Dopo le scuse tardive dell’AD di Atlantia per la tragedia del 14 agosto, i parenti delle vittime chiedono una presa di coscienza e un cambio della politica aziendale
«Revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia vorrebbe dire compromettere un’azienda e mettere a rischio un gruppo leader mondiale nel suo settore, e quindi importante per il Paese. Noi diamo concreta disponibilità al Governo per trovare una soluzione equilibrata nell’interesse generale».
Dopo le ultime esternazioni dell’Amministratore delegato di Atlantia, Carlo Bertazzo, e le sue scuse tardive per la tragedia del 14 agosto 2018, non si fa attendere la risposta del Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi.
“In una società civile le scuse a noi e a tutti gli italiani sarebbero giunte il giorno dopo il disastro – dichiara la presidente del Comitato, Egle Possetti -, e avrebbero di conseguenza dato corso a tutte le azioni per un cambio sia del vertice che della politica aziendale, magari distogliendo qualche azionista dalle grigliate di ferragosto, convocando con urgenza chi poteva decidere, 43 morti non possono diventare “perdite collaterali” di un sistema.
Poco o nulla fatto dopo 18 mesi e la nostra sicurezza sempre appesa ad un filo e ci troviamo a leggere queste affermazioni? Con quale scopo?
Vogliamo azioni, con la A maiuscola come cittadini e giustizia fino in fondo andando a ricercare tutti, e dico tutti i colpevoli.
Sono anni che in questo paese ci vengono addosso “treni merci” ma si cercano purtroppo solo dei moscerini.
Solo azioni reali, concrete e importanti verso una politica attenta solo ai bisogni della cittadinanza, vissuta nel senso nobile del termine, potranno diminuire la nostra infinita sfiducia e disperazione“.
Queste le prime dichiarazioni di Atlantia dopo il crollo del Morandi
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