Blitz della DDA di Reggio Calabria e dei ROS di Trento: 5 i fermati con l’accusa di associazione mafiosa, uno è un poliziotto
Reggio Calabria – Stamattina, a conclusione di complesse e articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, è partita l’operazione “Pedigree 2”. La Squadra Mobile e i Carabinieri del ROS di Trento e Reggio Calabria hanno dato esecuzione al Decreto di Fermo nei confronti di cinque soggetti indiziati del delitto di associazione mafiosa in quanto appartenenti alla cosca ‘ndranghetista dei Serraino.
Contestualmente, è stata data esecuzione – dai Carabinieri del ROS di Trento – a un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal GIP del Tribunale di Trento, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nell’ambito del procedimento convenzionalmente denominato “Perfido”, a carico di 19 soggetti indagati a vario titolo per i delitti di associazione mafiosa (locale di ‘ndrangheta di Lona Lases, proiezione della cosca Serraino nella provincia di Trento), scambio elettorale politico-mafioso, porto e detenzione illegale di armi da fuoco e riduzione o mantenimento in schiavitù.
L’inchiesta “Pedigree2”, coordinata dai Sostituti Procuratori della Repubblica di Reggio Calabria, Stefano Musolino, Walter Ignazio e Sara Amerio, ha portato al fermo di indiziato di delitto e al sequestro preventivo d’urgenza emesso a causa del pericolo pericolo di fuga degli indiziati, ritenuti tutti responsabili di associazione mafiosa.
I nomi dei fermati
Antonio Serraino, detto “Nino”, attuale reggente dell’omonima cosca di ‘Ndrangheta, figlio del defunto Domenico Serraino e nipote del defunto Francesco Serraino alias “il boss della montagna”.
Francesco Russo, detto Ciccio “lo Scalzo” o “’u Scazzu”.
Antonino Fallanca.
Paolo Russo, detto “Zamburro”.
Sebastiano Vecchio, detto “Seby”, Assistente Capo Coordinatore della Polizia di Stato, in forza presso il Compartimento Polizia Ferroviaria di Venezia e attualmente sospeso dal servizio per un provvedimento disciplinare.
Gli step dell’indagine
“Pedigree 2” riassume gli ulteriori esiti di articolate investigazioni, condotte con l’ausilio di molteplici presidi tecnici di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche e con l’apporto dichiarativo di numerosi collaboratori di Giustizia reggini, anche recenti.
Costituisce il seguito dell’operazione “Pedigree”, nell’ambito della quale la Squadra Mobile di Reggio Calabria, il 9 luglio scorso, ha tratto in arresto – in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal GIP presso il locale Tribunale – capi e gregari della cosca Serraino.
È integrata dalle risultanze di un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Trento, condotta dai Carabinieri del R.O.S. del luogo a carico di un’articolazione della cosca SERRAINO operante in Trentino Alto Adige, in costante contatto con gli esponenti più autorevoli della “casa madre” reggina. Convergenze di rilievo investigativo hanno portato al coordinamento promosso dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria e Trento sotto l’egida della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
I collaboratori di giustizia
I collaboratori di Giustizia, nel corso dei recenti interrogatori, nel rievocare il passaggio alla “società maggiore” e il conferimento della dote della “Santa”, avevano indicato – tra i partecipanti al rito – un soggetto soprannominato “Zamburro”. Gli accertamenti dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, hanno consentito di identificare questo soggetto in Paolo Russo . Anche gli esiti provenienti dalle indagini della D.D.A. di Trento suggellano la genuinità del racconto dei collaboratori di giustizia. Le intercettazioni documentano la solidarietà criminale di “Zamburro” con gli esponenti del locale altoatesino e testimoniano – perfettamente in linea con quanto dichiarato dai collaboratori – la caratura mafiosa di RUSSO Paolo, in grado di “battezzare” nuovi sodali.
Il poliziotto infedele
Un altro indagato è Sebastiano Vecchio, detto “Seby”, Assistente Capo Coordinatore della Polizia di Stato in forza al Compartimento Polizia Ferroviaria di Venezia, attualmente sospeso dal servizio per motivi disciplinari. Vecchio è stato per diversi anni, consigliere comunale ed assessore a Reggio Calabria dove ha rivestito anche la carica di Presidente del Consiglio Comunale. A suo carico la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha disposto il fermo di indiziato di delitto per associazione mafiosa dopo i riscontri in alcune intercettazioni effettuate nell’ambito del procedimento Pedigree – dalle quali è stato delineato a suo carico un gravissimo quadro indiziario
Diversi collaboratori di giustizia hanno descritto Sebastiano Vecchio come soggetto legato a doppio filo alla cosca Serraino. Poliziotto a lungo dedicatosi all’attività politica, in questa doppia veste non ha esitato ad avere rapporti con i Serraino e con altri esponenti della criminalità organizzata reggina, ricavando benefici elettorali e assicurando ai suoi sodali una ventennale “messa a disposizione” per venire incontro alle loro più svariate esigenze.
Il poliziotto aveva anche preso parte ai funerali, nella veste di Assessore del Comune di Reggio Calabria, del boss Domenico “Mica” Serraino, già sottoposto al 41 bis. Della presenza di Sebastiano Vecchio la funerale del boss, la ‘ndrina Serraino volle dare un segnale chiaro del suo potere e della sua capacità di penetrazione nelle Istituzioni. Il Questore, infatti, aveva emanato apposita ordinanza con cui vietava il trasporto della salma in forma pubblica e solenne.
La “Santa per battezzare” i nuovi sodali. Ma sapete cos’è?
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