Abominio sull’Uscent Sestress

Parto dalla metafora che mi ha portato a chiedere al mio amico Carlo Besana di rivisitare la locandina dell’ultima trasposizione cinematografica del romanzo di Agatha Christie, quella del 2017 di Kenneth Branagh. Trasposizione di un giallo in cui c’è un’unica vittima e tanti autori di una congiura in cui ognuno ha un movente personale. Il titolo, anche quello rivisitato e trasposto in “Abominio sull’uscent sestress” allude chiaramente all’ultima vicenda su cui si sono scatenati i social, ma non solo, facendola diventare articolo di cronaca, ma non solo. E perfino argomento su cui si sono misurati i nostri abituali politici di riferimento, da destra a sinistra, coadiuvati dai supporter e compagni di partito e di ideologia. E naturalmente, i giornalisti. Compreso il loro ordine, intervenuto al fin della tenzone per offrire la solidarietà di rito alla collega autore/ice del servizio in questione.

Comincio con le vittime, i cittadini di Sestri Ponente, accusati, a torto o a ragione, e per la seconda volta, di non sapersi attenere alle regole ferree del metro di distanza, persino quando escono di casa per approvvigionarsi. A scatenare il putiferio è stato un video trasmesso su Canale 5, in cui appaiono alcune immagini della centralissima via Sestri – si dirà in seguito appiattite e con il risultato di falsare le reali distanze da persona a persona – popolata, o popolatissima, si dice nel corredo al video “come se si trattasse del periodo dei saldi”. Il filmato con il servizio della giornalista genovese Rosanna Piturru appare su canale 5, poi via via su alcune Tv locali, da PrimoCanale a molte altre. E approda  anche sulla Rai, dove i cittadini di Sestri vengono etichettati come portatori di cattivo esempio.

Insomma, dopo il caso dei cinquanta napoletani sorpresi a festeggiare e ballare in piazza nonostante i divieti, c’è quello dei genovesi di Sestri Ponente. Con ovvia alzata di scudi, soprattutto dopo l’invito dei rappresentanti del Governo e della loro task force a non abbassare la guardia. Tanto che il presidente della Giunta regionale Giovanni Toti, responsabilmente, o forse no, tuona sul suo profilo istituzionale etichettando come idioti i sestresi per il comportamento di cui si parla nel servizio: “Amici, queste sono le immagini di via Sestri a Genova questa mattina. Così proprio non ci siamo. Vorrei chiedere a questi sconsiderati cittadini se davvero ognuno di loro ha un buon motivo per essere lì. Fare la spesa, andare a comprare un giornale non può essere il pretesto per fare quattro passi al sole. È un comportamento irresponsabile, da idioti. Non vorrei che le piccole buone notizie di queste ore fossero fraintese: nei nostri ospedali si continua a morire. E ci sono medici, infermieri e sanitari che lavorano da settimane senza sosta, mettendo a rischio la propria salute. Prima di uscire e infrangere le regole guardatevi allo specchio e pensate a loro. Ho già chiesto al sindaco di Genova Bucci e agli altri sindaci liguri di fare controlli a tappeto e multe salate a tutti quelli che non rispettano le norme. Saremo inflessibili, ne va della salute di tutti. Nei nostri ospedali ci sono persone ammalate che gioiscono di essere estubate, avendo comunque un casco per la ventilazione in testa, ve ne rendete conto? Vogliamo andare avanti così? Per uscire in sicurezza domani, dobbiamo rigorosamente stare a casa oggi. Non so più come dirlo!”.

E scoppia la classica tempesta in un bicchier d’acqua, come spesso succede quando ideologia e politica si sovrappongono. A maggior ragione se il tutto accade nelle più o meno immediate vicinanze di un appuntamento elettorale. Cristina Lodi, capogruppo del Pd in consiglio comunale, posta sul suo profilo: “Non si scherza sulla dignità dei sestresi. I sestresi sono persone serie”.

E, poco dopo condivide sul suo profilo un comunicato del Pd di Sestri Ponente in cui si dice: “In merito alla foto (estrapolata da un servizio di Tg5) girata oggi che ritrarrebbe via Sestri piena, facciamo notare che, sempre all’interno dello stesso servizio si possa notare come il transito lungo la via fosse diradato.

Forte è la nostra esortazione a restare a casa, a cui quotidianamente facciamo appello con la rubrica #unlibroalgiorno dentro la campagna #iorestoacasa, ci dispiace notare come il governatore Toti sia stato così solerte senza effettuare controlli sulla corretta prospettiva dell’immagine, e sollecitando in modo solerte  chi è preposto a garantire il rispetto delle norme. Lo invitiamo, senza polemiche e con il massimo della collaborazione a recarsi nella bella via Sestri, così da appurare non solo il rispetto delle norme previste, ma anche la concentrazione di servizi presenti che, inevitabilmente, attirano un afflusso di cittadini per gli usi consentiti dalla legge”.

