Giù la maschera

Lo scomodo ruolo di Cassandra

Non potrete mai immaginare quanto mi senta in imbarazzo nel momento  in cui mi tocca ricoprire questo ruolo di premonitore funesto. Quasi una moderna Cassandra. E a maggior ragione visto che il motivo non è affatto una straordinaria capacità di preveggenza, quasi si trattasse di un super potere, quanto che, al contrario, soltanto una buona memoria legata alle precedenti esperienze in cui taluni politici hanno prima negato l’evidenza, poi hanno confuso un po’ le acque, infine sono tornati al progetto iniziale sperando che la Cassandra di turno si fosse scordata dei suoi timori o, più semplicemente, si sia accordata per un silenzio d’oro.

Epperò io già ve lo dissi in tempi non sospetti che la città sarebbe stata tramutata in un enorme supermercato. E due anni fa, per ottenere la vostra attenzione, lo avevo scritto sul mio profilo persino in versi. Con tanto di spiegazione. Quindi ecco il post: “Una pacata discussione con una mia amica social ha stimolato la mia vena poetica

Ode – La disfida falce e carrello

Spiace veder che con la storia del supermercato
di volta in volta si estenda un po’ il paesaggio cementificato
A Nervi per fare una piscina…..
cemento sulla spiaggia, una rovina
E per far la vasca, appena un po’ più in su
nascerà un supermercato. E non ci pensiamo più
Supermercato pure in Carignano
perché all’imprenditor di turno sarà occorsa una mano
E a Quarto, ove un giorno insegnavan i salesiani…
un altro supermercato; con giardini e aree per i cani
Poco più in là c’è una Coop, concorrenza maligna
che forse andrebbe estirpata come fosse gramigna
In fondo la’ la speculazione l’han gia fatta§
Ma son saltati tre edifici, ha costruito un albergo§
e persino giardini, e ha fatto pari e patta.
Il centro dai centri commerciali e dai supermercati è invaso
e ci toccherà volare in un altra zona, raso raso
Ahivoi, consumatori che dimostraste di non aver cervello
che vi vendereste per un supermercato in via Buranello
Ahivoi che pensate solamente a nutrir la pancia
e sbavate per acquistar ogni cosa in via di Francia
Ahivoi sampierdarenesi che partite con la lancia
e oggi osannate per Esselunga in via di Francia.
Poi nel bel mezzo della disfida “Falce e Carrello”
Di supermercato ve ne arriverà uno in via Granello
E in fondo con la scusa di Esselunga in via di Francia
Avrete una sorpresa come mancia
Vi lasceranno una speculazione cementizia
tanto per arricchire un po’ la proprietà edilizia
Ahivoi, cittadini crapuloni senza tanta memoria
Che di speculazioni e servitù è piena vostra storia
Le torri Faro e il deserto di via Buranello
Con quel sogno… che un parco urbano alla Lanterna
sarebbe perfino molto bello
Ma poi l’economia e l’imprenditor portuale
suggerisce che sognare a scapito dei dinee non vale
E più in giù c’è l’aria insalubre del petrolchimico,
che chiuderlo a difesa del paesaggio sarebbe antieconomico
Perciò cari concittadini genovesi
conviene far godere almeno un po’ la pancia
gozzovigliando e facendo finta di non vedere
quale sia e sempre sarà per noi la mancia”.
Un’ode che mi è capitato di condividere nuovamente qualche giorno fa e che ho provveduto ad integrare con ulteriori versi:
“Fui anche poeta, per saziar la pancia.
Or non mi resta che chiedere la mancia.
E comunque viva e  auguriam lunga vita a Esselunga
formidabile marchio. E che poi, però, nessuno pianga”.

Ultimi versi che non ho potuto fare a meno di ricondividere in un ulteriore post, quello che ha generato il mio turbamento sul personale ruolo scomodo di Cassandra.

