Il leader serbo-bosniaco tira al referendum sullo status della Republika Srpska
Belgrado – La presidenza serbo-bosniaca ha reagito duramente a un’iniziativa dell’eurodeputata olandese Trineke Strik (Sinistra Verde), che ha chiesto all’Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina, Christian Schmidt, di dare un ultimatum a Milorad Dodik per ritirare i suoi ultimi provvedimenti da lei ritenuti di natura secessionista, destituendolo in caso del mancato rispetto di tale imposizione.
Dodik, leader serbo-bosniaco e presidente della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina, è da tempo impegnato in un duro braccio di ferro con Schmidt per via delle sue crescenti aspirazioni separatiste. Per questo è già stato colpito da sanzioni da parte di Usa e Gran Bretagna, e si moltiplicano le voci per misure restrittive anche da parte della Ue.
Christian Schmidt, “uno straniero illegittimo e illegale”
Un portavoce della presidenza serbo-bosniaca a Banja Luka, il capoluogo della Republika Srpska, ha parlato oggi di “incredibile arroganza” da parte dell’eurodeputata olandese, la quale crede che “la voce di uno straniero illegittimo e illegale (Schmidt) possa valere di più di 300.180 voti di cittadini della Republika Srpska che il 2 ottobre scorso hanno scelto Milorad Dodik come loro presidente”.
La Republika Srpska non riconosce, infatti, la legittimità di Schmidt. Dodik, ha affermato il portavoce citato dai media a Belgrado, continuerà a difendere gli interessi dell’entità serbo-bosniaca.
“Il tempo degli ultimatum è passato e il presidente Dodik non cederà a nessuna pressione e minaccia, continuerà a difendere gli interessi della Republika Srpska e dei suoi cittadini, il suo territorio e le sue proprietà”, ha detto il portavoce della presidenza serbo-bosniaca.
Dodik tira al referendum sullo status della Republika Srpska
“Non vogliamo più essere un protettorato e una colonia”.
Il 2 luglio scorso, il leader serbo-bosniaco ha annunciato un possibile referendum entro l’anno sullo status della Republika Srpska.
“Crediamo che entro il nuovo anno la Republika Srpska potrebbe organizzare un referendum col quale esprimersi sulle più importanti questioni del suo status, e sui modi di andare avanti”, ha detto Dodik parlando all’indomani del duro intervento col quale l’Alto rappresentante internazionale ha annullato il nuovo provvedimento adottato dal parlamento della Republika Srpska sull’inapplicabilità delle decisioni della corte costituzionale bosniaca.
“La Republika Srpska non intende rinunciare alla difesa delle sue posizioni”, ha aggiunto il leader serbo-bosniaco che ha tenuto un discorso dagli accenti fortemente separatisti a Kozara, presso il capoluogo dell’entità Banja Luka.
La Republika Srpska, ha osservato Dodik, mira alla sua sovranità e “la sovranità non ci può essere se persiste una situazione di protettorato e di colonia. La colonia si configura come un Paese amministrato dagli stranieri. Servono altre prove a dimostrazione che siamo una colonia?”.
E a destabilizzare i Balcani ci si è messa pure l’Ungheria
Il Paese, insomma, non è mai stato così a rischio da decenni. E a destabilizzare i Balcani ci si è messa pure l’Ungheria con l’endorsement del ministro degli esteri ungherese, Peter Szijjarto, a sostegno degli atti dell’Assemblea Nazionale della Republika Srpska.
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