Genova – Siamo tornati a Vesima per vedere qual è la situazione della statale a un mese dalla frana del 23 novembre scorso e ci siamo trovati in un contesto di isolamento e abbandono paradossale: in una giornata di allerta rossa come oggi la galleria del Pizzo è chiusa e sull’Aurelia si transita a senso unico alternato, con lo smottamento che ancora incombe sulla strada.
Potete vedere dalle immagini il materiale appeso al versante e l’acqua che sgorga dalla montagna.
Nel parcheggio del Campeggio ANAS ha ammassato la colata di terra, in parte dentro sacchi bianchi da 1 metro cubo e in parte libera di sciogliersi sotto la pioggia battente di oggi.
E questo aggiunge altre grane ai disagi di un’attività turistica che ormai è chiusa da due mesi senza una previsione di fine lavori e quindi di riapertura.
Ma non è tutto. A minacciare la zona anche il fronte di frana che nasce sopra il viadotto Lupara dell’autostrada A10, un’area che è in disponibilità del Comune di Arenzano e che, tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90, è stata adibita a discarica per i rifiuti solidi urbani, mai bonificata.
Da qui il rio Lupara porta giù la gran parte del materiale che ostruisce i voltini dell’Aurelia e della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia. Guardate: sotto la statale c’è solo 1 metro di luce mentre normalmente dovrebbero essere 3 metri e ½.
Già nel corso delle allerte di ottobre si temeva l’esondazione del torrente ed è stato fatto un intervento in alveo ma questi 15.000 metri cubi di terra e sassi rimossi sono stati ammassati a lato strada e sono ancora lì da allora, in balia del diluvio che potrebbe spingerli fin sotto il voltino ferroviario.
Eppure qui, con questa situazione conclamata di grave dissesto idrogeologico, si vorrebbe sbancare l’area dell’ex cava Lupara per costruire il depuratore intercomunale che dovrebbe servire Vesima, Arenzano e Cogoleto. L’idea sarebbe quella di utilizzare il materiale dello sbancamento per stabilizzare il fronte di frana sopra il viadotto e insieme ridurre i costi di smaltimento dello smarino.
Insomma, tra la roulette russa delle frane appese alla montagna e dei torrenti che si gonfiano minacciosi a ogni allerta, si spera che il tornaconto economico non vada a svantaggio della sicurezza. Un film che sulle nostre strade abbiamo già visto fin troppe volte.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.