Genova – È successo qualche ora fa, nei giardini di Villa Scassi a Sampierdarena.
Un cittadino extra comunitario fermato per accertamenti ha dato in escandescenze per evitare il controllo, cercando anche di sottrarre le pistole degli agenti dalla fondina.
Non riuscendo a portare a termine questa sua intenzione, si è scagliato contro i poliziotti catapultandone a terra uno che ora si ritrova con tre costole rotte e una lesione al sopracciglio, mentre un altro è stato raggiunto da un montante in bocca.
Alla fine gli agenti sono riusciti a bloccarlo solo grazie all’intervento dei rinforzi.
“In questi casi noi non possiamo difenderci e non possiamo difendere il cittadino”, commenta Giacomo Gragnano, Segretario provinciale del sindacato SAP, che aggiunge: “Sul taser non si muove foglia. Noi abbiamo chiesto di avere le bodycam sulle divise in modo da registrare tutta l’azione e non soltanto l’ultimo frame come è successo per il collega di Vicenza”.
E la questione in effetti è spinosa e divide la politica che per questo tentenna.
“Continuando di questo passo”, sottolinea ancora Gragnano, “si potrebbe arrivare al punto che il collega, se teme per la sua vita ma non può reagire, eviterà di intervenire. Ma cosa dovrebbe fare? Farsi ammazzare?”.
Ha senso rischiare la pelle o la galera per 1.400 euro al mese?
Ce lo chiediamo anche noi mentre il pensiero corre all’episodio di ieri, quello del vigilante preso in ostaggio al Duomo di Milano da un uomo armato di coltello.
“Noi abbiamo una frazione di secondo per decidere”, continua Gragnano che poi precisa: “Non abbiamo mesi e anni come i magistrati che leggono le carte. Abbiamo bisogno di tutele per difendere il cittadino”, e insiste facendo un appello: “Gli italiani ci devono aiutare ad alzare la voce con chi di dovere. Anche la faccenda del taser sta andando troppo per le lunghe nonostante le nostre richieste e ora per dei problemi sul primo acquisto pare che ci daranno le pistole a impulsi elettrici”.
Ma non si possono tenere i poliziotti così, nel limbo.
La soluzione, ribadisce Gragnano, “sono le bodycam sulle divise, così sono tutti tranquilli che noi interveniamo seguendo la norma e soprattutto, se c’è uno che ci viene incontro con un coltello, nessuno può riprendere col cellulare solo gli ultimi secondi dell’azione come è successo a Vicenza per il ragazzo preso per il collo da un agente. Volete il numero sul casco? Noi vi chiediamo di più, metteteci le telecamere addosso. Davanti a un magistrato non si scappa con le telecamere”.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.