Genova – La vicenda di Ericsson è l’apologia dell’arroganza crudele delle multinazionali. Di quella voracità senza freni che racconta la realtà allucinata dei nostri tempi.
Una realtà un po’ sghemba, dove puoi rientrare dalle ferie e scoprire di non avere più un lavoro.
Spesso, non hai neppure la solidarietà dei colleghi: “Dico a voi, voi che guardate dalle finestre – urla un rappresentante della RSU aziendale – davvero pensate di farla franca davanti a una multinazionale? Venite giù e diamo il primo segnale simbolico”. Poi infila il megafono nella porta girevole per richiamare chi è rimasto in azienda: “Stanno licenziando i vostri colleghi. Venite fuori. Vergogna”.
Inizia così, questa mattina davanti alla sede genovese di Erzelli, la manifestazione dei dipendenti Ericsson licenziati venerdì scorso con una mail, e senza incentivi.
“Abbiamo chiesto un periodo di cassa integrazione per traguardare la crisi, visto che a settembre si apre la possibilità di nuove commesse per l’azienda – spiegano i manifestanti – ma ci hanno detto che non era possibile”.
Una situazione vigliacca.
Le voci che circolano parlano di una lettera di licenziamento inviata anche a una dipendente incinta, ma nessuno conferma: “Non possiamo dire a chi siano state spedite le lettere – dichiara Marco Paini, rappresentante sindacale della CGIL – perché le mail sono state inviate venerdì, mentre le prime raccomandate sono arrivate sabato mattina. Noi non sappiamo neppure quali siano i numeri precisi! In questo momento facciamo verificare dai nostri legali tutto il possibile” . Quindi ci racconta dello sbandamento di chi, stamattina, è arrivato al lavoro e ha trovato che il suo badge era disabilitato e commenta: “I miei colleghi che sono in ferie, al loro rientro saranno ancora dipendenti Ericsson oppure no?“.
Mentre il corteo si prepara a partire, senza che si sia visto in giro il nuovo Sindaco, arriva la notizia che Esaote ha dichiarato un’ora di sciopero di solidarietà e si unirà ai manifestanti. Li aspettiamo. Si aggiungono anche alcuni dipendenti di Wind-Tre.
La marcia per bloccare il casello autostradale di Genova Aeroporto può cominciare.
Il serpentone che scende dalla collina di Erzelli è più consistente del solito, ci dicono: “Non ci siamo tutti ma, considerando quelli in ferie, oggi siamo di più”.
Che i richiami col megafono abbiano risvegliato anche i lavoratori catatonici?
Non lo sappiamo ma, di certo, queste situazioni ci costringono a guardarci allo specchio.
Noi che, come dice Altan, siamo assuefatti a tutto, perfino a essere italiani.
Simona Tarzia
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LE TESTIMONIANZE DEI LAVORATORI [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/3″][vc_video title=”Marco Paini: “Il Governo non è capace a preservare i posti di lavoro“” link=”https://youtu.be/piIiEt-TD7g”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_video title=”Paolo Mura, licenziato dopo 30 anni di lavoro con la mail del venerdì sera” link=”https://youtu.be/gUFhTZ3eQvc”][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_video title=”Stefano Ponte, due figli di 5 e 8 anni: “Buttati in mezzo alla strada“” link=”https://youtu.be/Em5-5rGO_qE”][/vc_column][/vc_row]
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.