Il 29% degli edifici necessita di interventi urgenti eppure negli ultimi sette anni si è conclusa meno della metà dei progetti finanziati per l’edilizia scolastica
In sette anni meno della metà dei progetti finanziati per l’edilizia scolastica è stato concluso. I dati sono quelli presentati oggi da Legambiente e ci dicono che dal 2014 al 2020, su 6.547 progetti previsti, 4.601 sono stati finanziati e solo 2.121 portati a termine. Numeri che testimoniano le difficoltà incontrate dagli enti locali, e che possiamo tradurre anche con la differenza che intercorre tra l’importo stanziato per la realizzazione delle opere e la spesa effettiva. Per un importo totale stanziato di 3.359.614.000 euro, l’importo totale finanziato è di 2.416.370.000 euro e l’importo finanziato dei progetti avviati di 1.415.747.000 euro: passaggi in cui viene “perso” ogni volta circa un miliardo di euro.
I fondi del Recovery Plan
L’ultima versione del Recovery Plan prevede 6,8 miliardi di euro per l’edilizia scolastica. Risorse importanti che rischiano di non portare i risultati necessari. La pandemia ha portato, infatti, spazi e servizi scolastici al centro della cronaca dell’ultimo anno, mettendo in luce quanto questo aspetto infrastrutturale e strategico per il Paese sia in sofferenza, in linea, purtroppo, con quanto fotografa e denuncia da sempre Ecosistema Scuola, l’indagine dell’associazione ambientalista che oggi compie vent’anni.
In quest’anniversario importante, Legambiente ha deciso di lanciare al nuovo ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, un appello affinché le scuole diventino protagoniste della transizione ecologica. E come? Realizzando la energetica partecipata degli edifici e inaugurando una generazione di 100 scuole sostenibili e innovative costruite secondo i criteri della bioedilizia, aperte anche in orario extrascolastico e dotate di un’integrazione di servizi sia in orario scolastico che extrascolastico, da realizzarsi nelle “periferie sociali” del Paese, caratterizzate da alto tasso di dispersione scolastica e povertà educativa.
Dai dati di Legambiente parte l’allarme amianto
Su un campione di 6.156 edifici in 87 comuni capoluogo di provincia, frequentati da circa 1,2 milioni di studenti, risulta che nel 2019 circa il 58% delle scuole non ha certificazioni di base come l’agibilità. Che il 43% delle scuole ricade in area sismica 1 e 2 ma solo poco più del 30% è costruito con la tecnica antisismica. Che più dell’87% degli edifici è sotto la classe energetica C. La metà delle scuole non ha impianti per lo sport e solo il 55% circa ha la mensa scolastica.
Ben 145 edifici scolastici, frequentati ogni giorno da 28.500 studenti, non sono ancora stati bonificati dall’amianto.
Divario Nord-Sud
Oggi, per una media nazionale di interventi di manutenzione urgente delle scuole del 29,2% e una spesa media nazionale per la manutenzione straordinaria per edificio di quasi 71mila euro, questa urgenza viene dichiarata dai capoluoghi del sud per il 31,5% degli edifici, con una spesa media per edificio di circa 41mila euro. Nelle isole, il 63% degli edifici necessitano di interventi urgenti e la spesa media per edificio per la manutenzione urgente si attesta sui 5.500 euro. La principale emergenza rimane per questi territori la messa in sicurezza degli edifici, che raggiunge un livello di allarme nelle isole, dove, nonostante oltre il 63% delle scuole sia in area sismica 1 e 2 (a fronte di una media nazionale del 41%), solo il 6,3% degli edifici risponde ai criteri della normativa antisismica (per una media nazionale ricordiamo essere del 30,8%). Anche rispetto agli spazi scolastici, così determinanti per la qualità della didattica e la possibilità di una maggiore apertura della scuola al territorio, sono molte le differenze rilevate tra le diverse aree del Paese. Le strutture per lo sport, ad esempio, sono presenti al nord in più di una scuola su due, mentre mancano in oltre il 60% delle scuole del centro, nel 55% circa di quelle del Sud e quasi nel 64% di quelle delle isole. Giardini e aree verdi fruibili sono una realtà presente in più dell’80% delle scuole del centro-nord, ma mediamente solo in una scuola su quattro del sud e delle isole. Molte amministrazioni meridionali stanno cercando di colmare questo divario, ma l’accumularsi di problematiche trascurate nel tempo come la manutenzione ordinaria e straordinaria, rende necessari oggi interventi più radicali e fondi più cospicui.
Pollice verso anche per lo scuolabus
È urgente, inoltre, rivedere i servizi pubblici a disposizione delle scuole, per riequilibrarne le opportunità di accesso nelle diverse aree del Paese e garantirli a tutti i cittadini. Sono elementi strutturali fondamentali per affrontare sperequazioni e povertà educative, così come la gestione del tempo scuola. Convivono, infatti, nelle classi, fra famiglie e fra territori, tante forme di disuguaglianza e povertà educativa che la pandemia ha messo in luce: evidenze che erano lì da tempo, ma che non sono state affrontate. Anzi, investimenti su servizi essenziali sono stati ridotti, come quelli per il trasporto pubblico scolastico. Gli anni di indagine di Ecosistema Scuola mostrano come il servizio di scuolabus sia passato, dal 2010 al 2018, dall’interessare quasi il 33% degli edifici al 23%, senza lo sviluppo di una mobilità alternativa casa-scuola, le cui pratiche ecocompatibili rimangono al palo come il pedibus (6% delle scuole) e il servizio di bicibus (0,1% e solo al nord). Differenze territoriali enormi anche rispetto alle classi a tempo pieno, praticato quasi in una scuola su due secondo la media nazionale, ma con il 67,8% di scuole con classi a tempo pieno nel centro Italia, quasi il 40% nel nord, il 9,5% nel sud e il 18,4% nelle isole.
Focus Liguria
Per quanto riguarda la Liguria, dal dossier emerge una situazione abbastanza preoccupante: solo il 3,6% dei fondi stanziati per la manutenzione straordinaria (media per singolo edificio) sono stati utilizzati per migliorare la qualità dell’edilizia scolastica. Dato preoccupante considerando che circa il 60% degli edifici scolastici non ha ancora il certificato di agibilità.
In particolare la pandemia ha fatto emergere la necessità di investire sulla riqualificazione degli spazi aperti a disposizione delle scuole e sugli impianti sportivi. Luoghi dove poter svolgere attività didattico/sportive in sicurezza.
Dal report, invece, emerge che solo la metà degli edifici scolastici è provvisto di giardini o aree verdi fruibili, che la totalità degli impianti per lo sport necessitano di interventi di riqualificazione urgenti e che solo nel 27% dei casi tali impianti sono aperti anche in orario extrascolastico.
Insomma, sappiamo bene quali sono nodi sui quali si dovrebbe investire e sappiamo bene quello che non va, ora non resta che avere una visione che rimetta la scuola al centro delle comunità e dei territori e che ne faccia davvero una leva di emancipazione sociale e crescita collettiva.
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.