Verde pubblico a Genova, il punto su un cambio di passo necessario

Scarfì, Genova contro il degrado: “L’idea è che il Piano del verde, anziché mirare a una riqualificazione seria, serva per poter mettere mano al PUC”

Genova è al centro di una serie di polemiche sull’abbattimento e la potatura estrema degli alberi pubblici. La preoccupazione cresce mentre il patrimonio arboreo della città è diminuito drasticamente negli ultimi anni. Con oltre 2.000 esemplari abbattuti tra il 2016 e il 2020 e soltanto 1.000 ripiantati, la situazione è diventata urgente e richiede un veloce cambio di passo.

In questa intervista esploriamo le sfide e le controversie legate alla gestione del verde urbano genovese, dalla mancanza di risorse per la manutenzione alla necessità di un piano strategico per garantire un futuro sostenibile per la città.

Leggi l’intervista

Polemiche per l’abbattimento e la potatura estrema degli alberi a Genova, che cosa sta succedendo in città?

Sta succedendo che in città, e non è un fenomeno dell’ultimo solo degli ultimi periodi ma è solo la gente che è più molto più sensibile al problema, purtroppo diciamo il patrimonio arboreo complessivo è sceso ed è sceso soprattutto in alberi di grandi dimensioni. Dal 2016 al 2020 sono stati abbattuti 2.000 alberi e ne sono stati ripiantati solo 1.000. Negli ultimi due anni la situazione è leggermente migliorata però complessivamente il patrimonio arboreo della città è problematico e anche anziano, e avrà bisogno di queste sostituzioni in un prossimo futuro ma purtroppo sembra che manchino anche le risorse, sia per fare queste sostituzioni sia per la manutenzione ordinaria di questi alberi.

Ecco, abbiamo qua di fianco il pino di Spianata Castelletto, Aster lo ha classificato come di classe “D” che significa appunto “propensione estrema al cedimento”. È davvero così? Si poteva fare manutenzione prima?

Il dettaglio lo può sapere soltanto Aster. Sicuramente la classificazione “D” è quella di un albero a rischio e soprattutto in una zona come questa poteva effettivamente creare dei problemi. Cosa si poteva fare prima? Ripeto, è difficile. Però questo è un caso emblematico perché, contrariamente a quanto ho  detto prima e cioè che le sostituzioni sono state fatte o non sono state fatte in tempi lunghissimi, qui in brevissimo tempo si è provveduto alla pulizia, alla fresatura – ed è stato un lavoro enorme di fresatura perché era un ceppo di un metro di diametro -, e alla ripiantumazione. La cosa che ha dato più soddisfazione è che è stato ripiantato un pino domestico, albero che è stato completamente bandito dalle alberature cittadine perché viene considerato problematico, ma evidentemente in questo contesto specifico non hanno osato piantare un albero diverso. Certo, ci vorranno 100 anni perché diventi grande come questi, questi alberi hanno cent’anni ma oggettivamente non si si poteva piantare un albero di cent’anni.

E in effetti c’è un Regolamento che stabilisce che si debbano ripiantare alberi di pari dimensioni, ma in certi casi è veramente impossibile.

Questo è oggettivamente impossibile. Il Regolamento parla molto chiaro: il tuo bilancio arboreo deve rimanere sempre costante anche come capacità delle chiome, per l’ombra e per i benefici ecologici. Una notizia che ho scoperto in questi anni di indagini: c’è una legge del 2013, quindi più di 10 anni fa, quella che tutti conoscono come “un albero per ogni neonato” e che nessun comune rispetta, tanto per essere chiari, non è solo Genova che è largamente inadempiente, che però dice una cosa semplicissima e cioè che alla fine di ogni mandato il Sindaco deve fare un bilancio arboreo del suo mandato,  deve dichiarare come ha ricevuto la città e come la restituisce ai cittadini. Questo non lo ha fatto né la giunta Doria a fine 2017, né la giunta Bucci al 2022. Adesso hanno promesso che dovrebbero farlo alla fine questo mandato e infatti stanno piantando molto velocemente.

Parlando di alberi monumentali, esiste un registro per queste piante?

Esiste, l’ha istituito una legge del 2013, quindi ha più di 10 anni. È un registro nazionale. Ma questi alberi sono molto pochi rispetto al patrimonio, sono davvero quelli che non può toccare nessuno. A Genova ce ne sono sei o sette. Nessuno di questi di Spianata? No assolutamente. Questi sarebbero alberi, come prevede il regolamento del verde del 2010, “di particolare pregio”. Dovrebbe esserci un registro degli alberi di particolare pregio che dovrebbero essere quelli che potrebbero in qualche modo diventare monumentali. Un po’ come per le botteghe storiche. Ecco una parte in cui siamo inadempienti è che non esiste il registro degli alberi cittadini di particolare pregio. Poi la gente lo sa, Aster lo sa, però non sono certificati.

E dove lo troviamo un albero monumentale a Genova?

Nei parchi di Nervi, a Pegli, poi ce ne sono anche nella Val D’Aveto. Le procedure per farlo diventare albero monumentale certificato sono regionali e sono molto rigide però ogni tanto viene fatto. Èuna domanda che può fare anche un singolo cittadino.

Ecco invece tornando agli abbattimenti dov’è che sono stati effettuati gli altri abbattimenti in città?