A questo punto, le illazioni sull’origine del post risentito di Toti nei confronti dei sestresi si sprecano. E si va dal “fuoco amico” alla “polpetta avvelenata” della tv del cavaliere, sino a un aiuto di Canale 5 al Governatore, al fine di sollevarlo per qualche giorno dalla raffica di critiche sul funzionamento degli ospedali e dagli attacchi ai ritardi sul protocollo dell’urgenza, trasferendo la spada di Damocle dell’opinione pubblica e dei social sui genovesi che se ne infischiano dei divieti. Insomma il governatore fa quel che può, poco se, per giunta, i genovesi sono indisciplinati e se ne sbattono delle regole. Di più, c’è chi invoca persino la vendetta su un quartiere storicamente operaio e orientato a sinistra

Comunque sul caso è un fiorire di commenti, incentrati su un’eventuale distorsione fotografica. Il presidente del municipio Mario Bianchi offre un post con la sua versione e spiega risentito: “ORA BASTA CON LE POLEMICHE STRUMENTALI, PARLIAMO DI TEMI CONCRETI, COME IL NOSTRO OSPEDALE. Non sarei voluto tornare a parlare di Via Sestri, di nuovo su tutte le cronache locali e nazionali, addirittura al Tg5 delle 13! La situazione di oggi è stata definita “come un giorno di saldi” dal servizio giornalistico, mentre il Presidente Giovanni Toti ha definito “sconsiderati” e “idioti” i presenti nell’immagine. Parecchi commentatori si sono spinti oltre con offese irriferibili.

Questo è un caso dove, come diceva Mark Twain “Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe”. Però la verità va comunque detta. L’immagine qui riportata mostra in modo chiaro l’appiattimento causato dall’obiettivo, che ha portato a vedere una via Sestri affollatissima, quando erano presenti meno di 50 persone in 200 metri.  Inoltre aggiungo che in Via Sestri ci sono un presidio fisso della Polizia Locale e controlli su tutta la via da parte di pattuglie delle Fdo. Questo perché, vista la centralità della via e i numerosi esercizi essenziali, occorre prevenire qualsiasi assembramento.  Io non voglio più tornare su questo tema, che ritengo sia stato trattato in modo ingiurioso nei confronti di tutti i miei concittadini. Vorrei invece si parlasse del grande lavoro volontario di tante persone nel portare farmaci e spesa a domicilio di chi è più a rischio nell’uscire. Di come le associazioni del terzo settore e tanti semplici cittadini si stanno attivando per aiutare chi è in difficoltà economiche gravi. E soprattutto mi preme parlare del nostro Ospedale. L’Ospedale Padre Antero Micone è ad oggi in un limbo. Non è dedicato ai pazienti Covid, ma esclusi alcuni ricoverati in Cardiologia è pressoché vuoto. In un momento così delicato per la nostra Sanità, possiamo permetterci di tenere un ospedale a riposo?
QUESTE SONO LE RISPOSTE CHE ASPETTIAMO DAL PRESIDENTE TOTI, INVECE DI ACCUSE RIPETUTE E GRATUITE”.

Il consigliere di municipio Andrea Viari rincara la dose rivolgendosi al sindaco Marco Bucci che, prendendo spunto dall’intervento del suo Governatore, ha invitato i genovesi a chiedere ai propri vicini che vedono uscire dove siano diretti e le ragioni che l’importano a lasciare le proprie abitazioni: “Il Sindaco di Genova ci invita a chiedere ai nostri vicini dove stiano andando, se li vediamo uscire. E al disagio delle situazioni personali o famigliari si aggiunge il disagio di doversi giustificare con le persone più vicine (e che non hanno nessun titolo per chiedere nulla). Ci chiede di fare gli sceriffi senza distintivo. Legittima chi strilla dai balconi, urlando a chi è in strada di stare a casa, non importa quanto uno sia in difficoltà, l’importante è trovare un colpevole. Un messaggio del genere non è accettabile, ma è comprensibile da chi non conosce le periferie urbane e sociali.
Le famiglie numerose o con bisogni particolari (anziani in casa o bambini molto piccoli, per esempio) possono avere dei problemi ad uscire “il giorno dopo” e a fare la spesa di rado (specialmente se può uscire una persona sola per famiglia). Rispondiamo con la gentilezza e con il coraggio, siamo cavalieri con i nostri vicini, chiediamo loro se hanno difficoltà a fare la spesa o se hanno bisogno di qualcosa. Organizziamoci e quando usciamo, andiamo anche per loro. Anziani, bambini e persone in difficoltà ci saranno grati e se potranno, restituiranno la gentilezza”.

