105 anni di carcere in tre. È questa la condanna stabilita lunedì scorso dalla Seconda Corte penale del Tribunale di Mendoza, in Argentina, per don Nicola Corradi, padre Horacio Corbacho e per Armando Gomez, l’ex giardiniere dell’Istituto Provolo di Luján de Cuyo, dove i sacerdoti avrebbero dovuto occuparsi dell’educazione dei bimbi sordomuti, spesso orfani, e invece ne abusavano sessualmente.
Sui tre imputati pendevano, infatti, 28 accuse per abusi sessuali e corruzione di minori, reati che sarebbero stati commessi tra il 2000 e il 2009 su bambini di età compresa tra i 10 e i 12 anni.
LA LETTURA DELLA SENTENZA
L’Istituto Provolo di Mendoza è emanazione dell’omonima scuola di Verona dove lo stesso don Corradi era stato al centro delle denunce degli studenti prima di essere trasferito in Argentina. Per questo l’indagine potrebbe estendersi a macchia d’olio anche all’Italia grazie alla onlus Rete L’Abuso che già due anni fa aveva presentato tre fascicoli alla Procura della Repubblica di Verona.
LE DENUNCE DELLE VITTIME CONSEGNATE NELLE MANI DI PAPA FRANCESCO
Riporta Rete L’Abuso che nel 2016 un ex allievo raccontò alcuni episodi di pedofilia che si sarebbero verificati tra le mura della scuola veronese: “Sono stato sodomizzato e costretto ad avere rapporti sessuali da almeno quindici preti. Sono senza udito da quando avevo 8 anni e sono entrato al Provolo l’anno successivo. Praticamente dalle prime settimane a quando, a 15 anni, uscii da quell’inferno, sono stato abusato in ogni modo”. Le denunce di 17 vittime italiane raccolte dalla Rete, tristemente simili a questa, furono consegnate anche nelle mani di Papa Francesco ma non hanno mai ottenuto risposta.
Oggi, alla luce della sentenza storica pronunciata dalla Corte argentina, ci auguriamo che la Compagnia di Maria, la congregazione vaticana che gestisce l’Istituto Provolo, riconosca la portata dei crimini commessi anche in Italia. Lo deve a tutte le vittime di abusi sacrificate sull’altare dell’insabbiamento.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.