Gli abbattimenti purtroppo sono stati fatti da tante parti e per i motivi più diversi. Ma citerei quello più significativo che non è stato un abbattimento è stata una tempesta che, nei parchi di Nervi a fine 2016, ha abbattuto più di 200 alberi. Stiamo parlando del parco storico più importante di Genova e, ad oggi, l’Associazione amici parchi di Nervi non è ancora riuscita ad avere un censimento di quello che è stato reimpiantato rispetto a quella che era la situazione nel 2016 e siamo nel 2024. Questo dà l’idea, secondo me, delle difficoltà oggettive che ci sono proprio a livello di risorse nella gestione di un patrimonio che è complesso, è grande. E le risorse sono davvero scarse.
Abbiamo parlato della cura del verde, ma Aster ha il personale per fare questa cura del verde? Sappiamo quanti giardinieri ci sono per tutta Genova?
Sì, Aster ha circa un’ottantina di giardinieri. L’impressione che hanno tutti è che queste risorse siano assolutamente insufficienti rispetto alla mole di d lavoro che c’è. Credo che anche il vicesindaco Picciocchi, in relazione all’espansione urbanistica della città e i nuovi spazi verdi che verranno creati e che dovrebbero incidere per circa un 30% sulla superficie già esistente, abbia detto che serviranno nuove risorse. Fatto sta che ad oggi gli interventi sono sostanzialmente sulle emergenze, sulle urgenze, non si riesce a fare un intervento serio di pianificazione come sarebbe necessario sulla cura e sul mantenimento del verde.

Lunedì prossimo ci sarà la seconda commissione sul cosiddetto “Piano strategico del verde”: quali sono le istanze che porterà Genova contro il degrado?

La prima istanza era stata quella di averlo e siamo stati felici quando il Comune ha detto che avremo un piano del verde. Poi abbiamo un attimo un po’ rivisto la nostra posizione anche vedendo i primi documenti che sono stati creati e soprattutto il modo con cui sono stati creati. Una commissione interna solo di funzionari del Comune – tutte persone certamente preparate, non dico di no – ma senza nessun aiuto di professionisti esterni. Ti faccio l’esempio di Cagliari che ha affidato il piano a un grande studio di Milano che ha fatto la caserma Gavoglio a Genova. Padova si è rivolta a dei consulenti. Oggi il piano del verde di Padova è considerato la guida di come dovrebbe essere.
È mancata anche la fase di partecipazione iniziale, sia con le associazioni che con i tecnici, sia sul territorio. Staremo a vedere. Abbiamo l’impressione, e questo lo verificheremo lunedì, che più che una risposta all’istanza di avere una riqualificazione seria del verde per i prossimi anni, sia un po’ un’esigenza dovuta al fatto di dover velocemente rimettere mano al PUC e oggi come oggi le leggi e il buon senso prevedono che se tu non hai un un’idea di come gestirai e svilupperai il verde in città non puoi cambiare il PUC e soprattutto non potrai avere dei finanziamenti per le opere che andrai a finanziare. Quindi abbiamo un po’ timore che siano solo delle indicazioni di carattere molto, molto generale e molto, molto sfumate e che si perda un’altra occasione per sviluppare in maniera corretta il verde in città.

Il piano del verde comprende solo il verde pubblico o anche quello privato? Lo chiedo visto quello che è successo con il caso famoso di quella villa dello sportivo…

Il piano del verde è come un PUC, prevede tutto. Le difficoltà che abbiamo visto sul verde pubblico e che abbiamo conteggiato prima, sul privato le informazioni sono davvero scarsissime o nulle. L’impressione, anche come citavi tu quest’ultimo caso che andrà valutato con attenzione e anche l’assessore all’urbanistica ha detto che farà dei controlli, l’idea è che anche il patrimonio verde privato sia stato pesantemente intaccato in questi anni. Un esempio è quello delle palme con il punteruolo rosso. Quelle pubbliche sono state decimate ma anche quelle private. Peccato che i privati non abbiano neanche fatto il tentativo poi di ripiantarle, di sostituirle perché spesso e volentieri la mancanza di disponibilità o la mancanza di controlli o tutte e due le cose insieme, fanno sì che il privato anche in casi particolarmente eclatanti non rispetti le regole e anche lo spirito del Regolamento del verde.

Magari al posto degli alberi ci fa una piscina…

Ma ti potrei citare un altro caso: c’è un filare di palme che prima sono state capitozzate a sette, otto metri d’altezza e poi sono state completamente abbattute. Ecco, le hanno sostituite con delle fioriere. Questa è una delle prossime cose su cui mi darò da fare. E quale autorità vigila su questo? L’ufficio dell’urbanistica che è una cosa completamente diversa dal verde pubblico. L’ufficio del verde pubblico si occupa del verde pubblico, Aster si occupa del verde pubblico e invece è l’urbanistica che dà le autorizzazioni alle trasformazioni, ai tagli, ai rimpianti, agli abbattimenti, quindi con criteri che forse da quello che ho visto non sono gli stessi che poi sono usati per il verde pubblico.

Simona Tarzia

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.

One thought on “Verde pubblico a Genova, il punto su un cambio di passo necessario

  1. L argomento di interesse comune trattato con competenza. Molto interessante ed esaustivo e soprattutto molto importante dal mio punto di vista mai polemico,

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