Genova – Assessore delle due giunte guidate da Giuseppe Pericu, Arcangelo Merella riparte da Ge9Si “una lista civica – precisa – che riavvicini la gente alla politica senza lo sbarramento dell’ideologia di partito e che favorisca l’incontro dei cittadini su un programma”.
Per governare una città non servono alleanze frettolose ma chiarezza sui programmi. Questo – secondo Merella – il problema dell’attuale giunta: “il fatto di non essere chiari quando si fanno i programmi per governare una città è alla base del disfacimento delle alleanze messe insieme per fare numero. Il sindaco Doria non è riuscito a portare a termine alcuni aspetti edificanti del suo programma perché era stretto tra chi, nella sua stessa maggioranza, premeva in una posizione e chi nell’altra. Se non c’è condivisione fin dall’inizio è impensabile stare insieme cinque anni”.
Ha già pensato a chi formerà la sua squadra di governo?
“No, è davvero molto presto. Quello che le posso dire è che dobbiamo premiare la competenza. A questo proposito le anticipo che faremo partire a gennaio una scuola di formazione che durerà fino a maggio e che darà, con l’aiuto di docenti qualificati, le informazioni fondamentali a chi vuole o conta di poter amministrare una città. Credo sia la prima volta che durante una campagna elettorale chi pensa al governo pensa soprattutto a mettere insieme una squadra che sa di cosa parla”.
Assessore alla mobilità e ai trasporti nelle giunte Pericu, quali soluzioni ha in mente per il trasporto pubblico genovese?
“Bisogna mettere mano a un’azienda che sta evidenziando limiti non più sopportabili. Non si tratta solo di rinnovare il parco veicolare ma anche di risolvere il problema dei tempi di attesa. È venuto meno quello che faceva la differenza con le altre città: il servizio estremamente capillare.
Genova non può più permetterselo per effetto dei costi che sono diventati insopportabili e non ha nemmeno favorito, se non in minima parte, la possibilità di affidare ad altri vettori le linee a domanda debole.
Occorre rivedere l’azienda, il suo funzionamento e ritornare a far partecipare nella gestione un socio di mestiere importante, che insegua i principi di sostenibilità finanziaria e adeguatezza del servizio.
Poi bisogna fare un salto di qualità. Noi pensiamo che la reintroduzione dei tram possa costituire un’occasione straordinaria per la città, per la Val Bisagno in primis e poi per tutte le zone che non saranno servite dalla linea metropolitana sotterranea o di superficie”.
Dove pensate di recuperare i finanziamenti per le linee dei tram?
“A mio avviso il tram richiede un investimento di 500 milioni di euro in dieci anni e le risorse possono essere attivate dal ministero competente o dall’Unione Europea. Questo non esclude la partecipazione di partner privati che, a fronte della disponibilità di gestire il servizio, possano fare investimenti con una possibilità di ritorno in venti, quarant’anni.
Quindi vi serviranno due mandati?
Certo che occorrono due mandati ma io oggi lavoro per farne uno e allevare una generazione di giovani competenti che abbiano voglia di proseguire questo radicale cambiamento per la città. Genova deve diventare attrattiva per i giovani e per questo abbiamo avviato il gruppo di lavoro Genova chiAma giovani, che metterà a punto qualche idea davvero sorprendente”.
Lei è un politico di lungo corso. Che cosa pensa di poter fare adesso che non è riuscito a fare prima quando faceva parte della giunta Pericu?
Più che quello che non ho fatto direi cosa, di quell’esperienza, metterei a punto meglio.
Il primo aspetto è la mobilità elettrica, una frontiera con la quale dovremo confrontarci. Poi occorre rompere l’isolamento: dev’essere facile venire a Genova. Dev’essere bello fermarcisi per lavorare e per studiare. La nostra città è ricca di bellezze naturali e storiche, come i Palazzi dei Rolli ad esempio. Bisogna mettere a punto un’offerta di bellezza e di piacere cui risulti difficile sottrarsi.
Se raggiungeremo questi traguardi, avremo fatto un passo avanti rispetto all’esperienza estremamente positiva della giunta Pericu”.
Come pensa di gestire il fenomeno dell’immigrazione?
Su questo tema c’è molta strumentalizzazione, il che non vuol dire che il problema non esista. Il problema esiste ed è rappresentato non tanto dai nuovi immigrati ma da quelli che si sono insediati in vere e proprie enclave, pensiamo alla comunità latinoamericana a Sampierdarena o ad alcuni africani in centro storico, molti dei quali sono dediti alla criminalità. Questi vanno combattuti come stanno facendo bene il questore e il prefetto.
Quanto ai rifugiati, stiamo portando avanti con alcuni giovani giuslavoristi un progetto per utilizzarli in lavori di utilità sociale, in modo che si instauri un rapporto migliore con i genovesi e la loro presenza non sia più un fastidio”.
Qual è la sua visione per migliorare la qualità urbana a Genova?
Il degrado della nostra città è stato la molla che mi ha fatto decidere di mettermi faticosamente in campo.
Per risolvere i problemi della mancanza di decoro, tuttavia, un poderoso piano di manutenzioni da solo non basta. Occorre controllare le attività perché è inutile che un’impresa si faccia carico di fare un intervento sulla mattonata di via Ravecca o in salita delle Battistine e, una volta tolta la pietra originaria, lasci l’asfalto. Noi abbiamo dei valori da difendere che stanno anche in quelle pietre”.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.