Ictus e donne, un incontro al Galliera per saperne di più

Genova -Lunedì 5 novembre alle ore 15.30 presso il Salone dei Congressi (in via Volta 8 primo piano), si svolgerà l’ incontro di educazione alla salute dal titolo: “Parliamo di… ictus&donne”.

All’evento parteciperanno una nutrita compagine di professionisti del settore quali  Nicoletta Reale presidente di A.L.I.Ce. Italia, Carlo Serrati direttore neurologia Policlinico San Martino e coordinatore DIAR di Neuroscienze Regione Liguria, Caterina Pistarini direttore Fondazione Salvatore Maugeri, Carlo Gandolfo professore ordinario Neurologia Università di Genova, Valeria Messina medico di medicina generale e coordinatore commissione Pari Opportunità Ordine dei Medici, Marta Bertamino medico Unità operativa medicina fisica e riabilitativa Istituto Gaslini) che saranno a disposizione dei cittadini per un completo approfondimento: consigli, tecniche innovative, percorso del paziente e strategie di cura saranno gli argomenti al centro dell’attenzione.

L’ictus, definito come la “nuova epidemia” dal Presidente della Federazione mondiale di Neurologia vede la nostra Regione particolarmente afflitta da questa malattia, perché strettamente legato all’età: si calcola che ogni giorno in Liguria via siano almeno 15 nuovi casi di ictus. Intervenire precocemente, riconoscendo i sintomi, chiamando i soccorsi ed effettuando le corrette terapie, consente non solo di ridurre il rischio di mortalità, ma soprattutto gli esiti, spesso invalidanti, di questa malattia.

«Le donne – spiega il dott. Massimo del Sette direttore S.C. neurologia del Galliera e presidente di A.L.I.Ce. Liguria – ricevono minori cure sia nella fase acuta che in quella riabilitativa, aspetto quest’ultimo da non trascurare considerando che il 60% degli ictus colpisce il sesso femminile. La causa di tale discrepanza è legata a diverse variabili, tra cui alcuni fattori di rischio maggiormente presenti nelle donne (ad esempio fibrillazione atriale, obesità ed emicrania con aura), o maggiormente lesivi (ad esempio il fumo di sigaretta, più dannoso per il sesso femminile), oltre alla maggiore aspettativa di vita. A ciò si aggiungono fattori di rischio di specifica pertinenza femminile, come lo stato di gravidanza (aumento del rischio di ictus del 30% circa), il trattamento estro-progestinico a scopo contraccettivo e la terapia ormonale sostitutiva post-menopausale».

Le donne che sopravvivono ad un ictus hanno una qualità di vita peggiore rispetto agli uomini: a dimostrarlo è, ad esempio, una ricerca pubblicata nel 2014 su una prestigiosa rivista del settore, che ha confrontato la qualità della vita nelle donne e negli uomini dopo un ictus in 1370 pazienti. A tre mesi dall’evento, rispetto ai maschi, le donne avevano maggiori problemi di mobilità e livelli più elevati di dolore o disagio, di ansia e di depressione, specie nelle persone oltre i 75 anni. Ad un anno dall’ictus, la qualità della vita nelle donne continuava a essere peggiore rispetto agli uomini, a prescindere dall’età. Spesso alla base di tale discrepanza vi è la più frequente condizione di vedovanza, con conseguente minore presenza di caregiver familiare, fatto che comporta, a sua volta, minore attività riabilitativa.

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