Se c’è l’acqua la verità (e non solo quella ) viene sempre a galla

Un post originato da un articolo di Edoardo Marangoni, segretario del circolo Pd della Foce, condiviso sul suo profilo nel quale spiega:

“Waterfront mall: il nome finalmente veritiero della nuova fiera…che fiera piu non sarà”

Finalmente cade il velo e si dice la verità.  Dopo anni che diciamo verrà fatto un “Fiumara 2”, ed ogni volta dal Sindaco e dal ViceSindaco in giù a dire che diciamo balle e spaventiamo la gente, ecco qua la verità.

E non è un male in sé. È che da anni si dice che non è vero si sarebbe fatto un centro commerciale (ed ora si dice che si chiamerà “WaterFront Mall” quando “Mall” è la parola USA proprio per Centro Commerciale), e quindi sono anni che si butta via tempo per ripensare almeno il quartiere attiguo della Foce, per vedere come fare per fare rete tra le realtà commerciali ivi già presenti e attiva.

La Foce è un bel quartiere anche perché la sera è vivo e frequentato: ci sono tanti ristoranti, bar, gelaterie! Si sta bene! Di giorno è bello anche girare il quartiere e vedere tante insegne e luci accese, negozi aperti, saracinesche tirate su, persone che passeggiano per commissioni.  Se la Fiera si mangia tutto ciò, la Foce diverrà in quartiere grigio, di passaggio, senza vita, deserto la sera, triste di giorno.

Quali politiche pubbliche si attiveranno?? Chi ci restituisce il tempo fatto trascorrere volutamente dal Sindaco a mentire e celare ciò che dicevamo sarebbe stato?! E tante altre domande…dai parcheggi sottoterra in area esondabile fronte mare…al parco gigante e “pubblico” ma serrato la sera…o meglio: a che ora? Se è privata l’area perché dovrebbero tenerlo aperto? E il collegamento garantito al Porto Antico?

Ma tutto va in secondo piano a fronte di questa annunciata e preoccupante notizia/conferma.

Dal pezzo al link:

“Del resto i numeri sono perfettamente in linea con la definizione: 50mila metri quadrati di intervento totale, 28mila metri quadrati di superficie commerciale utile suddivisi su tre piani, ben 121 negozi di cui 19 ristoranti e bar, un maxi supermercato, un’altra grande superficie, 3 medie superfici e 3 unità leisure. Parliamo ovviamente degli anelli esterni del palazzetto realizzato negli anni Sessanta, visto che la parte centrale, corrispondente a un lotto separato, rimarrà un’arena sportiva da 5mila metri quadrati con spalti modellabili in grado di accogliere fino a 5mila spettatori. E poi, nel sottosuolo, due piani di parcheggi coperti che ospiteranno 674 posti auto.”

E dire che al sorgere delle prime voci, proprio all’avvio dei lavori il sindaco Marco Bucci aveva smentito categoricamente la presenza di un nuovo supermercato e del centro commerciale. Era quattro anni fa e avrebbe dovuto essere anche riconfermato. E insomma una volta rieletto e mantenuto il ruolo di commissario ha potuto calare la maschera.

Il nuovo supermercato ci sarà veramente e naturalmente fra le voci che circolano c’è quella che riguarderebbe un altro ipermercato Esselunga, altri dicono che toccherebbe a Conad. Mentre si sussurra che a bella posta, magari Esselunga potrebbe puntare su un nuovo marchio. Io getto lì una proposta per il nome che sono sicuro troverebbe d’accordo molti concittadini genovesi con le prime due lettere della casa madre. Insomma a voi potrebbe piacere Es…ticazzi? A perenne ricordo di questa invasione di supermercati di cui parlavo poco sopra, in prosa e in versi.

La Sinistra insieme
Antonella Marras

“E se rendessimo navigabile il Polcevera?”

