Alla scoperta del futuro dell’informazione: dai troll filorussi al caso del deep fake di Bonaccini. Una chiacchierata con Laura Guglielmi, giornalista, scrittrice e già docente di Scrittura web e Informazione Multimediale Integrata dell’UniGe, di ritorno da Helsinki
Nell’era delle piattaforme digitali, anche il giornalismo ha cambiato faccia. Perché alla sfida delle trasformazioni tecnologiche nel modo di produrre le notizie si fonde la prova dell’interazione con il pubblico.
Sono gli anni della crisi del vecchio modo di fare informazione. Ne è convinta Laura Guglielmi, giornalista, scrittrice e già docente di Scrittura web e Informazione Multimediale Integrata dell’UniGe, che precisa: “Quello che è veramente in crisi è il giornalista distaccato dai lettori, il giornalista presuntuoso, il giornalista che non risponde. Il web pretende che tu sia sul pezzo, che rispondi subito e che se sbagli lo ammetti”.
Insomma, chi fa il mestiere di chi scrive è chiamato a evolversi e adattarsi al nuovo mondo dei media, perché il digitale non è solo un tipo diverso di video scrittura ma è una rivoluzione sociologica.
E se i giornalisti non vogliono scomparire dovranno “mantenere la loro figura di mediatori, di persone preparate in grado di decodificare le notizie vere da quelle false”, spiega Guglielmi che poi aggiunge che in questo magma multimediale “ci sarà sempre più bisogno di una persona preparata che sappia discernere quale notizia divulgare al lettore e come divulgarla. Che sappia andare a cercare la fonte e decodificare se la notizia è vera”.
L’antidoto al caos informativo, in sostanza, è il buon giornalismo. Peccato che non vada d’accordo con la corsa alla notizia che contraddistingue il popolo della grande rete, colleghi compresi.
Lo abbiamo visto ultimamente con il video taroccato del Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: una bufala che ha fatto 3.400 condivisioni solo su Facebook.
Lo ricorda anche Guglielmi sottolineando che in questi casi “il lettore, i giornalisti queste cose ormai dovrebbero saperle, deve trovare tre parole chiave come ad esempio Bonaccini, diga, alluvione. A questo punto non gli resta che digitarle sulla barra di Google e vedrà subito tantissimi siti che raccontano che è una bufala”.
Sembra facile. Eppure l’industria delle fake news continua a “gettare on line confusione informativa”. Che fare quando la notizia diventa un problema? “Seguire i passi della Finlandia”, risponde Guglielmi riportando l’esempio toccato con mano grazie al progetto Erasmus+ dell’Ordine dei Giornalisti della Liguria che ha portato a Helsinki quattordici giornalisti liguri.
E infatti aggiunge: “È encomiabile come il sistema finlandese, partendo dalle scuole primarie, insegni ai bambini come affrontare il mondo dell’informazione contribuendo a rafforzare la democrazia”.
Stiamo parlando di un sistema di media literacy, letteralmente “alfabetizzazione mediatica”, che è un patto culturale che unisce cittadini, studenti, giornalisti e politici nella lotta alla disinformazione.
Una strada che il Paese scandinavo, “che condivide con la Russia più di mille chilometri di confine”, percorre dal 2014, cioè da quando Mosca ha annesso la Crimea ed è diventato evidente che il campo di battaglia si era spostato online.
È in questo momento che la Finlandia ha deciso di prendere di petto la questione del trolling filosovietico e rivoluzionato la scuola per fare della lotta alle fake news una questione di protezione civile.
Conclude Guglielmi: “Abbiamo visto i ragazzi all’opera con i professori. Anzi, erano dei super professori perché si trattava di giornalisti della televisione di Stato – l’emittente pubblica Yle -, che va nelle scuole, collabora con i ragazzi e li rende protagonisti anche permettendogli di intervistare i loro influencer e TikToker. C’è già un coinvolgimento quando sono molto piccoli e questo è basilare”. È un passo avanti che rende più difficile mettere a segno le operazioni di propaganda.
“Ecco sì, la Finlandia è molto avanti, per loro la libertà di stampa è fondamentale, è uno dei capisaldi della democrazia. E i finlandesi alla democrazia ci tengono”.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.