Battuta di arresto anche in Francia, Spagna, Germania, Portogallo e Slovenia
Stop anche in Italia al vaccino AstraZeneca. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha deciso di estendere in via del tutto precauzionale e temporanea il divieto di utilizzo del vaccino anglo-svedese “su tutto il territorio nazionale”, in attesa dei pronunciamenti dell’Ema.
Il premier Mario Draghi aveva promesso giorni fa che “qualunque fosse la decisione finale dell’Ema” su AstraZeneca, “la campagna vaccinale proseguirà con rinnovata intensità”. E ora, in attesa del pronunciamento definitivo di giovedì, quando arriverà la sentenza dell’Agenzia europea del farmaco, si comincia a stimare l’impatto della sospensione decisa dall’Aifa.
Cosa succederebbe senza AstraZeneca?
Conseguenze immediate, con decine di migliaia di prenotazioni per la somministrazione di AstraZeneca saltate, e ben più gravi se lo stop dovesse protrarsi o addirittura diventare definitivo. Senza contare l’effetto psicosi che le notizie di questi giorni – tra decessi sospetti e intervento cautelativo dei principali Paesi europei – potrebbero far nascere nella popolazione anche in caso di ripresa dell’uso.
Nel giorno in cui l‘Italia supera i due milioni di vaccinati con richiamo, poco più del 3% del totale, si calcola su dati del ministero della Salute che senza AstraZeneca entro fine marzo si rischierebbe di passare da oltre 7 milioni di dosi consegnate (comprese anche quelle di Pfizer e Moderna) a poco più di 4 milioni.
E si fanno i conti anche con le cancellazioni delle prenotazioni di cittadini ai quali era destinato AstraZeneca, passato dall’uso nella fascia 18-55 anni in quella fino a 65 anni e infine anche per gli over 65. Oltre al Lazio, una delle Regioni con la migliore performance vaccinale, anche la Toscana, pure tra le virtuose, rischia di dover cancellare 34 mila appuntamenti in una settimana. E la Lombardia, che doveva risalire la china dopo diversi problemi nella campagna, ha rinviato 33.500 vaccinazioni tra domani e giovedì.
La vaccinazione di massa aspetta il monodose Johnson&Johnson
Fonti del commissariato all’emergenza ridimensionano le previsioni più nere, sottolineando che AstraZeneca non rappresenta la parte più consistente delle forniture attese. E il commissario straordinario Francesco Figliuolo ha già assicurato che in caso di ritardi nelle consegne di Astrazeneca si sarebbe potuto compensare con Pfizer, ma adesso è in discussione – almeno fino a giovedì – l’uso stesso del prodotto di Oxford, nonostante tutti gli esperti continuino a tranquillizzare sul suo utilizzo.
La vaccinazione di massa secondo il nuovo piano nazionale dovrebbe decollare dunque da metà aprile, con l’arrivo di milioni di fiale del vaccino monodose Usa Johnson&Johnson.
E chi attende il richiamo dell’AstraZeneca?
In Italia finora quasi 1,1 milioni di persone hanno ricevuto la prima iniezione di Astrazeneca, che prevede un richiamo molto più distanziato degli altri vaccini, a tre mesi.
Il problema della seconda dose non si pone quindi immediatamente, essendo iniziato l’uso del vaccino realizzato anche a Pomezia (Roma) l’11 febbraio (seconda dose a maggio).
“Confidiamo che riceveranno il richiamo nei tempi previsti”, ha dichiarato Gianni Rezza dell’Istituto superiore di sanità (Iss).
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