LA DENUNCIA DI FILCAMS-CGIL: LAVORATORI IN STATO DI GRAVE INDIGENZA
Genova – Scendono in piazza venerdì 22 maggio le lavoratrici e i lavoratori della ristorazione scolastica del Comune e dell’Università di Genova che dopo la chiusura dell’attività didattica, il 24 febbraio, si sono ritrovati a sostenere una grave situazione sia sotto l’aspetto economico che per le incertezze sul futuro lavorativo. ”
“A causa del mancato anticipo dell’ammortizzatore sociale previsto per il settore (FIS) da parte della maggioranza delle aziende che hanno in appalto il servizio, tra cui grandi aziende multilocalizzate come Ladisa, Elior, La Cascina e Vivenda, questi lavoratori sono in grave difficoltà. I ritardi nei pagamenti degli ammortizzatori sociali da parte dell’INPS hanno aggravato ulteriormente la situazione e se, in questi giorni, una parte di loro si è vista retribuire il FIS, la stragrande maggioranza invece sta ancora aspettando il bonifico. In generale tutti i lavoratori versano comunque in uno stato di indigenza gravissimo non più sostenibile”, denuncia la nota di Filcams-CGIL annunciando lo sciopero.
Si tratta di lavoratori che hanno contratti part time involontari, per lo più donne monoreddito, con orari settimanali che difficilmente superano le 15 ore e stipendi da fame.
“Per fare un esempio concreto – continua la nota -: una lavoratrice a 15 ore settimanali, ha percepito o percepirà circa 270 euro netti di FIS per il mese di marzo. Quindi, considerando che avranno diritto al FIS ancora per il mese di aprile, maggio e metà giugno, un’addetta mensa tipo dovrebbe farsi bastare circa mille euro netti per sette mesi (da marzo e fine settembre), sempre che a settembre il servizio possa ripartire”.
Nel pomeriggio di venerdì è previsto anche il tavolo tecnico richiesto da Filcams-CGIL con il Comune di Genova, le aziende e le Direzioni Scolastiche, finalizzato a creare le condizioni per far ripartire le mense scolastiche genovesi, la cui stessa esistenza rischia di essere minacciata dall’emergenza Covid. Sulle mense Universitarie, attendiamo dalla Regione un percorso strutturato.
“Nel frattempo – conclude la nota – riteniamo che aziende e istituzioni debbano osservare attraverso i volti e le voci degli stessi lavoratori il disagio che denunciamo da mesi”.
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