Il colpevole inchiodato dal DNA
Milano – Questa mattina, all’esito di articolata attività d’indagine coordinata dal V Dipartimento della Procura della Repubblica di Milano. I militari del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri Milano Porta Monforte hanno rintracciato e arrestato un cittadino algerino di 49 anni, senza fissa dimora, irregolare sul territorio nazionale e con precedenti penali e di polizia per reati contro il patrimonio e la persona, in quanto gravemente indiziato dei reati di violenza sessuale e rapina, entrambi aggravati, in danno di una donna italiana che all’epoca dei fatti aveva 41 anni.
La violenza nel 2006
I fatti risalgono al 20 agosto 2006 quando, presso il pronto soccorso della clinica “Mangiagalli” di Milano, si presenta una donna sotto shock che riferisce ai medici che, alle sei del mattino, mentre stava raggiungendo a piedi la fermata dell’autobus per recarsi a lavoro, era stata avvicinata da un cittadino nordafricano. Con la scusa di domandare l’ora, l’aveva dapprima afferrata per le braccia, poi, una volta ridotta al silenzio, l’aveva trascinata con brutalità in un’area dismessa dove, minacciandola con una grossa pietra, l’aveva costretta a spogliarsi e a subire ripetuti atti sessuali.
Dopo la violenza il furto
Subito dopo, le aveva sottratto una catenina d’oro, la somma contante di € 20 e il telefono cellulare, dandosi alla fuga nelle vie limitrofe. Nel corso del sopralluogo eseguito da personale del Nucleo Operativo e della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale Carabinieri di Milano, venivano repertati alcuni mozziconi di sigaretta, uno dei pendenti che indossava la donna, il sasso utilizzato come arma impropria ed un capello nero.
I reperti analizzati dal R.I.S di Parma
Tali reperti, oltre ai tamponi vaginali e ai vestiti indossati dalla vittima al momento dei fatti, venivano inviati al R.I.S. di Parma per gli accertamenti biologici finalizzati all’estrazione di un eventuale profilo genetico. Dopo gli esami era stato possibile estrarre un profilo DNA maschile, appartenente alla stessa persona, ricavato da due reperti (un mozzicone di sigaretta e le tracce biologiche presenti sul tampone vaginale). Tuttavia, non essendo emersi ulteriori elementi nel corso delle attività d’indagine volte ad identificare l’autore dell’efferata violenza, il procedimento penale veniva archiviato.
Una corrispondenza del DNA dopo 14 anni
Il 30 novembre 2020 (a distanza di 14 anni), il R.I.S. di Parma ha comunicato che la Banca Dati Nazionale DNA aveva accertato una concordanza positiva tra il profilo DNA maschile tipizzato attraverso gli accertamenti biologici eseguiti sui reperti rinvenuti sulla scena del crimine con quello estrapolato da un tampone salivare eseguito all’indagato presso la Casa Circondariale di Milano San Vittore. Pertanto, i militari del Nucleo Operativo della Compagnia Milano Porta Monforte, a seguito della riapertura delle indagini e di una complessa attività investigativa, anche di tipo tecnico, hanno avviato serrate ricerche che hanno consentito di rintracciare l’indagato e di associarlo al carcere.