Roma – 5.000 esuberi. È questa la proposta che Arcelor Mittal ha messo ieri sul tavolo del Consiglio dei Ministri straordinario, convocato per trovare una soluzione alla crisi che si è abbattuta sugli stabilimenti ex-ILVA dopo che il colosso anglo-indiano dell’acciaio ha manifestato la volontà di recedere dal contratto di affitto.
“Per noi è inaccettabile – dichiara il Premier Conte -. Ci siamo resi disponibili a tenere aperto il tavolo ma sia chiaro che il progetto industriale presentato all’Italia da Mittal attraverso una gara ad evidenza pubblica, dove i termini delle richieste del committente, e parlo di piano industriale, ambientale e livelli occupazionali, erano già indicati nel bando, non si discute. Non si tratta di un’acquisizione di mercato, e questa non è una qualsiasi crisi aziendale”.
Parole dure anche sulle dichiarazioni in merito allo scudo penale: “Lo dico senza paura di essere smentito – afferma Conte -, il tema non è lo scudo penale. Il Governo ha dichiarato la disponibilità a reintrodurlo ma è emerso chiaramente che non è questa la causa del disimpegno dell’azienda. Il tema vero che ci viene rappresentato è quello di una crisi industriale, l’azienda ritiene che gli attuali livelli di produzione (4 milioni di tonnellate) non riescano a sostenere gli investimenti”.
Eppure Mittal ha vinto la gara per gli stabilimenti ex-ILVA promettendo 6 milioni di tonnellate, aumentate a 8 a partire dal 2024…
Alla fine del CdM, dunque, la partita è ancora aperta: “Abbiamo chiesto al presidente Mittal di proporre entro un paio di giorni un’altra soluzione che assicuri la continuità degli investimenti, la bonifica ambientale e i livelli occupazionali”.
In effetti, se Arcelor Mittal non è in grado di rispettare un contratto non possono essere i lavoratori a pagarne le conseguenze.
Simona Tarzia
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