Antonella Marras esponente della sinistra e candidata sindaca per “La Sinistra insieme”, un cartello comprendente Rifondazione Comunista, partito Comunista Italiano e Sinistra anticapitalista, trova lo spirito per prendere tutto con la necessaria ironia e posta sul suo profilo: “Non vedo l’ora che Waterfront sia terminato finalmente potrò prendere la barchetta sotto casa, navigare il rio e il Polcevera, ormeggiarla nel canalgrande andare a fare la spesa e magari in uno dei 19 tra bar e ristoranti a mangiare un boccone, tutto senza code . Finalmente.😍

Pensavo, ma invece di tutto quello sbattone per la Gronda, se rendessimo navigabili il Polcevera collegandolo allo Scrivia? Che ci vuole buttiamo giù i Giovi così ci evitiamo quei rompi balle dei no alla gronda, permettiamo ai sciuri di venire per il week in metropoli fronte mare e finalmente noi plebe potremmo andare nuovamente nelle nostre spiagge di Vesima senza trovarle invase”.

Insomma come un politico astuto Bucci ha aspettato che le acque fossero navigabili per tornare alla carica. E vedrete che magari a breve termine nei suddetti canali si inventerà il palio remiero delle repubbliche marinare la cui ultima edizione è stata vinta proprio dall’armo della nostra città. Sarebbe l’occasione per rilanciare almeno un po’ il Waterfront di Levante dell’archistar Renzo Piano. Del resto se Euroflora può tenersi all’interno di un parco storico un palio remiero potrà ben svolgersi all’interno di qualche canale più o meno stagnante. Con buona pace dei vogatori… genovesi e non. Naturalmente il tutto con corredo di girandoline, ombrellini, red carpet, scivoli che non scivolano. E, naturalmente finale con i botti.

Dite a Marco che l’amo

Ma se una maschera è caduta, o meglio è stata gettata, in mattinata nè è caduta un’altra. Complice una lunghissima intervista (un’intera pagina) su “Il Secolo XIX” a Laura Sansebastiano, alias la signora Bucci, commerciante, pasticciera e madre di due figli laureati in ingegneria, Matteo e Francesca.

Solo che se Laura in fondo confida cose già note, dall’irascibilità del marito, alla completa dedizione al lavoro – la mission l’ha sempre chiamata Bucci – a scapito dell’interesse delle cose della famiglia e dei figli, non ne esce nemmeno l’immagine di una donna tanto sottomessa.  Anzi se lui urla – e lo sanno tutti – c’è anche un sistema per non farlo urlare: “Quando ti dice di fare una cosa, farla subito, così vivi tranquilla. Credo lo abbiano capito in Comune”. Che somiglia un po’ a un vecchio consiglio di un mio nonno…  “Se uno scemo ti apostrofa tu digli di sì e fallo contento” che poi ricorda un proverbio in auge in Campania che dice: “La ragione si dà ai fessi”.

Talmente femminista ante litteram la nostra Laura da aver compreso a soli 62 anni quante e quali armi hanno in mano le donne rispetto agli uomini, a certi uomini. E poi impagabile quel: “Lui mi dice di tingermi i capelli. Gli rispondo che lo farò quando se li tingerà lui. Che dire, sono grigia perchè ho 62 anni, mi deve prendere così”. Capitasse mai di incocciare mister Bucci con criniera e barba bionda siate comprensivi e pensate che lo ha fatto per una buona ragione.

E poi ancora qualche altra chicca, a erodere almeno un po’ quell’immagine da Pigmalione che ogni tanto gli viene cucita addosso. E’ vero c’è stato il collare, e poi la malattia… epperò prima o poi il mito finisce per sgretolarsi: “I primi tempi andavamo sempre in montagna, scalavamo: Mi disse che non mi avrebbe sposato se non fossi arrivata in cima al monte Bianco”. E al -Deduco ci sia arrivata dell’intervistatrice Laura, da giocatrice esperta, mette in tavola la briscola: “Lo avrei fatto, ma lui si è sentito male: Eravamo alla Capanna Vallot, a una certa altitudine il Bucci ha cominciato a vomitare e non siamo più riusciti a proseguire oltre”. E lo chiama e lo richiama il Bucci, come se si dovesse tenere per forza una certa distanza o se lei si sentisse il narratore di una farsa e volesse tenere una qualche distanza dal protagonista.

