bucci: “Viale Brigate Partigiane ritorna all’antico splendore. Dopo anni di lavoro restituiamo alla città una strada completamente riqualificata, un biglietto da visita straordinario per chiunque visiterà Genova. Un grande lavoro che porta oltre 9 mila metri quadri di vere nel centro cittadino. Qui ha trovato posto anche la statua di Ulisse e la nave a cavallo, un’opera che dona ancora più valore all’intera area”.

Ovviamente quella di Marconi è una battuta sibillina e magari al sindaco Marco Bucci avranno pure fatto credere che gli ascensori non fossero ancora fruibili. Epperò magari dietro vi si cela un po’ di insofferenza o di sbadataggine riscontrata nei confronti di un’operazione innovativa che in questa città mancava. E spiace che il nostro primo cittadino così pronto a capire avanguardie e cambiamenti nel campo del business non ne sia stato incuriosito. Che poi magari c’entra quel vizio tutto genovese di investire solo su cose certe perchè in fondo la novità, almeno un po’ disturba. Anzi altera antichi equilibri. Perchè poi fra red carpet, passeggiate, girandoline, ombrellini, fuochi d’artificio e tricapodanno, e naturalmente record per la slerfa di focaccia più lunga finisce per spuntarla sempre prepotentemente il maniman.

E chissà che magari al prossimo incontro della nuova casa editoriale martedì il sindaco non decida di intervenire. In fondo l’argomento cucina e business per uno che lancia e rilancia sulla focaccia potrebbe essere ghiotto. La presentazione di “Nutrire la relazione”, con opportuno sottotitolo “dall’Io al Tu per giungere al Noi” potrebbe essere l’occasione giusta. Tanto è vero che Claudio Messina spiega: Studio da anni le interazioni tra relazione personale profonda, business etico e buona cucina, tenendo seminari e workshop sull’argomento.

Conviene prenotare, che poi come avverte Moretto… Il tempo manca sempre alla fine.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.

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