Roma – “Non può sostanziare il delitto di violazione di domicilio il comportamento di un giornalista che, armato solo di passione e professionalità, documenti i fatti all’interno del cantiere del TAV”.
È questa la sostanza della pronuncia della Corte di Cassazione che, oggi, ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Torino che a febbraio 2019 aveva confermato la condanna per il giornalista Davide Falcioni.
Nell’agosto 2012, l’inviato di AgoraVox, aveva seguito e documentato l’iniziativa di un gruppo di attivisti NO TAV che si erano introdotti per appendere uno striscione negli uffici della Geodata SpA, uno studio di progettazione di alcune opere della Torino-Lione. Per questa intrusione, nell’aprile 2018, il tribunale di Torino lo aveva condannato a quattro mesi per concorso in violazione di domicilio, pena sospesa.
Oggi è una bella giornata per la libertà d’informazione.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.