Processo Rinascita Scott, nel Vibonese la ‘ndrangheta condizionava tutto

Due anni dibattimento, oltre 50 collaboratori di giustizia interrogati e 207 condanne che superano i 2000 anni di carcere

Lamezia Terme – “È giusto dire e ribadire che siamo di fronte a una sentenza di primo grado, non a una sentenza passata in giudicato per cui ogni valutazione che verrà fatta deve tenere conto di questa circostanza. Detto questo, la pervasività dell’organizzazione criminale nella provincia di Vibo Valentia era così radicata, così diffusa, così allarmante così inquietante che penso possa essere rilevato come non ci fosse nessun aspetto della vita, del tessuto economico e sociale della provincia che non fosse condizionato dalla forza di intimidazione di questa organizzazione criminale così pericolosa”.
Così il procuratore facente funzioni della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, nell’aula bunker di Lamezia Terme al termine della lettura della sentenza nel maxi processo Rinascita Scott, istruito dalla distrettuale antimafia contro le cosche del vibonese.
Il magistrato ha sottolineato come la sentenza del Tribunale di Vibo Valentia segue “quella del rito abbreviato ed entrambe confermano la struttura criminale dell’organizzazione ‘ndranghetistica nella provincia di Vibo che fa capo alla famiglia Mancuso. L’ulteriore conferma sta proprio nella decisione di oggi”. 

Il blitz nel 2019 

L’operazione Rinascita Scott, il cui processo di primo grado si è concluso oggi, scattò il 19 dicembre 2019 e vide complessivamente indagate quasi 400 persone. L’operazione dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia, coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro, portò all’esecuzione di centinaia di misure cautelari.
Le misure cautelari furono 334 a carico di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, detenzione di armi, traffico di stupefacenti, truffe, turbativa d’asta, traffico di influenze e corruzione.
Dei 334 indagati sottoposti alla misura cautelare, 260 furono ristretti in carcere, 70 agli arresti domiciliari e 4 sottoposti al divieto di dimora.
L’operazione ha disarticolato tutte le organizzazioni di ‘ndrangheta che operano nel Vibonese e  che fanno capo alla cosca Mancuso di Limbadi.
L’allora procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, oggi a capo della procura di napoli, la definì come “la più grande operazione dopo il maxi processo di Palermo”.
Nel troncone celebrato con rito abbreviato sono già arrivate 70 condanne, mentre per gli altri il processo si è concluso oggi dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia.
A giudizio i maggiori clan del Vibonese: Mancuso di Limbadi, Accorinti di Zungri, Bonavota di Sant’Onofrio, Lo Bianco, Pardea, Pugliese e Macrì di Vibo Valentia, Cracolici di Maierato, Bonavena di Pannaconi, Barbieri di Cessaniti. Fra gli imputati “eccellenti” l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, e poi l’ex consigliere regionale del Pd Pietro Giamborino e l’ex sindaco di Pizzo. Gianluca Callipo.

Da Rebibbia ai 5 tronconi del processo 

Ha avuto inizio l’11 settembre 2020 l’udienza preliminare di quello che poi è diventato il maxiprocesso Rinascita Scott. La prima udienza si è tenuta nell’aula bunker del penitenziario del carcere di Rebibbia, a Roma, una scelta dettata dal fatto che all’epoca l’aula bunker nell’area industriale di Lamezia Terme era ancora in fase di completamento.
A Lamezia, il 13 gennaio 2021 , si è poi tenuta la prima udienza dibattimentale del processo dinanzi al Tribunale collegiale presieduto dal giudice Brigida Cavasino, e i giudici a latere Claudia Caputo e Gilda Romano. La dottoressa Gilda Romano è stata poi sostituita a processo in corso dalla collega Germana Radice in quanto aveva già emesso una sentenza (nata dall’operazione “Nemea” contro il clan Soriano) che poteva influire sul giudizio di Rinascita Scott.
Il maxiprocesso si è poi diviso in 5 tronconi: il principale è arrivato a sentenza di primo grado oggi, mentre altri 74 imputati hanno scelto il rito abbreviato, già giunto alla sentenza di secondo grado.
Altro troncone del processo è in corso dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro e prende in esame 5 omicidi e un sequestro di persona per il quale la Dda di Catanzaro ha già formulato la richiesta di 5 ergastoli e altre condanne a 30 anni di reclusione.
Processo a parte per il presunto boss di Zungri, Giuseppe Accorinti, tra i principali imputati di Rinascita Scott, nei cui confronti la Cassazione ha accolto una richiesta di ricusazione dei giudici del Collegio odierno di Rinascita Scott, sollevata dalla difesa, in quanto i magistrati si erano già occupati della sua posizione trattando altri procedimenti.
La posizione del principale imputato – il boss Luigi Mancuso di Limbadi – indicato come vertice dell’intera ‘ndrangheta vibonese, è stata stralciata dal dibattimento a processo in corso ed è confluita nel processo nato dall’operazione antimafia denominata Petrolmafie, in corso dinanzi ad altro Collegio del Tribunale di Vibo Valentia.

Il verdetto

207 condanne per oltre duemila anni di carcere. Sono i numeri del verdetto di oggi, arrivato dopo 36 giorni di camera di consiglio.
I giudici del Tribunale di Vibo Valentia, al termine del processo di primo grado, hanno assolto l’ex sindaco di Pizzo ed ex presidente di Anci Calabria Gianluca Callipo. Per lui, la Dda di Catanzaro aveva chiesto la condanna a 18 anni di reclusione.

Condannato a 14 anni, l’avvocato di Vibo Valentia Francesco Stilo, per il quale i pm avevano sollecitato 15 anni. Un anno e sei mesi all’ex consigliere regionale del Pd Pietro Giamborino e 11 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa all’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Pittelli.

Le condanne più pesanti – 30 anni di reclusione – sono state inflitte a Saverio Razionale, indicato come il boss di San Gregorio d’Ippona e a Domenico Bonavota, ritenuto il boss di Sant’Onofrio.

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