Genova – Il Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce continua a far parlare di sé e noi, dopo un week-end di polemiche, ripartiamo con un’intervista al nuovo curatore, Carlo Antonelli, che abbiamo raggiunto ieri con una telefonica.
La nostra intenzione è quella di fare chiarezza e, letta sul Secolo XIX la notizia di un vertice tra il Comune e la Open S.r.l., cerchiamo di capire cosa ne pensi Antonelli del fatto che la società potrebbe anche andare avanti a condizioni diverse: “Più che pensarne, non ne so nulla”, risponde un po’ stupito e, stupiti anche noi, andiamo avanti con l’intervista.
Chiederemo in giornata un commento sull’incontro direttamente al soggetto gestore, perché il nodo delle condizioni contrattuali è fondamentale in questa bagarre: “Le condizioni del contratto della Open sono molto chiare” spiega Antonelli che precisa di essere entrato in servizio soltanto il primo gennaio di quest’anno e poi fa l’elenco dei servizi museali gestiti dalla società: “Biglietteria, accoglienza, guardianeria sale, apertura della villa, didattica, comunicazione, marketing e uso della villa per eventi estranei al calendario, non espositivi, per poter ricavare ulteriore denaro per alimentare i proventi della start-up”.
Non si tratta di un contratto di gestione artistica e, infatti, il curatore chiarisce che “l’idea era di affidare questi servizi a una società più giovanile, capace di creare un’accoglienza e una forma di comunicazione più fresca, senza sottovalutare il risparmio da parte del Comune su servizi molto onerosi come la guardianeria”.
Altro nodo fondamentale, infatti, è quello degli introiti. La collezione di prestigio conservata nella villa, da sola non basta a recuperare visitatori “perché non contiene clamorosi pezzi dell’arte del 900 o del contemporaneo. Contiene ottimi pezzi, e due piccoli capolavori dell’astrattismo tra le due guerre sono stati prestati di recente alla Fondazione Prada, ma non sono pezzi da scolaresca né da masse turistiche. È una struttura pauperistica che genera poco denaro”, mette in chiaro Antonelli che tiene a dichiarare di avere “lo stipendio più basso mai sentito nel mondo della curatela”.
Questo sistema del mix pubblico-privato deriva da un’idea di alleggerimento dei costi per il Comune che “se non sbaglio, prende a modello Electa Grandi Mostre, che cura gli stessi servizi per altri musei di arte contemporanea italiana, senza che ciò abbia niente a che vedere con la collezione o con le mostre temporanee” continua Antonelli e ribadisce che nel bando e nel contratto ”è molto chiara l’autonomia del curatore”.
AUDIO DELL’INTERVISTA TELEFONICA A CARLO ANTONELLI. PARTE I
È difficile pensare che un museo di arte contemporanea viva di bigliettazione quando dappertutto “il modo per campare e poter finanziare delle mostre è fare eventi sponsorizzati e festival”, rileva Antonelli che aggiunge categorico: “Forse questo avrebbe dovuto far pensare che si stava intraprendendo un’impresa difficile. Il rischio d’impresa era chiaro”.
Poi ricorda che “c’è stato un anno intero in cui addirittura c’era una sorta di vuoto, nel senso che il curatore non era presente fisicamente e dunque ci sarebbe stato il modo di fare qualunque cosa“, e commenta secco il gesto di protesta della Open S.r.l.: “Da un lato la protesta può essere interpretata come una richiesta d’aiuto, tuttavia la collaborazione è stata richiesta sulla base di un assunto a voler entrare in contenuti che non appartengono ai ruoli“.
Parla anche di malessere, il curatore del museo, un malessere tra gli attori di questa vicenda che “una governance diretta del Comune o di Palazzo Ducale ” avrebbe attenuato.
Quello di Villa Croce è un esperimento che “richiede un’attenzione costante e, invece, complice un passaggio politico che non avveniva dal dopoguerra, ci sono stati congelamenti e ritardi nella macchina comunale che hanno portato a lentezze e mancanza d’attenzione”.
La prova? Il fatto che la risonanza mediatica di questo fine settimana, unita all’ingresso gratuito, abbia moltiplicato gli accessi: “Se ci fa comunicazione la gente viene. Il problema è semplice, bisogna lavorare”, conclude Antonelli.
AUDIO DELL’INTERVISTA TELEFONICA A CARLO ANTONELLI. PARTE II
AGGIORNAMENTO VERTICE OPEN
Come anticipato all’inizio, abbiamo chiesto chiarimenti alla Open S.r.l. che ieri ci ha confermato di non aver partecipato ad alcun incontro.
Simona Tarzia
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Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.