E poco più tardi ancora Bianchi completa l’opera postando un puzzle di fotografie di via Sestri che porterebbe ad altri rilievi: “Quale verità? ricostruzione basata sui punti fissi della strada. E’ evidente la ricerca di deviare l’attenzione dalle proprie inadempienze e inadeguatezze. Sestri e i sestresi non ci stanno ad essere i capri espiatori di una direzione politica capace solo agli insulti e incapace di risolvere i veri problemi, soprattutto della sanità ligure”.

Insomma ecco che emergerebbe un primo movente, cioè quello di distogliere l’attenzione pretestuosamente dai guai in cui si ritrova calato il comparto della sanità regionale.

E così il problema della sanità disastrosa già prima dell’emergenza riemerge per mano del collega Marco Preve de “La Repubblica”: Toti e gli idioti. Si può tentare una riflessione sull’insulto pronunciato ieri dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti nei confronti di molti suoi concittadini? Rientra nella normale dialettica fra amministratore e amministrati un epiteto di questo genere? Può Toti definire “IDIOTI” quei sestresi immortalati da un fermo immagine? Può dire se fra gli idioti vi fossero fancazzisti stanchi di stare a casa, donne che andavano in farmacia per acquistare un farmaco per un genitore costretto a curarsi a casa, oppure un uomo in coda per fare la spesa o un altro in cassa integrazione che faceva una commissione per i vicini?
Ma al di là dei singoli casi, non è forse un imbarbarimento del linguaggio che corrisponde a una concezione feudale della politica? Io che sto gestendo questa fase critica per la nostra comunità posso permettermi di insultarti se non rispetti quelle che, per me, sono indicazioni di buon senso.
Nell’insulto di Toti non c’è manco più l’alone della battuta da osteria di Berlusconi che dava dei coglioni agli elettori di sinistra. Qui c’è proprio l’offesa consapevole del potente al suo popolo. Toti pensa di poterselo permettere perché è convinto che lui e Bucci abbiano trasformato la Liguria e Genova.
Ma come dovrebbe chiamarlo allora, con quale parola, uno dei malati di tumore, anzi un altro dei malati di tumore costretti alla spola con l’ospedale di Savona dopo che un ‘altra apparecchiatura della radioterapia del San Martino (e qui il coronavirus non c’entra niente)  si è guastata? Se il livello di partenza del confronto fra politici e cittadini parte da quell’IDIOTI pronunciato da Toti, cosa potrebbe aspettarsi chi amministra da piazza De Ferrari la sanità pubblica ligure?”.

Fin qui la polemica, una sorta di incendio che brucia sui social. Sino a quando Toti cerca in qualche modo di rientrare precipitosamente in scia con il comunicato di venerdi’. Pensando che in fondo la popolosa Sestri operaia è comunque una piazza importante in vista delle prossime elezioni, da non alienarsi a priori a causa di uno svarione strategico. E stila un altro comunicato, l’ennesimo, in cui dimentica gli ospedali e parla nuovamente dei flussi di cittadini. Stavolta ordinati e composti: “La situazione stamattina in via Sestri è questa: molta meno gente in giro, persone in coda ordinatamente per fare la spesa, agenti anche in borghese che garantiscono il rispetto delle regole. Il sindaco di Genova Bucci ha ulteriormente aumentato i controlli dopo l’episodio di ieri. Non c’è stato nessun accanimento contro questo quartiere ma contro chi esce senza validi motivi, contro chi va a fare la spesa due volte al giorno, contro chi esce in compagnia, contro chi compra un farmaco alla volta, contro chi scende per prendere il giornale la mattina e il pane il pomeriggio, contro chi non capisce la gravità della situazione e mette a rischio tutti con comportamenti, ribadisco, da idioti! Lo avrei detto di fronte a qualsiasi foto proveniente della mia Liguria. Voler tutelare i cittadini chiedendo un po’ di buonsenso lo reputo un dovere per chi amministra il territorio e cerca di garantire la salute di tutti. Per questo ho chiesto a tutti i sindaci di aumentare i controlli. E nei prossimi giorni faremo una riunione per preparare un piano speciale in vista di Pasqua e Pasquetta. Non possiamo abbassare la guardia!!! Lo dobbiamo a chi negli ospedali lotta giorno e notte per salvare tante vite, a chi ogni mattina esce di casa per mandare avanti il nostro Paese. Forza Sestri, lo sforzo di oggi sarà la nostra ripartenza domani, insieme!”. Stavolta almeno un accenno agli ospedali compare, anche se marginale e generico. Relegato nelle ultime righe e rivolto a chi negli ospedali lotta giorno e notte per salvare vite”.

