“L’obiettivo principale del giornalismo è rendere conto dei fatti nel rispetto delle regole deontologiche, senza svolgere un ruolo giudicante”
Palermo – Il giornalismo etico e il rispetto per i principi deontologici sono aspetti fondamentali nell’informazione di eventi rilevanti e delicati. Uno di questi casi ha attirato l’attenzione sulla questione dell’identificazione degli indagati: lo stupro di gruppo avvenuto al Foro Italico di Palermo lo scorso 7 luglio, che ha portato all’arresto di sei maggiorenni. La pubblicazione dei loro nomi da parte di alcuni organi di informazione ha suscitato un acceso dibattito, con il presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo, Dario Greco, che ha criticato l’azione definendola “barbarie”. Tuttavia, la Figec (Federazione Italiana Giornalismo, Editoria e Comunicazione) ha difeso la scelta dei giornalisti sottolineando l’importanza di un’informazione accurata e completa.
Rendere conto dei fatti nel rispetto delle regole deontologiche
In una nota rilasciata da Daniele Ditta, Giuseppe Lo Bianco, Sandra Figliuolo e Giulio Francese, la Figec ha sottolineato che l’obiettivo principale del giornalismo è rendere conto dei fatti nel rispetto delle regole deontologiche, senza svolgere un ruolo giudicante. Secondo la Figec, la pubblicazione dei nomi degli indagati è stata una mossa legittima e nel corretto esercizio del diritto-dovere di cronaca, poiché questi individui sono stati privati della loro libertà su disposizione di giudici terzi e su prove ritenute solide.
La federazione ha anche sottolineato che, nel caso specifico dello stupro, non si tratta solo di una denuncia da parte della vittima, ma ci sono anche prove come un video dell’atto e intercettazioni che menzionano i nomi degli arrestati. Tali elementi di prova sono stati confermati sia dal GIP (Giudice per le Indagini Preliminari) che dal tribunale del Riesame.
Il giornalismo non deve fare da giudice
La Figec ha ribadito che il giornalismo non deve fare da giudice, ma piuttosto presentare i fatti dopo una verifica accurata e rispettare la privacy della vittima. Tuttavia, hanno sottolineato che ciò non dovrebbe limitare l’informazione accurata e completa, che può aiutare a comprendere la gravità degli eventi e a stimolare un dibattito pubblico necessario.
La nota della Figec ha anche affrontato le critiche che hanno equiparato l’informazione tradizionale a ciò che accade sui social media, dove spesso le notizie sono manipolate per avviare campagne di odio. La federazione ha chiarito che la responsabilità dei giornalisti è quella di seguire standard etici e professionali, non cedere alle pressioni dei social media e garantire un’informazione equilibrata.
Infine, la Figec ha proposto un approccio di dialogo e formazione, invitando il presidente dell’Ordine degli avvocati, Dario Greco, a partecipare a un corso di formazione sul tema. L’obiettivo è preservare il diritto-dovere di cronaca, che è cruciale sia per i giornalisti che per gli avvocati. La federazione ha sottolineato che la censura e l’eccessiva estensione dei diritti alla privacy e alla presunzione d’innocenza non risolvono le gravi questioni sociali ed etiche, come dimostrato da episodi come lo stupro di gruppo al Foro Italico.
In sintesi, la controversia sulla pubblicazione dei nomi degli arrestati in questo caso di stupro a Palermo evidenzia la complessità dell’equilibrio tra il diritto alla privacy, il dovere di cronaca e l’etica giornalistica. La Figec ha difeso la scelta dei giornalisti di pubblicare i nomi degli arrestati come parte della loro responsabilità di informare accuratamente il pubblico su eventi rilevanti, sottolineando che tale azione non dovrebbe essere confusa con il fenomeno delle campagne d’odio sui social media.
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