Testa a testa Erdogan-Kilicdaroglu, l’agenzia di stampa Anadolu accusata di pubblicare dati falsi
Roma – Una lotta all’ultimo voto nelle presidenziali in Turchia, tra Recep Tayyip Erdogan e Kemal Kilicdaroglu. Per vincere al primo turno ed evitare il ballottaggio, previsto per il 28 maggio, serviva almeno il 50% delle preferenze. Risultato che in serata, col 90% delle schede scrutinate, nessuno dei due aveva raggiunto.
Dopo 9 anni il “sultano” Erdogan, leader del Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp), rischia di perdere il ruolo ricoperto dal 2014, frutto di un’ascesa al potere lunga 20 anni, da quando divenne primo ministro. A insidiarlo è Kemal Kilicdaroglu, leader del Partito popolare repubblicano (Chp), che sogna l’impresa in una delle elezioni presidenziali più partecipate che la Turchia abbia mai conosciuto. L’affluenza ha toccato l’88,29%, mentre per le elezioni parlamentari, che si sono svolte in contemporanea, ha votato l’85% degli aventi diritto.
“Le elezioni del 14 maggio si sono svolte in una grande festa democratica, con pace e tranquillità”, ha detto Erdogan, mentre il suo sfidante ha parlato di “farsa”. Ancora prima che si arrivasse a scrutinare un terzo delle schede, quando Erdogan registrava oltre il 50% delle preferenze, Kilicdaroglu ha iniziato a contestare il voto e i sindaci di Ankara e Istanbul, membri del suo partito, hanno lanciato accuse contro l’agenzia di stampa statale Anadolu di alterare i dati.
“Non lasciate le urne fino ai risultati definitivi”, è l’appello del leader di opposizione, ribadito anche da Erdogan ai suoi. ÖOmer Çelik, portavoce del partito di governo, ha accusato i leader dell’opposizione di “tentativo di assassinare la volontà nazionale” con le loro insinuazioni.Erdogan paga un calo della popolarità, già emerso nelle amministrative del 2019, quando Akp aveva perso il governo delle due città più importanti del Paese, Ankara e Istanbul appunto.
Il terremoto del 6 febbraio scorso ha peggiorato la sua immagine. Nel tentativo di recuperare terreno, il presidente turco ha giocato la carta di alzare del 45% lo stipendio dei dipendenti statali a soli 5 giorni dal voto. Il ‘Ghandi turco’ Kemal Kilicdaroglu, con il suo temperamento mite, è riuscito in risposta a convincere le forze politiche di opposizione ad affiliarsi a una variegata coalizione di centrosinistra da lui capeggiata, compreso il partito filo curdo Hdp
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