Milano – Poliestere, poliammide, polietilene e polipropilene, in quantità comparabili al grado di contaminazione osservato in sedimenti marini e costieri Europei.
In parole povere: 75 particelle per ogni chilogrammo di sedimento.
È questo il ritrovamento effettuato dal team di ricercatori dell’Università Statale di Milano e Milano Bicocca sul ghiacciaio del Forni, nel Parco Nazionale dello Stelvio.
La contaminazione di microplastiche è ormai diffusa e documentata in molte regioni della Terra: ritrovata persino nella Fossa delle Marianne, ha una forte persistenza nell’ambiente, può entrare nella catena alimentare e ha un forte impatto sugli ecosistemi.
Nonostante l’ampia diffusione di questo tipo di inquinamento, prima d’ora nessuno studio era stato compiuto nelle aree di alta montagna.
Indossando zoccoli di legno e abiti di cotone, per evitare la contaminazione dell’area con particelle di plastica derivanti dai materiali tecnici dell’abbigliamento di montagna, il team di ricerca – composto da Guglielmina Diolaiuti, Roberto Ambrosini, Roberto Sergio Azzoni e Marco Parolini del dipartimento di Scienze e Politiche ambientali (Università Statale) e da Andrea Franzetti e Francesca Pittino (Università degli Studi di Milano Bicocca – ha condotto i campionamenti sul ghiacciaio alpino nell’estate del 2018.
“Sebbene non sia affatto sorprendente aver riscontrato microplastiche nel sedimento sopraglaciale, estrapolando questi dati, pur con le dovute cautele, abbiamo stimato che la lingua del Ghiacciaio dei Forni, uno dei più importanti apparati glaciali italiani, potrebbe contenere da 131 a 162 milioni di particelle di plastica – spiegano i ricercatori dell’Università Statale – L’origine di queste particelle potrebbe essere sia locale, data ad esempio dal rilascio e/o dall’usura di abbigliamento e attrezzatura degli alpinisti ed escursionisti che frequentano il ghiacciaio, sia diffusa, con particelle trasportate da masse d’aria, in questo caso di difficile localizzazione“.
“Grazie a questa ricerca abbiamo ora la conferma della presenza delle microplastiche sui ghiacciai – spiega Andrea Franzetti dell’Università di Milano-Bicocca – “Futuri studi investigheranno gli aspetti biologici legati alla loro presenza sui ghiacciai. Verranno infatti indagati i processi microbiologici di degradazione della plastica e il potenziale bioaccumulo delle particelle nella catena trofica. Verrà inoltre studiato l’assorbimento di altri contaminanti. È ormai noto che i ghiacciai non sono ambienti incontaminati, ma immagazzinano diversi inquinanti di origine antropica rilasciati nell’atmosfera, e le microplastiche potrebbero fornire un substrato dove queste sostanze possono accumularsi”.
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