E poi ci sono le rogne create dalla grande popolarità del Marco, alias Il Bucci con tanto di rotture quotidiane in negozio di genovesi che hanno bisogno di parlargli. Ma come…non aveva detto e ridetto che nel suo ufficio le porte erano aperte proprio a tutti. Anzi a chiunque.

Infine donna Laura che dimostra la sua infinita pazienza e il suo grande buon senso confida il suo rapporto difficile con il suo corpo: “Io sono sovrappeso e sono pure parsimoniosa, quando mi devo vestire è sempre un problema: devo trovare qualcosa che mi entri e non abbia prezzi esagerati. Quando andiamo agli eventi vedo tutte queste signore bellissime, magre, curatissime, con le tette rifatte: le invidio, io sono l’unica grassa con i capelli grigi: ma sono pigra”.

Poi l’intervistarice si avventura: – Le è mai capitato di essere fuori luogo?

E la risposta almeno un po’ spiazza. Altro che first lady armacromisti e corsi di bon ton…”Una volta, lo ricordo ancora. Dovevo andare alla cerimonia dei protettori del salame di Sant’Olcese ( che poi confondersi fra produttori e protettori è un attimo, ma sono andato a controllare il Sindaco ha veramente presenziato alla cerimonia dei protettori del salame etc. etc.). Mi sono detta “salame…. Casella….” ho scelto jeans e camicia. Lei che cosa avrebbe fatto? Arrivata lì ho scoperto che era una cerimonia di un certo livello: Erano tutte col tacco alto e il vestito elegante. Ed io ero vestita da pic-nic”.

Fin qui lady Laura Sansebastiano, dottorato in chimica farmaceutica, come il marito, alias Miss Bucci, la first lady du scindecu cu cria intervistata dalla brava giornalista del Secolo XIX Gilda Ferrari.

Laura Sansebastiano

Dite a Laura che l’amo

Già Laura, proprio come quella del Petrarca del Canzoniere che rappresenta giusto l’inquietudine amorosa, l’amore profano, una passione che non conduce a Dio, ma anche il lauro ovvero l’alloro che simboleggia la gloria. Oppure l’auro ovvero il colore dei capelli… “Erano i capei d’oro a l’aura sparsi”. Ma se l’egoriferimento del Bucci e qull’amore per la gloria personale mi è abbastanza chiaro, ecco che rispunta la questione del colore dei capelli. D’oro, bianchi… con quel consiglio/richiesta, magari a voce un po’ alta, di tingerseli. E quella risposta a muso duro…. “Quando ti tingerai tu lo faccio anche io”. Vabbè cose che accadono nelle migliori famiglie.

E comunque sull’intervista le opinioni sono contrastanti. Andrea Guglielmino mio amico social, e figlio del compianto assessore Edoardo, mi scrive su whatsapp: “Caro Paolo, affido a questo messaggio la mia impressione sull’intervista alla moglie di Bucci: la certificazione dell’asservimento della stampa al potere, da cui dipende economicamente, così come dipendono le TV. Aveva iniziato Burlando la pratica delle regalie. Una intervista, se si può ritenere intervista, ruffiana e falsamente centrata sulla moglie. In realtà tende a far risaltare  il “lato umano” di Bucci uno di noi…”. E conclude …. “Scusa lo sfogo! Un saluto”. E poi aggiunge: “ E ironia della sorte esce nel giorno dei funerali di Mario Bottaro, il re delle interviste senza sconti”.

E vabbè sarà anche. Però punti di vista. Perchè se così proprio fosse la Laura, petrarchesca o no, si sarebbe prestata di buon grado e per amore del consorte/sindaco/commissario a mettersi in gioco pur di riportarci il “Bucci uno di noi…” che magari ci mancava tanto.

