Genova – Chiedono più tempo ai periti del Tribunale per analizzare i resti dello strallo della pila 9 e così slittano di un altro mese i termini di consegna della perizia nell’ambito del processo sul crollo di ponte Morandi, un esame approfondito dei 3248 fili del reperto 132 che imporrà circa un mese e mezzo di attesa aggiuntiva per la discussione del secondo incidente probatorio.
Un tempo infinito per chi, il 14 agosto 2018, ha perso i suoi cari nel crollo del viadotto e ancora attende giustizia.
Egle Possetti
“La misura orami è colma, i tempi tecnici necessari sono stati ampiamente superati, le complesse indagini, anche con il prolungamento Covid, dovrebbero essere terminate. Cosa devono ancora vedere alcuni CTP dei trefoli del reperto 132? Sarebbe interessante capire cosa possa essere ancora ignoto…. o forse è tutto troppo chiaro ed alcuni CTP cercano di fare tecnicamente “melina”?”.
A parlare è Egle Possetti, del comitato Ricordo vittime ponte Morandi, che in una nota stampa esprime le perplessità di tutti i familiari delle vittime spiegando che “per noi sono ben chiari i motivi del crollo del ponte, e quindi siamo stufi di sentire messaggi che tendono a travisare la realtà gettando fanghiglia sul terreno, adducendo come motivazioni del crollo cariche esplosive, bobine, meteoriti, ufo”.
Non è stato un “suicidio di massa di 43 persone”
“Siamo molto perplessi che possano ancora esserci incertezze fra alcuni dei professionisti in campo”, continua Possetti che poi conclude ricordando il velo oscuro che nel nostro Paese da sempre cade sulle stragi: “Non vorremmo che nelle panzane in preparazione magari emergesse anche un “suicidio di massa di 43 persone”, la fantasia è sempre molto vivida ma purtroppo come ben sappiamo in molti casi la dignità è veramente poca.
Auguriamo ancora buon lavoro a tutti, ma i nostri morti hanno bisogno di celere verità. Il potere, di norma come avvenuto in altre stragi, cerca di ritardare, sviare, oscurare, coprire, fuggire ma la verità è solare e ancora una volta tenteremo con tutta la nostra forza di farla emergere dal limbo, forte come una colonna di un vulcano affinché nessuno possa dire di non averla vista. Noi siamo qui in attesa e pronti”.
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.