La rabbia del Presidente del Centro Ovest per l’informazione a metà di una nota trasmissione televisiva nazionale
Troppo a lungo le periferie sono state considerate luoghi destinati all’emarginazione, e troppo spesso ci si indigna solo quando vengono a galla i problemi legati alla criminalità. E la violenza spesso diventa una risposta al disagio sociale e alla diversità etnica di chi è trattato come un pacco postale da spostare da un quartiere all’altro quando diventa un problema troppo ingombrante.
I luoghi distanti dal centro amministrativo convenzionalmente chiamati “periferie”, sono diventati, non solo nell’immaginario collettivo, sinonimo di degrado ambientale e sociale, un territorio senza speranza dove sembra regnare l’assenza di regole e di servizi essenziali.
La responsabilità di questa situazione non può essere attribuita a una singola causa, ma è il risultato di anni di mancata azione e di politiche inefficaci. È giunto il momento di smettere di generalizzare e di analizzare attentamente le diverse realtà urbane, considerando le loro potenzialità e le loro specifiche esigenze.
Vivere al di fuori del nucleo urbano “centrale” non dovrebbe essere considerato una condanna, ma un’opportunità per una migliore qualità della vita, a condizione che ci sia un’impegnata leadership politica che si prenda cura di queste comunità. È essenziale garantire servizi adeguati, trasporti efficienti e promuovere un senso di appartenenza che si traduca in un controllo sociale attivo e in interventi preventivi e repressivi contro l’illegalità.
E sarebbe ora di cancellare il marchio negativo che affligge le periferie, derivato in parte anche dalla crisi dei modelli urbani del passato.
Le politiche sulla città devono abbracciare una visione ampia e coinvolgere attivamente i cittadini in questo processo di rinascita. È essenziale agire con determinazione per ripristinare la legalità e offrire prospettive di sviluppo e miglioramento della qualità della vita nei quartieri periferici.
Per farlo, dobbiamo partire dall’identità e dalle risorse già presenti in queste comunità. È necessario coinvolgere attivamente i residenti nella ricostruzione della storia e dell’identità dei loro quartieri, incoraggiandoli a difendere e valorizzare il proprio territorio.
La sfida è grande ma non impossibile.
Abbiamo bisogno di idee innovative, di impegno politico e di una visione strategica che ci permetta di trasformare le periferie urbane in luoghi di vitalità e inclusione, rimuovendo l’immagine negativa del degrado e sostituendola con una nuova centralità urbana, ricca di opportunità e speranza, e sbarazzandoci definitivamente dell’idea che qualsiasi servitù debba essere collocata necessariamente nelle solite periferie.
Ma come si potrà fare se anche certe trasmissioni televisive nazionali sembrano concentrarsi su un’informazione a metà, centrata sulla spettacolarizzazione del disagio e della rabbia anziché mettere in luce anche le storie positive?
Una tendenza che, tra l’altro, rischia di soffocare qualsiasi slancio, facendo sì che il pubblico resti ancorato a un’immagine distorta e pessimistica, e i residenti non pensino ad altro che ad andarsene.
In questa riflessione si inserisce bene la famosa teoria delle “broken windows”, sviluppata nel 1982 da James Q. Wilson e George Kelling, esperti di scienze sociali. Essa sostiene che trascurare piccole trasgressioni può generare un aumento della violenza e del degrado. Prendendo spunto dall’esempio della finestra rotta, Wilson e Kelling spiegano come la mancanza di manutenzione e cura possa incoraggiare ulteriori atti vandalici, generando un senso di abbandono e attirando comportamenti criminali.
Oggi Sampierdarena è arrivata a un punto di criticità tale che non si può più accettare che cinque o sei delinquenti che stazionano in piazza Vittorio Veneto siano una minaccia costante per tutti. Va applicata la politica della “tolleranza zero” e ristabilita la sicurezza subito. Lo stesso vale per le attività dove si spaccia o dove si vende alcol anche quando una specifica ordinanza lo vieta.
Contestualmente, le amministrazioni devono intervenire sugli aspetti che questo degrado lo creano, ripensando alla città distante dal centro non come un ricettacolo di servitù ma come un’opportunità, creando servizi e infrastrutture di qualità, trasporti efficienti e vera riqualificazione. E aggiungendo un po’ di marketing territoriale mirato non solo al centro, tanto più che per l’evento dei Rolli Days sono arrivate a Sampierdarena 2.000 persone.
Anche monitorando le cause che portano a percentuali preoccupanti di abbandono scolastico e mettendo a disposizione i dati reali sulla salute pubblica. Finché la costruzione di un marciapiede sarà un evento da sottolineare con una inaugurazione, per la città distante dal centro ci saranno poche prospettive di riscatto.
fp
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.