Anna Maria Petrioli Tofani ricorda l’attentato mafioso che nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 sconvolse Firenze
Firenze – La strage dei Georgofili “è stato un episodio che ha stabilito un prima e un dopo nella vita di un museo come gli Uffizi”. Così Anna Maria Petrioli Tofani, allora direttrice della Galleria degli Uffizi, ricorda l’attentato mafioso che nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 sconvolse Firenze causando cinque vittime e gravissimi danni anche al museo.
“Mi chiamarono le guardie di notte – ha ricordato l’ex direttrice – ero il loro punto di riferimento, io mi precipitai subito perché avvertii dal tono della voce la gravità della situazione, ma per fortuna mi dissero che non c’erano state vittime tra di loro. Però erano sconvolti. Io mi precipitai e con loro salimmo in Galleria per fare una prima verifica dei danni. Il procuratore Piero Luigi Vigna non si espresse perché anche lui era chiaramente sconvolto, ma aveva capito subito di cosa si trattava e dal suo volto capii, anche senza parole, che era quel qualcosa che anche noi temevamo”.
Petrioli Tofani -, a margine oggi dell’inaugurazione della mostra agli Uffizi in ricordo della strage a 30 anni dall’attentato, riproposizione di un’esposizione da lei stessa promossa nel 1995 -, ha ricordato il sollievo quando vide che il Tondo Doni di Michelangelo era ancora intatto dopo l’esplosione, e lo “sconforto quando scesi nel piazzale, incontrai le forze dell’ordine, e capii la natura dell’episodio. Soprattutto quando ci rendemmo conto che non solo era stata distrutta l’Accademia dei Georgofili, ma che c’erano delle vite umane. Poi cominciarono ad arrivare i miei collaboratori, all’alba, e mi detti una scossa perché c’era da lavorare. E abbiamo reagito tutti insieme per riaprire il museo e dare la sensazione al mondo che l’Italia non era in ginocchio”.
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