E magari all’inizio poteva pure essere così. Poi però, a meno di qualche colpo a tradimento mentre il sindaco si trovava a Madrid, i buoni propositi sono un po’ deragliati. Colpa della giornalista un po’ subdola o che invece Laura abbia deciso di togliersi qualche sassolino dalle scarpe diventando lei la prima vittima.

Il patriarcato, una stanza dorata

Tanto che l’associazione Non Una di Meno posta decisa riguardo all’intervista: “Mi disse che non mi avrebbe sposata se non fossi arrivata in cima al Monte Bianco”

“Il sistema per non farlo urlare c’è: quando capisci cosa vuole e quando ti dice che devi fare una cosa, la devi fare subito così sistemi la faccenda e poi vivi tranquilla”

“È sempre impegnato con il lavoro e non sa minimamente cosa succede in casa. Non è mai andato a parlare con i professori, per poco nemmeno sapeva dove andavano a scuola i ragazzi”

“Per i quarant’anni un paio di orecchini: per darmeli me li ha quasi tirati, con quel suo modo…”

Poche frasi, emblematiche, a raccontarci una relazione. Fosse una relazione qualunque ci chiederemmo come mai una persona sia disposta a sopportare tutto questo.

Ma questa storiella ha due protagonisti d’eccezione: il sindaco Marco Bucci e la moglie Laura Sansebastiano. E così, una realtà ai limiti dell’accettabilità come questa viene raccontata, condita da aneddoti di famiglia, annacquata con particolari da storia delle fiabe.

Una storia di sopportazione e di pazienza, al limite della violenza, che viene normalizzata da chi la pubblica.

Ci rifiutiamo di accettare questa narrazione patriarcale, di tollerare questo atteggiamento paternalistico, di interpretare questi comportamenti come “gli alti e bassi di una relazione lunga una vita con un uomo di potere”, come piace pensare a molti.

Non sposiamo nessunə, men che meno sotto condizione.

Ci vogliamo tranquillə senza dover sistemare alcuna faccenda decisa da altri prima di esserlo.

Vogliamo famiglie in cui il carico gestionale sia equamente diviso.

Vogliamo parole e articoli di giornale che descrivano vite possibili e che non facciano passare il patriarcato come stanza dorata.

Con molta rabbia”.

E le interpretazioni a questo punto si sprecano.  Fuoco amico del direttore di un giornale che in fondo ha sempre supportato sindaco e amministrazioni comunali e regionali come se qualche cosa nel rapporto fosse cambiato?

Oppure intervista concordata “a sua insaputa”, e non si tratta di Claudio Scajola, in cui Laura è caduta in un trapppolone? Oppure ancora, una giornalista non perfettamente aderente alla linea editoriale. O ancora la vendetta di una moglie che ha dimostrato troppa sopportazione, come vorrebbero le femministe.

Insomma un altro caso, un nuovo giù la maschera. E noi cronisti a caccia di una interpretazione più o meno plausibile e veritiera. Già maschere e verità, verità e menzogna: che poi Ennio Flaiano ci aveva imbastito su una serie di aforismi. Ma quello che preferisco è: “Solo la verità contiene abbastanza fantasia”. E poi aggiungerei… “In Italia non esiste la verità. La linea più breve fra due punti è l’arabesco. Viviamo in una rete di arabeschi”. E, aggiungerei di mia mano… dove i personaggi diventano, a loro insaputa o meno, macchiette.

E poi fulminante mi sovviene un dubbio: non è che questa è la risposta ironica all’intervista della famigerata ormocromista che tante critiche ha fatto piovere sulla malcapitata Elly Schlein. Perchè se così fosse la Bucci/Sansebastiano sarebbe veramente una compagnia di guitti baciata dalla genialità.

Ma dopo la scivolata sui protettori del salame mai arriverei a figurarmi tanto.

Paolo De Totero

Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta

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