Richiamo che compare anche nei commenti di Francesco Maresca, assessore allo sviluppo economico e portuale e logistico della giunta di Marco Bucci e da sempre sostenitore del governatore Giovanni Toti.

Comunque, ad ulteriore ragguaglio e per concludere cito i dati dei controlli forniti ieri per via Sestri. Dal 9 marzo sono stati effettuati 800 controlli con 300 denunce. Qualcuno, intanto, sentendosi offeso e non solo come libero cittadino, medita di rivolgersi al Prefetto perché riduca a più miti consigli il Governatore.

In appendice mi piace citare anche la solidarietà dell’ordine dei giornalisti alla collega finita nella tempesta in un bicchier d’acqua: “L’ordine dei giornalisti della Liguria esprime solidarietà e vicinanza alla collega di Mediaset Rosanna Piturru che è stata bersaglio di una odiosa campagna di attacchi, offese e insulti sui social – e non solo sui social – sui servizi che sta effettuando con la professionalità che la distingue nel Genovese sulla emergenza del Covid 19. Condanna queste gravi manifestazioni di intolleranza nei confronti del diritto di cronaca e respinge i tentativi di intimidazione nei confronti di chi si impegna, correndo gravi rischi personali, per garantire il diritto dell’opinione pubblica a essere informata in queste giornate drammatiche”.

Vorrei solo sottolineare che la stessa giornalista a chi, in un commento, le domandava se fosse andata sul posto per il servizio rispondeva lapidaria: “Mi conosci”. La fiducia non si nega a nessuno. Potrebbe essersi trattata della classica commedia degli equivoci. Con una notizia poi manipolata dai politici. O potrebbe, magari, essere caduta anche lei vittima della linea editoriale, né più né meno di quei giornalisti Rai che per due giorni nei telegiornali hanno continuato a parlare, prima di boicottaggio degli hacker per il sito dell’Inps in tilt e, il giorno seguente, hanno modificato la notizia parlando di tentato boicottaggio. Suscitando qualche ilarità è un po’ di rabbia negli ascoltatori che avevano direttamente provato l’efficienza telematica del nostro istituto delle pensioni. Insomma le linee editoriali ogni tanto finiscono per dettare la notizia. Tra percezione e storytelling. Sono i tempi attuali dell’informazione social e no. E i giornalisti finiscono per piegarsi, o per licenziarsi. Cosa avventurosa, soprattutto in questo periodo.

Dopo questa macchinosa ricostruzione torno al titolo e alla metafora con il romanzo di Agatha Christie trasposto nel film, dove: “L’alternarsi di colpi di scena porterà alla soluzione del caso, e al termine dell’inchiesta Poirot potrà presentare due possibili soluzioni del caso: una prima, semplice conclusione secondo cui uno sconosciuto, travestito da dipendente delle ferrovie, sia entrato nella cabina della vittima e lo abbia pugnalato. E una seconda ipotesi, assai più ardita e complessa, illustrata da Poirot attraverso una precisa e accurata ricostruzione dell’accaduto, durante la quale innumerevoli frammenti fino ad allora sconnessi verranno a combaciare. Stando a questa deduzione, la persona ammazzata è stato colpito da dodici pugnalate, ognuna vibrata da una diversa persona. Quindi il colpevole non è uno solo, ma ad uccidere sono state dodici persone diverse (undici dei dodici passeggeri della carrozza Istanbul-Calais e un controllore), che avevano deliberatamente trovato sistemazione sul treno per portare a termine una vendetta per la morte della piccola Daisy, a cui tutti i sospettati erano profondamente legati. Il libro si conclude con la decisione unanime di non consegnare tutti i passeggeri alla polizia iugoslava, ma di addossare la colpa dell’assassinio a uno sconosciuto, come nella prima soluzione offerta da Poirot”.

Sin qui la storia del romanzo e l’epilogo. Non a caso senza colpevoli. O meglio con responsabilità addossate ufficialmente ad uno sconosciuto.

Secondo me la vittima dell’abominio potrebbero essere senza dubbio gli abitanti di Sestri, esponenti di una periferia operaia che ha espresso le sue simpatie eleggendo un presidente radicato sul territorio. Le altre parti in commedia assegnatele voi a vostro piacimento abbinando i volti, uno a uno, ai nomi possibili/probabili dei congiurati. Coscienti o a loro insaputa.
E sempre che di congiura si sia trattato.

P.S.
Io e Carlo Besana volutamente abbiamo ironizzato sul titolo. Non vi è stato nessun delitto da risolvere solo una sorta di abominio, che non è altro che un comportamento esecrabile. Con tanto di commedia degli equivoci, più o meno responsabile e più o meno funzionale a qualcuno.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.