[vc_row][vc_column][vc_column_text]Genova – “Non abbiamo tanto tempo. Dobbiamo dare risposte certe nei prossimi 60 giorni perché è evidente che le scelte logistiche delle grandi aziende si compiranno entro fine anno”.
Così Giampaolo Botta, Direttore Generale di Spediporto, l’Associazione spedizionieri corrieri e trasportatori di Genova, commenta i dati del danno che il crollo di ponte Morandi ha imposto al porto di Genova: -5% dell’export e -9,8% dell’import, nel mese di settembre.
Un dato che, se dovesse consolidarsi, potrebbe raggiungere a fine anno un -10% in import e un -8% in export. In altre parole un danno che supererebbe i 28 milioni di euro.
Non solo. Il Presidente dell’Autorità portuale di sistema Genova-Savona, Paolo Emilio Signorini, nel corso dell’audizione delle commissioni parlamentari Trasporti, Ambiente e Lavori pubblici della Camera a Palazzo San Giorgio, ha reso noto che le navi in arrivo nel porto di Genova dopo il crollo del ponte Morandi non sono in diminuzione, ma trasportano meno merci.
E ancora: il dato base diffuso dall’autotrasporto fissa a circa 40 euro il costo di ogni ora di allungamento dei tempi per arrivare a e uscire dal porto di Genova.
Insomma, una situazione critica che va affrontata contenendo i costi all’interno dello scalo genovese perché la merce non ha un cuore e non aspetta a cambiare scalo se non ha più la massima efficacia nei collegamenti.
Precisa ancora Botta: “Ridurre l’incidenza dei costi non è facile. Dobbiamo cercare di utilizzare al massimo la telematica per semplificare le procedure e ottimizzare i tempi perché l’incidenza dei maggiori costi sulla merce, legati ad esempio al trasporto terrestre, significa per gli importatori e per gli esportatori valutare se il porto di Genova resta competitivo rispetto all’offerta che fanno altri porti, non soltanto italiani”.
La redistribuzione del traffico che ha già lasciato Genova, a sentire i Presidenti dei porti dell’alto Tirreno, non si sta dirigendo né a La Spezia né a Livorno ma c’è il timore fondato che prenda le vie degli scali del Nord Europa.
Avversari temibili che è possibile fronteggiare solo dimostrando “in questi mesi di essere in grado di superare la crisi con le nostre forze, perché le infrastrutture non ci saranno ancora, ottimizzando i nostri servizi portuali, tenendo duro ma anche mostrando che dietro di noi c’è una forza amministrativa che ha programmato in maniera puntuale la riorganizzazione delle infrastrutture per dare sicurezze al mercato internazionale”, puntualizza Botta che poi conclude: “Sicurezze che partono anzitutto dalle certezze sulla ricostruzione del ponte“.
Simona Tarzia[/vc_column_text][vc_video link=”https://youtu.be/jfmHZD84aUw”][/vc_column][/vc_row]
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.