Associazione a delinquere e caporalato: 8 arresti tra La Spezia e Ancona. Oltre 150 operai bengalesi utilizzati nella costruzione di yacht di lusso sfruttati e minacciati. Sequestri per circa 1 milione di euro
La Spezia – Oltre 50 Finanzieri del Comando Provinciale di La Spezia hanno eseguito 8 ordinanze di custodia cautelare di cui 7 in carcere e 1 ai domiciliari. Sottoposto a sequestro preventivo oltre 900.000 mila euro in un’operazione condotta tra La Spezia, Savona, Ancona e Carrara dove i militari hanno smantellato un’organizzazione criminale che utilizzava manodopera perlopiù bengalese all’interno di cantieri navali dove si costruiscono yacht di grandi dimensioni. L’indagine ha preso il via grazie alla segnalazione di alcuni casi di “caporalato” ai danni di oltre 150 operai bengalesi.
Stipendi da fame e orari massacranti
Come abbiamo già avuto modo di scrivere QUI, la sorte di chi è costretto a lavorare come saldatore per pochi euro l’ora è sempre la stessa. Sopraffazioni, minacce, soprusi e a spesso violenze. In questa vicenda, i finanzieri dopo aver monitorato orari di ingresso e uscita dal cantierie e dopo aver raccolto testimonianze dei lavoratori, hanno individuato un gruppo di bengalesi che insieme a un italiano costringevano i lavoratori a turni massacranti anche di 14 ore, senza concedere riposi o soste.
Paga globale, una piaga sociale
I pagamenti avvenivano tramite il sistema della “paga globale”, una piaga che ormai è diventata la norma nei rapporti di lavoro in subappalto. In caso di infortunio o malattia, il pagamento dello stipendio veniva bloccato e i lavoratori, senza alcuna copertura assicurativa, erano costrettiu a dichiarare il falso sulle cause dell’infortunio.
I Finanzieri del Gruppo di La Spezia, inoltre, hanno svolto numerosi accertamenti bancari effettuati su decine di conti correnti e su carte postepay intestate agli operai che hanno consentito di svelare il particolare sistema adoperato dai caporali. Tutte le buste paga ed i relativi versamenti risultavano, ad un primo controllo, conformi, la posizione lavorativa delle maestranze era in perfetta regola e tutto veniva contabilizzato. Sulla carta erano regolari anche permessi, turni festivi, ore di lavoro e bonifici per le retribuzioni.
Il “caporale” pretendeva la restituzione di parte dello stipendio
In realtà, una volta pagate le buste paga con bonifici bancari, i “caporali” pretendevano, anche con l’uso della violenza e con la minaccia della perdita del posto di lavoro, la restituzione, in contanti, di parte degli emolumenti bonificati, costringendo gli operai a continui prelievi al bancomat.
8 arresti e sequestro dei beni
Il meccanismo era stato studiato da un membro dell’organizzazione, un consulente del lavoro di Ancona, che predisponeva false buste paga con il minimo dei contributi previdenziali, consentendo all’azienda di essere apparentemente in regola per poter ricevere le sostanziose commesse ed accedere ai prestigiosi cantieri navali spezzini. Al termine delle indagini, su proposta della locale Procura, il G.I.P. ha disposto la custodia cautelare nei confronti degli 8 persone e il sequestro dei beni a loro riconducibili, per un valore di circa 1 milione di euro, tra quote societarie, immobili e autovetture.
È stata anche disposta, infine, la misura cautelare del “Controllo giudiziario” nei confronti dell’azienda che sfruttava gli operai, ai sensi e per gli effetti dell’art. 3 della Legge 199/2016, misura che consente di rimuovere le condizioni di sfruttamento e di salvaguardare la posizione lavorativa delle maestranze.
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