La relazione della DIA conferma l’allarme dei magistrati sui rischi infiltrazione durante il lockdown: raddoppiate le denunce per i reati aggravati dal metodo mafioso
La pandemia di Covid-19 rappresenta una “grande opportunità” per le mafie, e lo snellimento delle procedure d’affidamento degli appalti e dei servizi pubblici comporterà “seri rischi di infiltrazione mafiosa dell’economia legale, specie nel settore sanitario” perché “rappresenta un polo di interessi di enorme portata” e costituisce un settore “appetibile anche per il controllo sociale che può offrire”.
L’allarme è contenuto nell’ultima Relazione semestrale della DIA, la Direzione investigativa antimafia, che evidenzia i rischi per il prossimo futuro e sottolinea come nel 2020, nonostante il lockdown, siano cresciuti i reati di riciclaggio, “il numero dei soggetti denunciati per corruzione” e siano “quintuplicati i casi di scambio elettorale politico mafioso“.
Quando il virus diventa un business
Il pericolo, si legge nel report, è quello di “importanti investimenti criminali” in società “attive nella costruzione e ristrutturazione di insediamenti ospedalieri, nella produzione e distribuzione di apparati tecnologici, di equipaggiamenti e di prodotti medicali, nonché nello smaltimento di rifiuti speciali, nella sanificazione ambientale e nei servizi cimiteriali e di onoranze funebri”.
Per questo gli organismi di controllo dovranno “monitorare con la massima attenzione eventuali variazioni dell’oggetto sociale, trasformazioni societarie, cessioni o acquisizioni di rami d’azienda, modifiche nelle cariche sociali, e trasferimenti di sedi di tutte le aziende che vogliono partecipare a bandi pubblici in tale settore verificando che si tratti di dinamiche effettive e sane, e non finalizzate a celare la possibile evoluzione mafiosa delle imprese”.
Il welfare alternativo delle mafie nell’emergenza sanitaria
L’emergenza sanitaria ha impattato su un sistema economico nazionale già in difficoltà, riducendo la disponibilità di liquidità finanziaria e creando nuove sacche di povertà e di disagio sociale. Per questo la liquidità a disposizione delle cosche potrebbe servire alle organizzazioni mafiose per incrementare il consenso sociale anche attraverso forme di assistenzialismo ai privati e alle imprese in difficoltà, con il rischio che “attività imprenditoriali sino ad oggi gestite da rispettati imprenditori”, siano “fagocitate nel medio tempo dalla criminalità, diventando strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti”.
Diventa pertanto fondamentale, scrive la DIA, “mantenere alta l’attenzione e vigilare su dinamiche e iniziative apparentemente filantropiche o assistenziali sul territorio poste in essere da soggetti legati alla criminalità organizzata”. Ciò significa “intercettare i segnali con i quali le organizzazioni mafiose punteranno, da un lato, a rilevare le imprese in difficoltà finanziaria, esercitando il welfare criminale ed avvalendosi dei capitali illecitamente conseguiti mediante i classici traffici illegali, dall’altro a drenare le risorse che verranno stanziate per il rilancio del Paese”.
Le mani dei clan su finanziamenti e appalti
È poi “oltremodo probabile”, infatti, che i clan tentino di intercettare i finanziamenti in arrivo per le grandi opere e la riconversione alla green economy.
Ecco perché “il ricorso a procedure che rendano più celeri gli affidamenti e le realizzazioni degli appalti e dei servizi pubblici deve essere accompagnato dall’attento e rapido monitoraggio antimafia”. Soltanto così sarà possibile “favorire la rapida assegnazione delle risorse e l’ultimazione delle opere per alimentare il ciclo virtuoso dell’economia” e insieme “scongiurare il rischio dell’infiltrazione mafiosa”.
Infezione mafiosa
La paralisi economica, inoltre, può aprire alle mafie prospettive di espansione e arricchimento paragonabili ai ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico. L’economia internazionale avrà bisogno di liquidità ed in questo le cosche andranno a confrontarsi con i mercati, bisognosi di consistenti iniezioni finanziarie.
Il rischio concreto è che all’infezione sanitaria del virus possa affiancarsi l’infezione finanziaria mafiosa se le istituzioni non dovessero mantenere alta l’attenzione.
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