Roma – Finisce dopo 445 giorni l’avventura di Governo giallo verde. Così il Premier a Palazzo Madama: “Alla fine di questo dibattito mi recherò dal Presidente della Repubblica per dimettermi”.
Le prime parole che Giuseppe Conte pronuncia davanti a quell’aula che poco più di un anno fa gli ha votato la fiducia, sono parole pesanti e tutte rivolte al suo Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, quello che la fiducia gliel’ha tolta: “È fortemente irresponsabile la decisione di innescare la crisi di governo. Per questa via, permettetemi di dire, il Ministro dell’Interno ha mostrato di seguire interessi personali e di partito“.
L’accusa al vicepremier è quella di voler capitalizzare il consenso elettorale delle Europee, sacrificando il bene del Paese. E infatti aggiunge subito dopo e con una punta di veleno agli ex compagni di governo che “quando una forza politica si concentra solo su interessi di parte, compromette l’interesse nazionale”.
Quindi non perde l’occasione per bacchettare le esternazioni in rete del Ministro: “Non posso permettere che questo passaggio istituzionale si consumi affidato alle comunicazioni a mezzo social“, e per disapprovare le sue ultime ostentazioni religiose: “Evita di accostare slogan politici a simboli religiosi, l’incoscienza religiosa rischia di offendere credenti e oscurare il principio di laicità“.
Per tutta risposta, Salvini tira fuori il crocifisso dalla tasca della giacca e lo bacia.
Conte riparte impassibile con un attacco personale e, davanti a un’aula che si divide tra applausi e fischi, scandisce senza mezzi termini che “i comportamenti adottati in questi ultimi giorni dal Ministro dell’Interno rivelano scarsa responsabilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale“.
Un discorso lungo cinquanta minuti, dove il faccia a faccia si fa sempre più serrato mentre Conte ribadisce di assumersi tutta la responsabilità per quello che dice e poi poggia una mano sulla spalla del suo Ministro, prima di lanciargli l’ultima stoccata: “Ti ho sentito chiedere i pieni poteri e invocare le piazze a tuo sostegno, questa tua concezione mi preoccupa. Non abbiamo bisogno di uomini con pieni poteri, ma che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità”.
Finisce così il Governo del cambiamento, mentre sugli italiani vola lo spettro dell’IVA al 25%.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.