Nel 1602 Bartolomeo Paschetti, medico veronese ma dimorante in Genova, criticava l’abitudine della gente del posto di bere d’estate bevande ghiacciate in modo smodato, causa di diverse malattie. È questa la testimonianza più antica che abbiamo sull’uso del ghiaccio a Genova.
La scoperta del ghiaccio artificiale si ebbe solo alla fine dell’800. Così in molte città veniva raccolta la neve e concentrata durante l’inverno in seminterrati, fosse, grotte e poi coperta con materiali isolanti perché durasse fino a estate ed oltre.
Gli scopi non erano solo alimentari, ma a volte terapeutici, per curare febbri o contusioni.
Fu nel ‘500 che i Medici in Firenze inventarono il sorbetto. Più tardi furono i gelatai siculi a produrre le prime preparazioni in granita. In Romagna, nel XVII secolo abbiamo i primi depositi con ghiacciaie per stivare il pesce fresco. Nelle Murge, in Puglia, la riserva di ghiaccio diveniva in estate una scorta di acqua potabile.
Per quanto riguarda Genova, l’uso di refrigerante naturale fu sempre elevato come quantitativi, ovviamente da parte delle classi nobili o alto borghesi. Per l’importazione in città divenne così obbligatoria un’imposta già nel 1625. Nel 1640 vi fu l’istituzione della “Gabella della neve” la cui vendita venne consentita ad un unico soggetto, vietandone la vendita di frodo con una sanzione pecuniaria fino a Lire 100.
Subito dopo la nevicata, l’appaltatore assoldava decine di lavoranti per il riempimento delle neviere, pozzi a forma conica che avevano un muro di sostegno, costituiti da mura in pietra a secco profonde mediamente 5 metri e larghe 12.
La neve veniva battuta e poi coperta con fogliame secco. Le neviere di Genova erano allocate sulle alture fuori delle mura della città. Alcune sono ancora rinvenibili, come quelle del monte Due Fratelli o del Diamante, sul Monte Pennello (nella foto), sul Monte Antola. Altre, purtroppo, sono divenute discariche a cielo aperto. In città si contavano sei botteghini di rivendita e nove nei sobborghi, che restavano aperti solo d’estate. Le scarse precipitazioni nevose in alcuni anni fecero lievitare smodatamente il prezzo e ricorrere addirittura all’importazione dalla Savoia e dal Moncenisio.
Mauro Salucci
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