Il vero dramma sarebbe stata la morte di Roger Waters, bassista e cantante dei Pink Floyd fino al 1985. Per fortuna era una bufala. L’elezione di Trump? Non è una bufala, non ci meraviglia e di certo non agita la nostra giornata. Agli americani è ancora concesso il voto.
Il nostro filo-americanismo alla Sordi ci ha portati a produrre, in politica, più sondaggi che risultati. Con l’avvento di Berlusconi e del suo modo di “vendere” le campagne elettorali, i sondaggi sono diventati parte integrante delle elezioni. Statistiche, exit poll, cartelli nei talk show, analisti, hanno cercato di intercettare il nostro voto prima della conta vera e propria delle schede.
Ho sempre in mente un baldanzoso Emilio fede mettere bandierine del Polo delle Libertà su una cartina dell’Italia. Dovette toglierne parecchie perché la realtà risultò essere ben differente. Era il 1995.
Come mai i sondaggi sono spesso sbagliati?
Se il campione è di mille persone e un partito cala di tre decimali, significa che tre persone in meno hanno dichiarato il loro favore nei confronti di quel partito. Tre persone su mille non possono essere significative per parlare di “crescita” o “calo” di una forza politica. E questo se il nostro campione si basa su 1000 persone, figurarsi se dimezziamo questa quantità.
E gli indecisi? Fanno parte dello stesso campione?
Credo proprio di sì. Quindi sentir parlare di exploit elettorale di un partito basandosi esclusivamente su pochi decimali riduce i termini di importanza del rilevamento statistico.
Non si deve sottovalutare però, l’importanza mediatica del sondaggio che, da solo, con la sua enfasi, può effettivamente spostare voti soprattutto in presenza di grandi percentuali di astensione.
Nel 2013 il Pd avrebbe dovuto vincere agevolmente, ma il Movimento 5 Stelle prese una quantità analoga di voti.
Nel 2014, alle elezioni Europee, il M5S avrebbe dovuto fare un risultato assimilabile a quello del PD e invece Renzi prese il 40% dei voti obbligando Beppe Grillo a prende un Maalox in streaming.
Cosa è successo? La prassi prevede che un partito alla sua nascita venga sottostimato e quindi i sondaggisti del 2013 presero una cantonata. Nelle elezioni del 2014 sbagliarono di nuovo le previsioni, sovrastimando il M5S.
L’altra valutazione sbagliata, nel 2014, fu di non considerare il Pd di Renzi come “nuovo”.
E per quanto riguarda il referendum costituzionale? La situazione è in equilibrio tra SI e NO. Anche in questo caso l’ago della bilancia saranno il voto occulto – cioè chi mente nel sondaggio – e gli indecisi.
Nate Silver
Che Nate Silver sia odiato da tutti i sondaggisti è cosa nota. Il suo sistema fino ad oggi è stato il più attendibile. Sfruttando il lavoro di tutte le altre aziende di sondaggio, ha creato un algoritmo che gli ha permesso di prevedere, stato per stato, i risultati delle elezioni statunitensi del 2008 e 2012. Con l’elezione di Donald Trump ha preso una cantonata.
I motivi di questo errore di valutazione sono molti e chi è interessato alla materia statistica può trovarli qui.
Quello che a noi interessa rimarcare, invece, è che il fattore umano va oltre qualsiasi previsione e affidarsi totalmente alla materia statistica può indurre a errori fatali.
Trump è un personaggio trasversale, non è un politico, fa leva sugli argomenti cari al borghese americano medio: paura dei clandestini, apologia della sicurezza, orgoglio nazionale, fiducia incondizionata sulle forze di polizia.
Rappresenta anche tutto ciò a cui l’americano medio aspira. Gli italiani fecero una scelta simile nel 1994 con l’elezione di Silvio Berlusconi.
Un dato è stato sottovalutato da molti analisti e segreterie di partito: gli hinterland.
Le periferie sono state cruciali per decidere l’uscita della Gran Bretagna dall’euro, per la conquista da parte del M5S di due città importanti come Torino e Roma. E’ evidente che lo scollamento della classe dirigente dai cittadini che subiscono tutti i giorni le criticità delle periferie, fa preferire partiti e movimenti che promettono la risoluzione di problemi che per troppi anni sono stati ignorati.
Per chiudere una nota di colore.
Renato Brunetta, capogruppo alla camera di Forza Italia dichiara: “Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, da oggi è politicamente finito, è un dead man walking. Ci ha isolato in Europa contando sull’appoggio forte della presidenza Usa, che ora non avrà più, e in maniera grave e irrituale ha schierato, sbagliando totalmente strategia, l’Italia al fianco della Clinton, creando un danno grave di credibilità e di immagine per le istituzioni del nostro Paese. Ora saremo isolati non solo in Europa ma anche nei confronti della nuova amministrazione americana”.
Probabilmente i motivi per chiedere le dimissioni di Matteo Renzi sono ben altri. Dichiarazioni del genere danno la misura della mediocrità di alcuni politici.
fp
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.