A 40anni dalla Strage di Bologna, i familiari delle vittime: “Il processo che si aprirà presto contro i mandanti può veramente cambiare la storia d’Italia”

2 agosto 1980: una strage organizzata dai vertici della p2, protetta dai servizi deviati, eseguita dai terroristi neri

Bologna – “Una polvere grigia sembrava ricoprire anche il cielo, un odore acre, ricordo indelebile delle bombe e tanto sangue scuro e pezzi di corpi a terra. Si sentivano lamenti sordi e richieste di aiuto e subito dopo urla, bestemmie e imprecazioni di vivi sgomenti, insanguinati, che si aggiravano intorno, tra i tanti a terra, bisognava distinguere i vivi dai morti. Era difficile separare i vivi dai morti, che spesso avevano intorno i loro congiunti. Una strage è così”.

Comincia così Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione 2 agosto 1980, il discorso commemorativo per la strage di Bologna, col racconto dell’orrore del primo medico arrivato in stazione appena dieci minuti dopo lo scoppio.
Oggi, però, c’è un’aria diversa e qualcosa è cambiato, e dopo pochi spicchi di verità e tanti depistaggi, c’è la speranza concreta che si arrivino a individuare gli ispiratori politici della strage.

“Nel corso dell’ultimo anno, infatti, nuovi importanti tasselli si sono aggiunti. Il processo per concorso in strage contro il neofascista Gilberto Cavallini, non ha portato solo alla sua condanna di primo grado come quarto esecutore materiale, insieme agli altri NAR, Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini, ma ha anche fatto emergere preziosi elementi che collegano gli attentatori ai Servizi Segreti italiani”.
Il riferimento di Bolognesi è all’ultima sentenza, quella del 9 gennaio 2020, che ha condannato all’ergastolo per concorso in strage un altro degli ex NAR pagati da Licio Gelli, il venerabile della P2, e dal Prefetto del Viminale, Federico Umberto D’Amato.

Ed è proprio questa la novità: l’11 febbraio 2020, la Procura Generale di Bologna ha concluso la nuova inchiesta contro i presunti finanziatori e mandanti della strage, inserendo nel registro degli indagati Gelli e il suo braccio destro, Umberto Ortolani, e poi D’Amato e il senatore missino piduista, Mario tedeschi.

Nuovi riscontri dai processi sul crac del Banco Ambrosiano e piazza della Loggia

Da altri processi, per primi quelli sul crac del Banco Ambrosiano e sulla strage di piazza della Loggia, sono emersi importanti riscontri che collegano i terroristi di destra a Licio Gelli: un unico filo nero che parte dal capo della loggia massonica P2 e arriva agli esecutori materiali che piazzarono la bomba alla stazione di Bologna, passando per apparati dello Stato intervenuti per permettere la perfetta esecuzione della strage e deviare le inchieste.

I risultati dell’ultima maxi indagine sui mandanti e sui finanziatori della strage del 2 agosto, confermano che l’attentato fu progettato, organizzato e finanziato dai vertici della loggia massonica P2, eseguito da manovalanza criminale fascista, finanziata e protetta da un ombrello di uomini della P2 inseriti nei punti nevralgici dei Servizi Segreti italiani.

“Sono passati 40 anni da quel torrido sabato di agosto e finalmente le speranze di ottenere una completa verità sull’episodio più atroce della storia del nostro Paese cominciano a realizzarsi. Ciò è stato possibile grazie al lavoro attento e meticoloso svolto dalla Procura Generale di Bologna che, seguendo il denaro di Licio Gelli e analizzando tutta la mole dei documenti digitalizzati, è arrivata a quelle conclusioni”, sottolinea Bolognesi che oggi, nel giorno del quarantesimo anniversario della strage, ricorda che “trovare i mandanti sembrava quasi un’utopia, quante volte ce lo siamo sentiti dire, e invece è diventata una concreta realtà. Non ci illudiamo che sarà un processo facile: ancora oggi esistono motivi attualissimi per continuare a mentire e a nascondere la verità su quel progetto politico di disprezzo della vita per fini di potere, che nella strage del 2 agosto ha visto la sua più lugubre realizzazione”.

Anche la Primula Nera nel registro degli indagati

E in effetti non ci sono solo indagati deceduti nel registro della Procura di Bologna.
Oltre a Gelli, Ortolani, D’Amato e Tedeschi, tutti morti da tempo, nelle carte dei giudici ci sono anche l’ex generale del SISDE Quintino Spella e l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel, entrambi accusati di depistaggio, insieme alla Primula Nera, Paolo Bellini, l’ex terrorista di Avanguardia Nazionale ritenuto esecutore in concorso con gli altri NAR già condannati.

“Sono passati 40anni e forse se ne potevano risparmiare  dieci o quindici”, dice ancora Bolognesi sottolineando che dopo tanti depistaggi, con questa imputazione la strage di Bologna entra a pieno titolo nella cosiddetta strategia della tensione. E poi continua: “I depistatori, mediatici e non, sono ancora oggi molto potenti. Ma questi 40 anni non sono passati invano. Oggi, grazie alla digitalizzazione fortemente voluta dalla nostra associazione, c’è la possibilità di usare i sistemi informatici, che accelerano l’investigazione sugli atti in modo poderoso, consentendo ai magistrati di fare un’analisi incrociata su una enorme quantità di documenti.
Per esempio, è sempre stato agli atti ma nascosto tra la marea di documenti, che la tristemente celebre unità immobiliare di via Gradoli, a Roma, gestita da una società del SISDE e che ha ospitato una base delle Brigate Rosse durante il sequestro di Aldo Moro nel 1978, è poi servita a esponenti dei NAR per gli omicidi degli agenti della Digos Francesco Straullu e Ciriaco Di Roma, che nel 1981 stavano lavorando con grande impegno per smascherare i soldati dell’eversione nera.

In questi 40 anni abbiamo camminato insieme e il percorso è stato ostacolato da chi, pur di nascondere verità inconfessabili, è ricorso ad ogni mezzo per tentare di fermare la nostra Associazione e il giusto corso della Giustizia.
Ma in questi 40 anni abbiamo fatto tanta strada e proprio perché abbiamo camminato insieme, con voi, tante vittorie sono state ottenute: se una volta “Depistaggio” era solo un termine giornalistico, adesso è un reato; se una volta “Strage fascista” era solo una scritta su una lapide, che qualcuno voleva cancellare, ora è una verità storica e giudiziaria incontestabile, resa possibile dall’impegno di magistrati onesti e rigorosi e alla vigilanza democratica della cittadinanza, di ognuno di noi e soprattutto di voi, che in questi lunghi anni ci avete sempre rinnovato solidarietà, affetto e vicinanza”.

Il quadro delle responsabilità per l’orrore del 2 agosto 1980 non è ancora completo ma ormai è ben chiaro. E se l’Italia vuole diventare una grande Nazione democratica, l’utopia di arrivare a individuare mandanti e ispiratori politici della strage di Bologna deve avverarsi. Solo così saremo finalmente liberi.

2 agosto 1981: il messaggio dei parenti delle vittime a un anno dalla strage

“Alle ore 10,25 del 2 Agosto 1980 – alla stazione di Bologna – scoppiava una bomba.
L’infame strage massacrava e uccideva 85 persone – tra cui otto bambini – e ne feriva 200 – tra cui 20 bambini.
Erano tutti innocenti.
Oggi 2 agosto 1981 alle ore 10,25 per loro vi è solo silenzio poiché dopo un anno non gli è stata ancora resa giustizia”.

Simona Tarzia

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.