Genova – Manuela Arata, unica candidata donna di queste amministrative 2017, è certamente un’avversaria preparata e con tanta voglia di fare.
Fondatrice del Festival della Scienza, Direttore Generale dell’Istituto Nazionale per la Fisica della Materia, è stata Technology Transfer Officer al CNR fino al 2013 e da sempre manager dell’innovazione.
Poca militanza politica, “Per favore non chiamatemi renziana. Ho sostenuto il SÌ al referendum – ci tiene a precisarlo – perché pensavo fosse un’occasione per svecchiare questo Paese ma non accetto etichette preconfezionate”.
Tanta voglia di restituire ai genovesi una città competitiva e a Genova il suo ruolo di centro nevralgico del commercio nel Mediterraneo.
“Genova deve guardare al futuro, e per fare questo occorre una governance stimabile e non il minimo comune denominatore. Per questo – ci spiega – ho chiesto più volte ai partiti di centro sinistra di fare le audizioni dei candidati, perché il giochino di buttare i nomi giù dalla torre ci porta a convergere solo al basso e noi di mediocrità non ce ne possiamo più permettere”.
Vorrebbe essere la candidata unitaria del centro sinistra, Manuela Arata, un centro sinistra che le consenta di portare avanti un disegno per rilanciare la nostra città, un programma che non sia agitare paure e preoccupazioni, fantasmi e bisogni, ma che si preoccupi di dare delle risposte.
“Genova deve ripartire dallo sviluppo del porto, della cantieristica navale, dalle imprese hi tech. Si deve preparare alla quarta rivoluzione industriale, quella dell’industria additiva e per farlo deve aggiornare le maestranze e istruire tutte le nuove professioni che cresceranno. Ma questo – puntualizza – non lo fa un sindaco da solo, un sindaco è un regista, uno stimolatore. Occorre l’impegno di tutti, occorre far dialogare le generazioni e i loro saperi”.
Favorevole alle grandi opere, ritiene che Genova debba essere modernizzata anche dal punto di vista dei trasporti, integrata nel Nord Ovest, che definisce la nostra Silicon Valley, e resa attraente per chi vuole fare impresa o semplicemente studiare qua: “Non si può continuare a rinviare le scelte e rischiare di perdere investimenti e cervelli. Dobbiamo portare Genova nel mondo e portare il mondo qui”.
Manuela Arata si presenta con le idee chiare anche sulle questioni ambientali: ”L’ambiente non può essere un vessillo politico né un assessorato. Deve essere una funzione trasversale che marchi tutti i progetti. Quelli che non hanno il marchio ambientale non si devono fare. Vorrei fosse una funzione che ci riguardasse quotidianamente in tutte le scelte, così come l’innovazione. Due linee che guidino tutta la nostra governance”.
Quanto ai migranti, la sua visione della città è una visione “allargata”, che guarda anche alle seconde generazioni. In bilico tra due mondi, in cerca di un’identità, i figli degli immigrati “devono avere un futuro, devono avere quell’opportunità che a noi liguri, in giro per il mondo, è stata data”.
Insomma, metterci il cuore in politica è ancora possibile.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.
sono con te
sono con te grande scienziata e gran donna