Si tratta della società di navigazione che si occupa del collegamento tra le sponde calabresi e siciliane dello Stretto di Messina
Reggio Calabria – La Direzione Investigativa Antimafia, coordinata dalla DDA di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, ha dato esecuzione all’amministrazione giudiziaria, per un periodo di sei mesi, nei confronti della Caronte & Tourist SpA, vettore marittimo dello Stretto che ha sede a Messina.
Contemporaneamente, in seguito alle investigazioni della DIA nell’ambito operazione “Scilla e Cariddi”, è scattato il sequestro dei beni nella disponibilità di Massimo Buda, figlio di Santo Buda, della famiglia Buda di Villa San Giovanni, federata alla potente clan Imerti–Condello attiva nel comprensorio di Villa San Giovanni (RC) e territori limitrofi.
Le indagini, insieme alle convergenti dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, hanno messo in evidenza la permeabilità della società Caronte & Tourist Spa rispetto ad infiltrazioni della criminalità organizzata, nonché l’agevolazione garantita dalla medesima società in favore di più soggetti legati alle locali articolazioni di ‘ndrangheta.
Assunzioni e servizi affidati alle imprese mafiose
In particolare le indagini hanno messo a fuoco in Domenico Passalacqua (pregiudicato per il reato di cui all’art. 416-bis e già destinatario di misura di prevenzione personale e patrimoniale) e in Massimo Buda (quest’ultimo anche nella qualità di rappresentante del padre Santo, esponente apicale dell’omonima cosca), entrambi dipendenti del vettore marittimo, i portatori degli interessi della ‘ndrangheta, agevolati da Caronte & Tourist Spa.
La società di navigazione, infatti, avrebbe garantito gli interessi economici dei predetti attribuendo a imprese loro vicine vari servizi all’interno delle navi che fanno la spola tra le coste siciliane e calabresi.
In particolare queste imprese – di fatto nella disponibilità dei citati Buda e Passalacqua e di altri soggetti comunque legati a questi ultimi – hanno gestito, ricavandone ingenti profitti, i servizi di bar-ristorazione e quelli di pulizia e disinfestazione a bordo delle imbarcazioni, nonché i servizi di prenotazione per gli autotrasportatori che si imbarcano sui traghetti del Gruppo Caronte & Tourist SpA.
Gli esponenti delle locali cosche sono stati agevolati anche tramite l’assunzione di personale segnalato dai predetti e, nel caso di Passalacqua garantendo la retribuzione anche durante la latitanza.
Al Buda, infine, è stata garantita una rapida e brillante progressione in carriera, con la capacità di promuovere e gestire le nuove assunzioni e con la delega conferitagli per la risoluzione delle controversie tra dipendenti o con i fornitori.
Il provvedimento di amministrazione giudiziaria
L’amministrazione giudiziaria, ai sensi del Codice Antimafia, è finalizzata ad intervenire nella governance di Caronte & Tourist SpA, in funzione di bonifica e impermeabilizzazione della struttura aziendale dal rischio di future e ulteriori contaminazioni criminali e interferenze mafiose.
La nota compagnia di navigazione, che ha un valore stimato in circa 500 milioni di euro, ha un capitale sociale di 2.374.310 euro e vanta numerose partecipazioni in altre società, insieme alle quali svolge servizi di navigazione non solo sullo stretto di Messina, ma anche in ulteriori tratte tra la Sicilia e altre destinazioni.
Il sequestro dei beni
Gli accertamenti investigativi hanno evidenziato come Massimo Buda, rappresenti la longa manus del padre Santo, condannato in appello a ottobre 2020 alla pena di 14 anni e 8 mesi di reclusione, nel procedimento penale “Sansone”, perché ritenuto il reggente della cosca Buda-Imerti di Villa San Giovanni.
Il Tribunale di Reggio Calabria ha dunque disposto nei confronti di Massimo Buda il sequestro dei beni.
In particolare di 2 ditte individuali comprensive dell’intero patrimonio aziendale con sede a Villa San Giovanni; 5 appezzamenti di terreno di cui uno edificabile di complessivi metri quadri 700; 2 appartamenti ed un garage a Villa San Giovanni; 1 appartamento con box e piccolo vano cantinato nel Comune di Lissone (MI); e varie disponibilità finanziarie. Il tutto per un valore complessivo stimato in circa 800 mila euro.
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